(Teleborsa) – In Italia sono in crescita gli investimenti del risparmio amministrato connotati da un potenziale conflitto d’interesse, la cui natura si sposta progressivamente dall’offerta di strumenti finanziari emessi dalle stesse banche agli incentivi di collocamento. È quanto emerge da un focus contenuto nell’ultima indagine della CONSOB sul risparmio “fai da te”, ovvero il risparmio amministrato dagli intermediari per conto della clientela retail.
Tra il 30 giugno 2010 e il 30 giugno 2023, l’incidenza sul totale amministrato dello stock di strumenti finanziari in conflitto è cresciuta dal 41% al 58,5%, con controvalori passati da 333 miliardi di euro a circa 606 miliardi di euro; parallelamente, lo stock di strumenti non in conflitto si è ridotto da 478,5 miliardi di euro (59%) a 430 miliardi di euro (41,5%).
Sono state prese in considerazione le seguenti circostanze connesse a specifiche tipologie di strumenti finanziari che possono in astratto determinare situazioni della specie: strumenti emessi dalla medesima banca che agisce da depositario per la clientela; strumenti emessi da ente controllante o altro soggetto appartenente al Gruppo della banca depositaria; strumenti finanziari che normalmente prevedono la percezione di inducements (anche di tipo ricorrente) per il distributore/depositario.
Lo studio evidenzia che la composizione dei titoli in conflitto si è progressivamente spostata verso strumenti che prevedono il pagamento/ricezione di incentivi (dall’8,7% al 37,3%), a discapito di strumenti emessi direttamente da banche, enti controllanti o altri soggetti appartenenti al medesimo Gruppo (in calo dal 32,4% al 21,2%).
Tra gli strumenti finanziari in conflitto, gli OICVM pesano complessivamente per l’87,7% (circa 532 miliardi di euro), i certificates il 7% (43,6 miliardi di euro), le obbligazioni bancarie il 2,7% (16,3 miliardi di euro) e le azioni bancarie l’1,9% (11,5 miliardi di euro).
I titoli non in conflitto sono riconducibili primariamente a Titoli di Stato italiani, ai quali fanno capo circa 349 miliardi di euro (50,4%), ad azioni (ordinarie, speciali, privilegiate, di risparmio) per circa 133 miliardi di euro (31%), ad obbligazioni (ad esempio, ordinarie, subordinate, strutturate) per 28,4 miliardi di euro (6,6%) e ad ETF per 21,4 miliardi di euro (5%).
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