(Teleborsa) – Il decreto carceri ha ottenuto l’approvazione definitiva alla Camera con 153 voti favorevoli, 89 contrari e un astenuto. Questo avviene mentre a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni discute con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, i sottosegretari Andrea Ostellari, Andrea Delmastro, Francesco Paolo Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera, Giulia Bongiorno e Ciro Maschio. L’obiettivo è valutare i prossimi passi per affrontare l’emergenza carceraria, considerata una priorità.
Al termine del vertice, Nordio ha comunicato di aver richiesto un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per proporre modifiche alle norme sulla custodia cautelare. Il ministro intende inoltre potenziare l’organico della magistratura di sorveglianza e valutare che i detenuti tossicodipendenti scontino la pena in comunità, un’idea sostenuta anche da Forza Italia tramite emendamenti al Senato.
La seduta ha visto accese polemiche, soprattutto su due ordini del giorno: uno del deputato PD Marco Lacarra a favore delle detenute madri e un altro del deputato di Azione, Enrico Costa, soprannominato ‘Salva-Toti’ o ‘Salva Colletti bianchi’. Dopo il voto di fiducia notturno, l’esame del decreto è iniziato con un’approvazione generale dell’odg del deputato PD Gian Antonio Girelli, che impegna il governo a migliorare la salute mentale nelle carceri. Sono stati approvati anche altri ordini per potenziare le attività teatrali e culturali. Tuttavia, l’odg di Lacarra ha creato tensione quando il governo ha cambiato il parere favorevole iniziale dopo che il deputato ha rifiutato la firma della leghista Simonetta Matone. “Matone si è espressa sempre in modo contrario in Commissione anche sul ddl Sicurezza”, ha spiegato Lacarra. Questo ha portato il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, a sollecitare il governo a respingere l’odg, con il sottosegretario Andrea Ostellari e Pietro Pittalis di Forza Italia che hanno concordato. L’odg è stato respinto con 156 no e 127 sì. Le opposizioni hanno descritto l’accaduto come una “rappresaglia”, con Lacarra parlando di “ritorsione” e Roberto Giachetti definendo l’azione del governo come un “asilo Mariuccia”.
Le dichiarazioni di Matone, che ha chiesto se fosse “meglio stare dentro la metropolitana a rubare, al settimo mese di gravidanza o in un ICAM, con medico, puericultore e ginecologo“, hanno suscitato polemiche. Laura Boldrini le ha definite “sessiste” e “razziali”, Andrea Orlando le ha criticate come da “Stato etico” e Maria Elena Boschi le ha paragonate a un “talk show”, sottolineando che non è vero che la maggioranza delle detenute madri siano Rom. Boschi ha affermato che “nell’ordinamento democratico non si fanno norme razziali che riguardano i Rom o chiunque altro”.
Elly Schlein ha criticato duramente il decreto, parlando di “furia punitiva che acceca la maggioranza” e di mancanza di azioni concrete contro il sovraffollamento carcerario, mentre vengono introdotti “oltre 20 nuovi reati”. Ci sono state tensioni anche sull’odg di Costa, che ha ricevuto parere favorevole dal governo e l’appoggio di Forza Italia, Noi Moderati e Italia Viva. L’odg impegna il governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare, suggerendo che gli incensurati che non hanno commesso reati gravissimi non debbano finire in carcere. Costa ha sottolineato l’importanza della presunzione di innocenza, notando che “il 25% della popolazione carceraria è in custodia cautelare”.
Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra ha commentato che l’odg “apre la strada per lo scudo per i governatori chiesto da Salvini dopo la vicenda Toti”. Nel frattempo, l’Aula ha deciso per la seconda volta di rinviare in Commissione la proposta di legge di Roberto Giachetti per anticipare la liberazione condizionale in caso di buona condotta.
In risposta alle polemiche, le opposizioni, rappresentate dal vicepresidente dei deputati di Avs Marco Grimaldi, hanno contattato il presidente della Camera Lorenzo Fontana per richiedere una “convocazione immediata di una conferenza dei capigruppo” e sollecitare un’azione riparatoria da parte del ministro Nordio. Grimaldi ha definito “uno schiaffo al Parlamento” il fatto che mentre alla Camera si votava il decreto carceri, a Palazzo Chigi la premier Meloni discuteva con Nordio sull’emergenza carceraria. Fontana ha promesso di informare il ministro della richiesta.
In una nota, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ribadito la centralità del Parlamento, sottolineando che “le prerogative devono essere garantite attraverso il confronto delle idee e l’assunzione delle responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati” riguardo al tema del sovraffollamento carcerario.