(Teleborsa) – Pavel Durov, il fondatore del popolare servizio di messaggistica istantanea Telegram, è stato arrestato a Parigi, con l’accusa di essere complice di numerosi reati tra cui frode, traffico di droga, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo. Secondo il quotidiano francese TF1, la presunta complicità sarebbe da imputare principalmente alla mancanza di moderazione dei contenuti e all’omessa cooperazione con le forze dell’ordine (in passato Telegram aveva reso noto di aver rifiutato la richiesta di una backdoor per accedere alle conversazioni degli utenti da parte dell’FBI).
Pavel Durov è stato fermato sabato sera all’aeroporto di Le Bourget, Parigi, dove era atterrato a bordo di un jet privato proveniente dall’Azerbaigian. L’arresto è scattato per via di un mandato di ricerca francese, spiccato sulla base di un’indagine preliminare dell’ufficio per la violenza sui minori.
L’imprenditore ha doppia cittadinanza francese e russa ed è residente a Dubai, negli Emirati Arabi, dove ha sede anche la sua azienda. L’arresto sarebbe scattato proprio in virtù della doppia cittadinanza, e pare sia un provvedimento diretto alla persona e non all’azienda o al prodotto, i cui servizi non sono stati sospesi. Telegram non ha subito nessun disservizio in queste ore.
Gli Emirati Arabi hanno una legislazione molto severa su pedofilia e traffico di droga, ma non hanno avviato nessun procedimento legale. Allo stesso modo nessuno dei Data Center che ospitano i server di Telegram (distribuiti principalmente tra Stati Uniti, Singapore e Paesi Bassi) hanno preso provvedimenti per limitare o interrompere i servizi dell’App.
Pavel Durov è un dichiarato oppositore del Cremlino già dai tempi della sua prima creatura VKontakte (una sorta di facebook molto diffuso in Russia, Ucraina e CSI), ed ha lasciato la sua madrepatria nel 2014. In queste ore la Francia ha esteso a 96 ore il periodo di detenzione in cui il giudice potrà emettere una denuncia formale e spostare eventualmente il 39enne in custodia cautelare, oppure sarà obbligato a liberarlo entro la sera di Martedì 27 agosto.
In queste ore alcune personalità si sono schierate contro l’arresto di Pavel Durov, tra cui Elon Musk ed Edward Snowden che, insieme al neo-repubblicano Robert F. Kennedy Jr, hanno denunciato “l’ennesimo attacco alla libertà di parola”, diventato rapidamente virale attraverso l’hasghtag #FreePavel. Molto forte la reazione dei media Russi: Vladimir Solovyov, volto e voce di Russia 1, ha detto in onda: “Faccio solo una domanda. C’è qualcuno non al corrente del fatto che tutto il nostro apparato militare fa affidamento su Telegram? E che tutti i membri del nostro governo usano Telegram?”. Più fredda invece la reazione del Cremlino, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev ha infatti affermato che Telegram è più pericoloso per l’occidente che non per la Russia, mentre la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha dichiarato che l’ambasciata russa in Francia non ha fatto nulla di diverso rispetto a quello che avrebbe fatto per ogni altro cittadino. Nel 2018 il Cremlino aveva cercato di bloccare l’accesso a Telegram in Russia, senza riuscirci pienamente, per cui a livello politico una certa indifferenza non è sicuramente una sorpresa. Il timore generale è che la Francia pretenda da Durov un accesso privilegiato a Telegram, da usare fondamentalmente per scopi militari di spionaggio.
Telegram è un’applicazione di messaggistica istantanea come Signal e Whatsapp, che a differenza di quest’ultima però non raccoglie alcun tipo di dati dai propri utenti (Whatsapp raccoglie invece dati di utilizzo e dati di connessione e caratteristiche della rete), mentre condivide la crittografia end-to-end, che rende virtualmente impossibile decifrare i messaggi che possono essere intercettati. A differenza delle altre app di messaggistica però, Telegram rende possibile la ricerca di gruppi pubblici che possono condividere qualsiasi tipo di contenuto, anche illegale o protetto da copyright, e su cui non applica, per policy, alcuna moderazione, anche in caso di segnalazione diretta. Per questo motivo le autorità francesi potrebbero aver interpretato la natura della app più simile a quella di un social network, a cui si potrebbe imputare una responsabilità per la gestione dei contenuti, che a uno strumento di messaggistica, il cui utilizzo è responsabilità diretta degli utenti.
In una recente intervista al Financial Times (la prima dal 2017) Pavel Durov ha dichiarato che Telegram ha circa 900 milioni di utenti attivi mensilmente e fattura “centinaia di milioni di dollari ogni anno grazie agli annunci”, mentre, sempre secondo il suo fondatore, è stata valutata 30 miliardi di dollari da un gruppo di investitori interessati a rendere pubblica l’azienda, tra cui un fondo specializzato in tech-company; l’ultima valutazione di Forbes è invece pari a 15,5 miliardi. Nonostante questi numeri, l’azienda non è ancora in attivo, anche se prevede di raggiungere la profittabilità a cavallo della fine del 2024. Pavel Durov non ha mai reso completamente nota la natura degli investimenti nella sua azienda, di cui è l’unico proprietario, anche se i principali investitori risultano essere i fondi Mubadala Investment Company e Abu Dhabi Catalyst Partners, mentre un altro fondo russo pare abbia acquistato delle obbligazioni convertibili.
Un tempo utilizzato principalmente dalla comunità delle criptovalute, Telegram, che lavora con circa 50 dipendenti a tempo pieno, è diventato incredibilmente popolare negli ultimi anni, trasformandosi in uno strumento di comunicazione essenziale per manager, governi e funzionari a livello globale, oltre ad uno strumento di salvezza per i cittadini che si trovano in zone di guerra, ma è anche notoriamente utilizzata per scopi illegali, come la condivisione o la vendita di materiale protetto da copyright ed il traffico di droga.