(Teleborsa) – Oggi al Teatro Eliseo si è svolta la giornata annuale dell’Associazione Italiana Nucleare (AIN), intitolata “L’industria italiana e le opportunità del nuovo nucleare”. All’evento si sono riuniti istituzioni, stakeholder, esperti internazionali e rappresentanti delle industrie energetiche – scrive l’agenzia Energia Oltre – per discutere le sfide e le opportunità del nucleare nel rilancio del sistema energetico italiano. Con l’obiettivo di tracciare una tabella di marcia per il futuro, il dibattito ha messo in luce l’urgenza di politiche energetiche concrete e ambiziose per riportare il nucleare al centro della strategia nazionale.
MONTI (AIN): SENZA IL NUCLEARE RISCHIAMO DI PEGGIORARE L’AUTONOMIA ENERGETICA
“Senza il nucleare, il Paese rischia di perdere la sua competitività industriale e di peggiorare la sua autonomia energetica”, ha dichiarato Stefano Monti, presidente dell’AIN. “Secondo i dati del London Stock Exchange Group (LSEG), in Italia il prezzo medio all’ingrosso dell’energia elettrica nel 2023 è stato pari a 127 euro per megawattora, ovvero il 30 % in più della Germania e della Francia e il 50 % in più della Spagna. In USA questi prezzi sono addirittura da 2 a 3 volte inferiori. Questa situazione non solo danneggia le famiglie, ma minaccia oltre 3.000 aziende energivore italiane, attive in settori strategici come siderurgia, chimica, ceramica, vetro e produzione di cemento. La transizione verde è un obiettivo imprescindibile”, ha sottolineato Monti “ma non può essere affidata solo alle rinnovabili. Serve una strategia che integri nucleare e rinnovabili, con un approccio pragmatico e tecnologicamente neutrale. E’ giunto il momento di rimuovere le ambiguità residue e avviare in tempi brevi un programma che coniughi la ricerca e sviluppo con la realizzazione di impianti nucleari di ultima generazione per la produzione di energia, in tempi congruenti con le necessità del Paese. E’ necessario inviare un messaggio chiaro alle nuove generazioni, sempre più favorevoli al nucleare, delle quali c’è un assoluto bisogno per potenziare i vari settori”.
LA RICHIESTE DELLE INDUSTRIE DI SETTORE AL GOVERNO
Le industrie di settore e quelle ad alta intensità energetica, oltre all’Associazione Italiana Nucleare (AIN), hanno presentato al Governo una serie di richieste concrete per rilanciare il settore nucleare e garantire al Paese una transizione energetica stabile e sostenibile. Tra le priorità, la creazione di una cabina di regia per il potenziamento delle infrastrutture di base e una Autorità di Sicurezza Nucleare indipendente e con risorse adeguate, essenziale per fornire un quadro normativo moderno e garantire procedure di regolamentazione e autorizzazione rapide e certe per i nuovi impianti nucleari. È emerso inoltre la necessità di costituire un soggetto industriale che selezioni e sviluppi in Italia le tecnologie avanzate più promettenti per il nostro Paese come gli Small Modular Reactors (SMR), che potrebbero essere operativi in Europa già entro il 2030, rappresentando una soluzione innovativa e modulare per il futuro dell’energia. Un altro punto cruciale è l’investimento nella formazione, valorizzando il potenziale italiano che già forma il 10% degli ingegneri nucleari europei. Ogni gigawatt di nucleare installato, secondo i dati, potrebbe generare 10.000 posti di lavoro altamente qualificati e un impatto economico di 4,3 miliardi di euro di PIL, sottolineando il contributo strategico di questo settore alla crescita del Paese. Infine, è indispensabile puntare su una comunicazione trasparente con i cittadini, per superare pregiudizi e diffidenze legate al nucleare. Questo obiettivo richiede un’informazione chiara e un coinvolgimento diretto delle comunità, affinché il nucleare venga percepito come una soluzione concreta alle sfide energetiche e ambientali.
I NUMERI: PERCHÉ IL NUCLEARE È LA RISPOSTA
I dati trasmessi dall’AIN mostrano chiaramente come il nucleare rappresenta una delle soluzioni più efficienti e sostenibili per il futuro del Paese. Una pastiglia di combustibile nucleare di soli 5 grammi è in grado di produrre la stessa quantità di energia di 360 m3 di gas o 400 kg di carbone o 350 kg di petrolio, dimostrando un’efficienza energetica senza eguali.
Dal punto di vista ambientale, il nucleare occupa uno spazio 100 volte inferiore rispetto al solare e all’eolico per produrre la stessa quantità di energia, offrendo così un’alternativa più compatta e meno invasiva per il territorio, fondamentale in un Paese densamente popolato come l’Italia.
A livello occupazionale, il nucleare rappresenta una leva strategica per lo sviluppo. Nell’UE, il piano per raggiungere 150 GW di capacità nucleare entro il 2050 creerà oltre un milione di posti di lavoro stabili, contribuendo in modo significativo alla crescita economica e alla sostenibilità sociale del continente. Oggi nel mondo sono in esercizio 415 reattori nucleari di potenza distribuiti in 31 Paesi. Nell’Unione Europea a 27, sono attivi 100 reattori nucleari in 14 Paesi membri, che assicurano circa il 50% dell’energia elettrica decarbonizzata. Tra questi Paesi, però, non figura l’Italia, che al momento resta esclusa dai benefici diretti di questa tecnologia.
