(Teleborsa) – Dal 2022 Roma è tornata ad essere la prima città italiana per numero di presenze ai concerti organizzati nella Capitale: ciò non accadeva da oltre un decennio, periodo durante il quale Milano ha trionfato. Gli ottimi risultati ottenuti da Roma si devono a importanti sforzi dell’amministrazione congiuntamente ad una serie di iniziative private da parte di imprenditori musicali mossi dalla passione per la musica, per la propria gente e con una missione importante: portare i grandi festival di fama internazionale in Italia.
Con questo intento Luca Carinci, CEO e founder dell’Alcazar di Roma, ha organizzato il Festival SUPERAURORA, con una programmazione molto ricca che prevede non solo musica di altissima qualità (da Craig David a BigMama, da JP Cooper e Louie Vega a Pino D’Angiò), ma anche attività ricreative, immersione totale nella natura, arte, videomapping, installazioni, interattività, incontri su ambiente e sostenibilità, con possibilità di campeggiare a due passi dal mare.
Il 27 e 28 luglio il Castello Chigi nella Pineta di Castel Fusano farà da cornice al festival che ancora mancava a Roma e per l’occasione Carinci ha approfondito il discorso, analizzando con occhio critico i rischi – anche economici – legati all’organizzazione di un evento così grande.
Qual è l’idea dietro SUPERAURORA e perché si chiama così?
L’idea dietro SUPERAURORA è quella di creare un evento che unisca musica, arte ed energie positive all’interno di un parco verde ricco anche di storia, in un’esperienza unica e immersiva. Il nome “SUPERAURORA” richiama l’immagine di un’alba spettacolare, un nuovo inizio che porta con sé qualcosa di nuovo che non esisteva ancora a Roma all’interno del panorama degli eventi. Volevamo un nome che evocasse la bellezza e l’entusiasmo di un nuovo giorno, proprio come il festival intende offrire un’esperienza fresca e vibrante ai suoi partecipanti.
Vi siete ispirati a qualche evento in particolare? Qual è stato il percorso che ha portato a questa idea di concepire 2 giorni pieni di musica, cultura, incontri…?
Sì, ci siamo ispirati a grandi festival internazionali come Coachella, Glastonbury e LollaPalooza, che offrono un’esperienza a 360 gradi ai partecipanti. Volevamo portare quel tipo di evento in Italia, dove la musica, l’arte e la cultura si fondono in un contesto naturale. Il percorso che ci ha portato qui è stato guidato dalla nostra passione per la musica e dalla volontà di creare un evento che non fosse solo un concerto, ma un’esperienza totale che includesse anche incontri, attività ricreative e un’attenzione particolare alla sostenibilità.
Perché importare questi format internazionali, questi festival immersivi da vivere a 360° in Italia?
Crediamo che l’Italia e in particolare Roma abbia un enorme potenziale per ospitare eventi di questo tipo, grazie alla sua storia ricca di cultura e bellezze naturali. Importare questi format ci permette di offrire al pubblico italiano e internazionale un’esperienza unica senza dover viaggiare all’estero. Inoltre, vogliamo contribuire a mettere Roma e l’Italia sulla mappa dei grandi festival internazionali, mostrando che possiamo organizzare eventi di altissimo livello in contesti mozzafiato. I festival internazionali come quelli già citati sono molto frequentati dagli italiani ed è assurdo che nel nostro Paese non ci siano molti eventi del genere. É vero, è molto complicato organizzare un evento così, ci sono tanti rischi, economici, la burocrazia, vincoli di ogni genere, le difficoltà logistiche e una parte della cittadinanza che non comprende appieno le potenzialità del Turismo musicale e il valore reale che questo crea. Di solito nella nostra città ci sono più eventi orizzontali, rassegne che durano tutta la stagione estiva, mentre il nostro obiettivo è creare un evento che riesca ad entrare e colpire la gente fin nel profondo dell’anima grazie alla musica che è uno degli elementi ancestrali più forti ed evocativi che abbiamo. Milano è cresciuta tantissimo negli ultimi anni a livello di numero di turisti legati agli eventi e a Roma spesso ci “accontentiamo” delle bellezze archeologiche, architettoniche e paesaggistiche senza pensare che un evento come un festival può essere un acceleratore incredibile.
Qual è la sfida della nuova imprenditoria musicale rispetto all’intrattenimento giovanile che supera il discorso del singolo concerto?
La sfida principale è quella di creare eventi che siano più di semplici concerti, offrendo esperienze che coinvolgano il pubblico a diversi livelli. I giovani oggi cercano qualcosa di più immersivo e interattivo, un rituale diverso rispetto a ciò a cui siamo abituati. La nuova imprenditoria musicale deve essere innovativa, capace di integrare tecnologia, arte e cultura in un unico evento, creando un ambiente in cui le persone possano non solo ascoltare musica, ma anche socializzare, partecipare ad attività ricreative e vivere esperienze significative. La sfida negli ultimi anni si basa sugli artisti che si riescono a coinvolgere, spesso però proprio come nel mondo del calcio con i giocatori più talentuosi c’è una corsa a scoprire il fenomeno del momento con il rischio che il costo di un cantante o musicista triplichi nel giro di pochi mesi. Dal mio punto di vista un altro punto fondamentale è il camping come ulteriore momento di aggregazione, perché vivere uno spazio nella sua interezza per due o più giorni offre delle prospettive diverse e permette di conoscere meglio determinate persone, artisti, culture creando anche in questo caso un valore immateriale importantissimo e non misurabile.
La line up è molto interessante, con tanti nomi di richiamo internazionale: è un segnale forte che volete lanciare, un modo anche per far tornare Roma a essere grande?
Assolutamente sì. La nostra line-up è stata curata per includere alcuni dei migliori artisti internazionali e italiani, con l’obiettivo di fare di SUPERAURORA un appuntamento imperdibile anche per chi risiede fuori da Roma e dall’Italia. Vogliamo che Roma torni ad essere una capitale culturale e musicale di primo piano. Un evento di questa portata aiuta a riportare l’attenzione sulla città, attraendo visitatori da tutto il mondo e contribuendo a rivitalizzare la scena musicale e culturale locale.
Qual è il valore aggiunto di una location storica così importante per Superaurora?
La location storica del Castello Chigi e la Pineta di Castel Fusano aggiungono un valore inestimabile al festival. Non solo offrono uno scenario mozzafiato che arricchisce l’esperienza visiva e sensoriale dei partecipanti, ma portano anche un senso di storia e cultura che eleva l’evento. La combinazione di musica moderna e contesto storico crea un contrasto affascinante e rende il festival un’esperienza unica e memorabile. Per questo motivo mi sento di ringraziare la famiglia Chigi che è stata subito molto sensibile e ricettiva rispetto all’evento, contribuendo ad aggiungere grande valore al progetto. Non è una cosa scontata da una famiglia nobile che ha fatto la storia di questo nostro Paese perché spesso in contesti simili si preferisce coltivare il proprio orticello senza pensare a quello che un progetto come SUPERAURORA può dare alla vita culturale ed economica della nostra Città.