(Teleborsa) – In vista del cdm di venerdì, il primo dopo la pausa estiva, il tema pensioni crea scintille nella maggioranza a caccia delle risorse per mettere in piedi una manovra da quasi 25 miliardi. Per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti qualunque intervento andrà definito solo “all’interno e in modo coerente alla sostenibilità complessiva della finanza pubblica”.
La Lega insiste su Quota 41 bloccando le ultime ipotesi di allungare i tempi per il pensionamento anticipato. Forza Italia punta all’innalzamento delle pensioni minime: l’obiettivo di legislatura è arrivare a mille euro e “il prossimo anno – assicura il responsabile dei dipartimenti di FI Alessandro Cattaneo – faremo un altro passo in quella direzione”.
Quota 41 è “plausibile”, dice il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, ma se dovesse diventare realtà sarà con il ricalcolo contributivo. E l‘ipotesi di una nuova stretta sulle pensioni anticipate accende il dibattito. Allo studio vi è l’estensione da 3 a 6/7 mesi della “finestra mobile” per chi sceglie di uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne) viene stoppata dalla Lega. “Io non so se c’è qualcuno nella Ragioneria che cerca sempre di trovare i numeretti e quindi innalzare questa soglia ma non è tempo per aumentarla – dice Durigon –. Non si toccano le finestre”.
La misura agita le opposizioni e preoccupa i sindacati, che tornano a chiedere un confronto con il governo. “Le ipotesi sul tavolo delle pensioni, come l’allungamento delle finestre di uscita per la pensione anticipata, il possibile ridimensionamento di Opzione donna e l’introduzione di meccanismi che penalizzerebbero l’importo finale delle pensioni, rappresentano un attacco diretto ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici – ha dichiarato la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo –. Se queste misure fossero confermate, si allontanerebbe sempre più l’orizzonte di un pensionamento dignitoso, tutto in nome di una sostenibilità economica che sembra ignorare le reali esigenze del Paese. Riteniamo inaccettabile – ha sottolineato Buonomo – che si parli di tali proposte, senza considerare la gravità delle loro ricadute sociali e senza un adeguato confronto con i sindacati, nonostante le ripetute richieste in tal senso. Il dialogo è fondamentale quando si tratta di decisioni che impattano in modo così significativo sul futuro dei lavoratori e delle lavoratrici. Tutto ciò, peraltro, conferma quanto questo Governo sia sordo alle nostre critiche, ribadite con forza nei confronti della precedente manovra, che aveva già comportato notevoli penalizzazioni. Auspichiamo un cambiamento di rotta – ha concluso Buonomo – perché, tenuto conto del cosiddetto ‘inverno demografico’ e delle carriere lavorative dei giovani sempre più discontinue, le limitate risorse disponibili per la prossima legge di bilancio devono essere gestite con estrema attenzione, affinché le scelte compiute non aggravino ulteriormente le disparità sociali ed economiche”.
“Chiediamo alla premier Meloni di convocarci in vista della manovra per impostare u’agenda che nel 2025 deve contenere alcune importanti priorità a partire dalla conferma del cuneo contributivo e fiscale, sgravi sui frutti della contrattazione, rinnovo dei contratti pubblici a partire dalla Sanità, adeguamento delle pensioni medio-popolari, sostegno a famiglia, natalità, scuola, non autosuffcienza. La Cisl giudica tutti i Governi in assoluta autonomia in base ai risultati ottenuti attraverso il dialogo ed il confronto, senza fare sconti” ha ribadito il leader Cisl Luigi Sbarra. Sbarra vuole “vederci chiaro soprattutto sul dossier pensioni” e ha sottolineato “la necessità che torni quanto prima sul tavolo di Palazzo Chigi come oggetto di confronto con le parti sociali”. “Quota 41 era una delle nostre richieste – ha aggiunto il sindacalista – ma senza limiti di età o ricalcolo contributivo. Da sola questa misura, però, non può bastare”.
“La Cisal è contraria all’ipotesi, che sta circolando in questi giorni, di un eventuale allungamento delle finestre in uscita per chi va in pensione di anzianità – ha detto il segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro –. Gli attuali criteri ordinari della cosiddetta pensione anticipata, prevedono ben 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, requisiti già molto stringenti, e per coloro che li hanno maturati non è giusto prolungare le finestre a 7 mesi. Qui non parliamo di gente che riesce a derogare alla normale anzianità sfruttando norme eccezionali in deroga; se una simile ipotesi fosse attuata si penalizzerebbero lavoratrici e lavoratori che hanno, paradossalmente, l’unico ‘demerito’ di essere entrati relativamente presto in attività e che hanno comunque maturato un’anzianità contributiva ampia, frutto esclusivo del loro lavoro e non di deroghe normative particolari”.