(Teleborsa) – “Quando abbiamo problemi nelle banche, la prima cosa che andiamo a vedere è come è strutturata la governance. In questa era tecnologica e di competenze diverse, sono in realtà le persone che come sempre fanno la differenza. E questo ci spinge ad avere sempre un atteggiamento gentilmente intrusivo, a volte un po’ meno gentilmente, però sicuramente di grandissima attenzione”. Lo ha detto Alessandra Perrazzelli, membro del Direttorio della Banca d’Italia e Vicedirettrice Generale, in occasione dell’evento per i 20 anni di Nedcommunity, l’associazione italiana degli amministratori non esecutivi e indipendenti.
“Guardando alle piccole banche, che sono quelle direttamente sorvegliate da noi, l’avvicinamento nel board delle presenze di genere è stato lungo, tortuoso, con una raccomandazione gentile e poi con delle norme per un intervento più risoluto”, ha spiegato.
Allargando lo sguardo oltreconfine, Perrazzelli ha detto che “la governance rimane sotto l’attenzione del legislatore europeo. Abbiamo una serie di regole complesse, in continua evoluzione, e lo saranno sempre di più per rispondere in maniera tempestiva e adeguata alle complessità crescenti che stiamo vedendo”.
Secondo la funzionaria di Bankitalia, “le misure quantitative continuano ad essere utili per la nostra sorveglianza, però gli interventi qualitativi sono quasi sempre sufficienti in una logica di escalation“.
Perrazzelli ha guardato poi all’ambito dei service provider, soprattutto in ambito tecnologico dove accompagnano la trasformazione delle banche: “Quell’ambito lì è un po’ un ambito cieco per la supervisione, con i requisiti di capitale che non sono utili e quindi a maggior ragione tutto quanto è qualitativo”.
“A fonte di un aumento della dimensione media delle piccole banche, frutto di aggregazioni, la dimensione media del board è rimasta pressoché invariata, con 8 membri, coerente con l’evitare board pletorici, anche per il fatto che banche piccole hanno difficoltà ad attirare esponenti con adeguate competenze professionali e sostenerne i costi – ha spiegato – La quota di donne è aumentata al 28%, mentre la quota di amministratori presenti nel medesimo board per oltre 9 anni, quindi tre mandati, è scesa sotto il 25%; questo però non è abbastanza, perchè quando questo avviene porta benefici sulla dialettica interna e sulla diversificazione”.