(Teleborsa) – Il settore manifatturiero dell’eurozona ha riportato l’ennesima battuta d’arresto ad inizio del terzo trimestre, con un più forte calo dei nuovi ordini che ha causato una contrazione più accelerata della produzione e dei livelli occupazionali, secondo l’indagine HCOB PMI-S&P Global. Sono stati evidenti nuovi declini dell’attività di acquisto e delle giacenze, mentre l’ottimismo per l’attività futura si è indebolito al livello minimo in quattro mesi. In particolare, dopo il positivo scenario inflazionistico del secondo trimestre, i dati dell’indagine di luglio hanno segnalato una maggiore accelerazione della pressione dei costi, con i prezzi di acquisto in aumento al tasso più rapido in un anno e mezzo. Le aziende manifatturiere dell’eurozona sono tuttavia risultate più restie nel trasferire il maggiore carico dei costi ai loro clienti, e i loro prezzi di vendita sono rimasti generalmente invariati.
L’indice PMI manifatturiero a luglio 2024 è rimasto invariato a 45,8 punti, rispetto ai 45,6 punti della stima preliminare e del consensus. L’indicatore dello stato di salute del settore manifatturiero si conferma però ancora al di sotto della soglia dei 50 punti, che fa da spartiacque fra recessione ed espansione.
A livello nazionale, il PMI in Italia è salito a 47,4 punti dai 45,7 predente e rispetto ai 46 del consensus. La Spagna registra un peggioramento a 51 punti dai 52,3 precedenti e contro i 52,5 attesi, mentre il dato della Francia si è attestato a 44 punti rispetto ai 44,1 attesi e ai 45,4 precedenti. Il PMI della Germania invece è sceso a 43,2 punti dai 43,5 precedenti, rispetto ai 42,6 indicato dagli analisti.
“La diffusa opinione che la ripresa dell’eurozona avrebbe acquistato velocità nel corso del secondo trimestre dell’anno sta svanendo sempre più conseguentemente all’ultimo indice HCOB PMI del settore manifatturiero – ha commentato Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank – Nei mesi precedenti sembrava che il settore stesse gradualmente uscendo dalla crisi produttiva osservata per svariati mesi, ma i dubbi apparsi a giugno si sono intensificati grazie al declino più rapido della produzione di luglio. Considerati i deboli dati, probabilmente abbasseremo le nostre previsioni sulla crescita del PIL annuale dello 0,8%”.
“Il debole scenario della domanda è peggiorato da giugno, il che significa che l’incremento dei prezzi di acquisto non può essere trasferito facilmente ai clienti con un restringimento quindi dei profitti per le aziende. Se questa tendenza dovesse continuare, potrebbe creare problemi per gli investimenti e la crescita futura, con le aziende che potenzialmente potrebbero iniziare a tagliare i costi. Dall’altro lato, la Banca Centrale Europea potrebbe avere opinioni diverse al riguardo. Di certo, l’incremento dei prezzi di acquisto potrebbe far innalzare l’inflazione, ma il calo dei profitti probabilmente manterrà la pressione inflazionistica sotto controllo”.