(Teleborsa) – Il perdurare della crisi geopolitica, l’intensificarsi dei conflitti, l’inflazione, hanno fatto registrare nel 2023 un calo dei consumi in tutta Europa, Italia compresa. Diquesto quadro di “economia di guerra” ha risentito anche l’industria del vetro italiana che ha registrato un arretramento nei volumi prodotti in tutti i comparti: -5,3% quello del vetro cavo, -7,7% quello del vetro piano e -21% per le fibre. Ma le prospettive per il 2024 danno moderati segnali di ripresa anche grazie al taglio dei tassi di interesse e agli ultimi dati che confermano, nel primo trimestre dell’anno, una crescita dell’export dei prodotti italiani legati al vetro, come il vino che ha segnato +3,1%, e il prosecco con un + 7.8%. Fattore critico resta però sempre il prezzo dell’energia che mette a rischio la competitività del comparto e rende più difficile il percorso di decarbonizzzazione.
Questa la fotografia in bianco e nero del settore vetro, presentata nel corso dell’Assemblea annuale di Assovetro (l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro, aderente a Confindustria) dal Presidente Marco Ravasi, che ha esaminato le emergenze attuali e le sfide del futuro per una industria strategica per l’economia del Paese, che conta circa 29.000 dipendenti diretti ed è la seconda manifattura del vetro in Europa con un fatturato aggregato di circa 9,7 miliardi di euro, e di cui Assovetro rappresenta le aziende di maggiori dimensioni, con 107 siti produttivi distribuiti in tutta Italia.
“La decarbonizzazione – ha dichiarato Marco Ravasi – è la sfida più grande che abbiamo di fronte e tutti dobbiamo fare la nostra parte e noi la stiamo facendo, ma è giusto tutelare anche la competitività della nostra industria nazionale, penalizzata da un costo dell’ elettricità, il vettore energetico della decarbonizzazione, che è il triplo di quello della Spagna e di molto superiore a quello di Francia e Germania, i nostri principali competitor. Contiamo che il Governo, come sta avvenendo in altri Paesi, supporti con incentivi e agevolazioni il nostro sforzo”.
Gas ed energia elettrica, come ha sottolineato Ravasi nella sua relazione, continuano ad essere unadelle criticità per un industria energivora che consuma circa l’1,5% dei consumi nazionali di gas ed energia elettrica. Criticità immediate per una questione di costi e quindi di competitività (i prezzidel gas ancora doppi rispetto al 2021) e criticità a lungo termine, legate alla decarbonizzazione che passa, obbligatoriamente, per l’accesso, a prezzi competitivi, a vettori energetici senza emissioni nette o a tecnologie di cattura.
Per l’aspetto prezzi, il mercato del gas naturale non accenna a scendere sotto i 30 – 40 €/MWh: avendo dovuto abbandonare l’economico gas russo, gli approvvigionamenti via tubo o via nave (nel caso GNL di provenienza USA) sono più onerosi
Per quanto riguarda l’energia elettrica, invece, pesa sulle produzioni italiane di vetro – e non solo – la disparità di prezzo che si registra tra i vari paesi dell’Unione e che innesca una concorrenza tra Stati membri che potrebbe portare al forte ridimensionamento del sistema produttivo nazionale, soprattutto se si pensa che una delle «leve» di decarbonizzazione è proprio l’elettrificazione. Dall’inizio dell’anno il prezzo medio in Italia ha superato i 90 €/MWh, mentre in Germania è attorno ai 70, in Francia è a 47 e in Spagna a 37. Lo sviluppo di rinnovabili nel nostro Paese, anche se lento, ha portato al soddisfacimento del 37% del fabbisogno elettrico nel 2023: non si comprende quindi come possano permanere differenziali di prezzo così elevati. Oggi nella produzione di vetro l’elettricità pesa per il 20%, l’11% è da fonte rinnovabile.
“Francia e Germania stanno varando misure di sostegno alle industrie molto significative – ha concluso Ravasi. L’Italia, stretta tra vincoli di bilancio e l’impossibilità di accedere ad energia nucleare, dovrebbe spingere con decisione sulle rinnovabili, ma senza introdurre storture nella dinamica dei prezzi, puntare su tecnologie di cattura della CO2 per la decarbonizzazione del settore elettrico e delle industrie hard to abate e anche sulla produzione e distribuzione di ‘gas verdi’. Da non sottovalutare poi il problema ancora irrisolto delle infrastrutture per il trasporto dell’energia elettrica”.