(Teleborsa) – Via libera dalla Camera al ddl lavoro. I voti favorevoli sono stati 158, quelli contrari 121. Sono state 2 le astensioni. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Il provvedimento è composto da una trentina di articoli. Tra gli ambiti più discussi del provvedimento le novità introdotte per i contratti di somministrazione e le dimissioni.
Per quanto riguarda il primo punto il ddl contiene anche una serie di semplificazioni. Nello specifico, la somministrazione a tempo determinato di lavoratori non può superare il 30% del numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza all’utilizzatore al 1° gennaio dell’anno di stipulazione dei contratti. Esclusi dal computo dei limiti quantitativi i casi in cui la somministrazione a tempo determinato riguardi lavoratori assunti dal somministratore a tempo indeterminato o lavoratori con determinate caratteristiche o assunti per determinate esigenze (svolgimento di attività stagionali o di specifici spettacoli, start up, sostituzione di lavoratori assenti, lavoratori con più di 50 anni).
È stata invece eliminata la previsione secondo la quale, se il contratto tra agenzia di somministrazione e lavoratore è a tempo indeterminato, non trovano applicazione i limiti di durata complessiva – attualmente pari a 24 mesi – della missione a tempo determinato presso un soggetto utilizzatore.
In tema dimissioni, l’articolo 19 del provvedimento introduce le dimissioni automatiche del lavoratore in caso di assenza ingiustificata per oltre 15 giorni. Passati almeno 15 giorni il datore di lavoro deve comunicarlo all’Ispettorato del lavoro, che si riserva di verificare la veridicità della comunicazione. Se questo non interviene, il datore può considerare interrotto il rapporto per volontà del dipendente. Spetta al lavoratore, in caso, dimostrare l’impossibilità di comunicare i motivi che giustificano l’assenza e quindi dimostrare che non si è dimesso. Se questo non avviene, il rapporto di lavoro si intenderà risolto per volontà del lavoratore, che perderà le tutele previste invece in caso di licenziamento: venendo meno il requisito della disoccupazione involontaria, non potrà fare richiesta di Naspi.
Critica l’opposizione secondo cui il provvedimento “aumenta la precarietà“. Al centro delle polemiche proprio la questione delle dimissioni volontarie. Secondo la maggioranza è una maniera per impedire che i lavoratori, sfruttando la leva delle assenze ingiustificate, inducano i datori al licenziamento per poi accedere opportunisticamente alla Naspi. Secondo l’opposizione in questo modo si riaprono le porte alle “dimissioni in bianco”.