(Teleborsa) – Nel secondo trimestre del 2024 il PIL, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2020, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% nei confronti del secondo trimestre del 2023. La crescita congiunturale del PIL diffusa il 2 settembre 2024 era stata lo stesso dello 0.2%, quella tendenziale era stata dello 0,9%. La variazione acquisita per il 2024 è pari allo 0,4% in ribasso rispetto a quella diffusa il 2 settembre 2024 quando la variazione era stata stimata pari a 0,6%.
Lo ha comunicato l’Istat nella revisione dei dati diffusi a inizio settembre. La revisione riflette le nuove stime annuali previste dalla revisione generale dei conti nazionali dello scorso 23 settembre.
I dati mettono in dubbio le stime fornite ieri dal ministro Giorgetti nell’intervista a Bloomberg in cui riteneva “realistico” l’obiettivo di raggiungere l’1% di crescita quest’anno. “I dati Istat del terzo trimestre che arriveranno a breve ci diranno se queste previsioni sono confermate”, aveva aggiunto, sottolineando che la previsione era stata fatta l’anno scorso “perché i nostri modelli econometrici, che si sono dimostrati affidabili in passato, dimostravano che c’era questa possibilità. Oggi, l’andamento conferma queste aspettative”, aveva spiegato Giorgetti, ammettendo però che ora “c’è una situazione complessiva, a livello internazionale – a parte di conflitti e l’esplosione in Medioriente di una situazione dei crisi – che inevitabilmente condizionerà l’economia a livello mondiale e l’economia del nostro Paese”.
Dubbi sugli obiettivi di governo sono stati espressi anche da Confesercenti che in una nota ha espresso preoccupazione sul livello dei consumi anche ad agosto. “Spesa delle famiglie sostanzialmente ferma, vendite in crollo per i piccoli negozi. Il quadro tracciato dai dati Istat di oggi è preoccupante: la revisione del secondo trimestre delinea un netto rallentamento dei consumi, e le valutazioni negative sulla dinamica della spesa delle famiglie sono confermate purtroppo anche dai dati sulle vendite al dettaglio di agosto: per le imprese operanti su piccole superfici si evidenzia un calo del -0,9%, nonostante il traino dei saldi estivi”, ha sottolineato la Confederazione.
Tornando alla revisione pubblicata dall’Istat, rispetto al trimestre precedente, tra i principali aggregati della domanda interna i consumi finali nazionali presentano una crescita dello 0,5%, mentre gli investimenti fissi lordi diminuiscono dello 0,1%. Le importazioni sono cresciute dello 0,2% e le esportazioni sono diminuite dell’1,2%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,4 punti percentuali alla crescita del PIL: 0,2 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, 0,2 la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) mentre il contributo da parte degli investimenti fissi lordi è risultato nullo. La variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,3 punti percentuali, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato negativo per 0,5 punti percentuali.
Riguardo al valore aggiunto dei principali comparti produttivi, agricoltura e industria risultano in diminuzione rispettivamente dell’1,6% e dello 0,5%, mentre i servizi crescono dello 0,4%. Per il totale economia, le ore lavorate si sono ridotte congiunturalmente dello 0,2%, i redditi da lavoro dipendente pro-capite sono cresciuti dell’1,6%.