(Teleborsa) – “Nel 2022, ultimo anno per cui sono disponibili le stime dei Conti territoriali a livello di singole regioni, il PIL pro-capite a prezzi correnti delle regioni del Nordovest è pari a 40.900 euro e risulta essere circa il doppio di quello del Mezzogiorno (21.700 euro)”. Lo sottolinea il direttore della Direzione centrale per l’analisi e la valorizzazione nell’area delle statistiche economiche e per i fabbisogni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’ISTAT in una audizione alla Camera, sui divari territoriali nel nostro Paese.
Rispetto al 2007, le distanze tra il Mezzogiorno e il resto del Paese si sono ampliate: il divario negativo nei confronti del valore medio nazionale è cresciuto, in termini assoluti, dai 9mila del 2007 a 11,3mila euro del 2022; a peggiorare, in termini relativi, è anche la posizione delle regioni del Centro (il vantaggio rispetto alla media nazionale si riduce da 3,8mila a 2,1mila euro). Tra le regioni, il Piemonte al Nord e il Lazio al Centro mostrano una riduzione del differenziale positivo; nel Mezzogiorno, solo la Basilicata, pur mantenendo un livello di Pil pro-capite inferiore a quello medio nazionale, evidenzia un recupero.
“Nelle altre ripartizioni – aggiunge – la distanza si riduce ma rimane, comunque, significativa (nel Nord-est e nel Centro il PILpro-capite è, rispettivamente, 39,3 e 35,1mila euro). Le regioni del Sud e le Isole, insieme a Umbria e Marche, mostrano valori inferiori a quello medio nazionale (33mila euro). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen registra il PIL pro-capite più elevato (54,5mila euro); seguono la Lombardia, la Provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta (con valori intorno ai 44 mila euro); le restanti regioni del Nord presentano comunque valori superiori a quello medio nazionale, con differenziali positivi che oscillano tra 1,4mila euro del Piemonte e i 7mila euro dell’Emilia Romagna”.
La componente della redistribuzione (misura l’effetto netto di imposte correnti e contributi sociali, prestazioni sociali ricevute e altri trasferimenti netti) che nel 2022 risente ancora delle misure di sostegno per l’emergenza sanitaria prima e per la crisi inflativa poi, è più alta nel Mezzogiorno. Nel 2022, questa componente è pari a 1.870 euro per abitante e rappresenta l’8,8% del reddito disponibile (7,0% nel 2019). La sua incidenza si differenzia nei territori ed è maggiore nelle regioni del Meridione (3,5% nel Nord-ovest, 5,6% nel Nord-est, 8% al Centro, 19% nel Mezzogiorno).
Al Nord si osservano, tuttavia, apporti e impatti decisamente diversificati: l’impatto delle operazioni di redistribuzione è significativo sul reddito disponibile pro-capite in Liguria (8,8%), Friuli Venezia-Giulia (10,0%) e Valle D’Aosta (9,6%); marginale nella Provincia di Bolzano-Bozen (3,5%) e minimo in Lombardia (1,3%).
Nelle regioni del Mezzogiorno si registrano i valori più elevati in Puglia (18,6%), Sardegna (18,7%), Sicilia (21,6%) e Calabria (23,6%). Tra il 2011 e il 2022 il reddito disponibile delle famiglie in Italia è cresciuto del 16,7%, registrando un aumento più consistente nelle regioni del Mezzogiorno (+20,3%); al Centro la crescita è stata più contenuta (+12,6%).