LA EUROPEAN NUCLEAR ALLIANCE
Nonostante ciò, l’Italia partecipa alla European Nuclear Alliance, nata nel 2023 e composta da 16 Paesi, con lo status di osservatore. L’Italia partecipa anche con circa 50 organizzazioni alla SMR Industrial Alliance lanciata quest’anno dalla Commissione Europea. Questo posizionamento sottolinea la necessità di un impegno più deciso per tornare ad essere protagonisti nel settore, abbandonando l’attuale marginalità e sfruttando appieno le opportunità offerte dalla tecnologia nucleare avanzata.
“Questi numeri dimostrano che il nucleare non è solo una soluzione tecnologica, ma una scelta strategica indispensabile per il futuro dell’Italia. Garantire sicurezza energetica, abbattere i costi, creare occupazione qualificata e assicurare la decarbonizzazione dell’intero sistema energetico non sono più obiettivi rimandabili. Serve agire ora, con decisione e visione, per assicurare al Paese un ruolo da protagonista nella transizione energetica globale”, ha dichiarato Stefano Monti.
PICHETTO: L’ITALIA È MATURA PER TORNARE A PRODUZIONE, ENTRO FINE ANNO SCHEMA DI GOVERNANCE
“Se la politica, l’imprenditoria, la ricerca si confrontano e lavorano a scenari di impegno comune, questo significa che il nostro Paese è maturo anche culturalmente per tornare Alla produzione di energia nucleare. E sono convinto che anche l’opinione pubblica, specie quella giovane – come rilevano alcuni sondaggi – vede l’energia nucleare come una fonte importante per il futuro sostenibile dell’Italia”. Così, in un videomessaggio, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Sono certo – ha aggiunto Pichetto – che sia stato già sottolineato, ma intendo ribadirlo: il nucleare è uno strumento chiave per la decarbonizzazione del Paese. L’alternativa è un Paese in affanno, senza l’energia per crescere. Ho sempre detto che al governo non spetta costruire nuove centrali, anche perché le vecchie grandi centrali appartengono al passato. Il compito del governo è scrivere le regole e garantire sicurezza.
Siamo per questo impegnati su più binari. Il gruppo presieduto dal professor Giovanni Guzzetta presenterà entro fine anno una bozza di legge-delega per definire un percorso normativo e un nuovo schema di governance. Perché, se da un lato l’economia e il mondo delle imprese stanno lavorando a progetti a breve e a lungo termine, dall’altro bisogna riformare il sistema delle norme per rendere possibile la produzione in Italia. Sarà necessaria una Authority. Sarà l’ISIN, l’attuale ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, che dovrà però essere rafforzato in rapporto a nuovi compiti di controllo e licensing. Vorrei porre anche la questione del deposito unico nazionale – ha proseguito il ministro -, perché ha ragione chi dice che non si può pensare ad un ritorno al nucleare se non riusciamo a trovare un posto per stoccare i rifiuti radioattivi. Dobbiamo affrontare anche questo tema con responsabilità nella consapevolezza che una soluzione, o più soluzioni locali, vanno trovate a prescindere dalla produzione di energia da fonte nucleare. Perché il Parlamento e il Paese decideranno se istallare i piccoli reattori, ma tutti gli italiani continueranno a fare radiografie e radioterapie che produrranno rifiuti da stoccare in sicurezza. Nei giorni scorsi abbiamo avviato la procedura di Vas per la carta delle aree idonee. Le realtà locali saranno coinvolte e potranno dire la loro, ma una soluzione va trovata.
Io credo che noi decisori politici abbiamo la responsabilità di indicare soluzioni che siano positive per l’oggi e in grado di garantire una prospettiva al Paese. È questa la logica che ci spinge ad incentivare la ricerca sulla fusione, a partecipare alle ricerche e sperimentazioni a livello mondiale, a guardare con fiducia a questa energia che sarà pulita e inesauribile. a scelta di inserire anche il nucleare nel mix energetico da qui al 2050 è una scelta per l’ambiente, per l’economia, per le tasche dei cittadini e delle imprese che pagano l’energia più che altrove. È una scelta di competitività del sistema Paese, è una scelta seria di decarbonizzazione, è una scelta che guarda alle future generazioni perché vivano in un’Italia moderna e più salubre”, ha concluso Pichetto.
DESBAZEILLE (NUCLEAREUROPE): SERVE UN QUADRO POLITICO TECNOLOGICAMENTE NEUTRALE
Yves Desbazeille, direttore generale di Nuclear Europe, ha affermato che “un maggiore utilizzo del nucleare consentirà all’Ue di decarbonizzare più rapidamente e a costi inferiori, garantendo al contempo la sicurezza degli approvvigionamenti. Chiediamo un quadro politico tecnologicamente neutrale che supporti gli Stati membri, come l’Italia, intenzionati a investire nel nucleare di nuova generazione”.
GENTILE (ANSALDO): NUOVO NUCLEARE PUO’ GENERARE FINO A 50 MLD PER LE IMPRESE
Per Daniela Gentile, Amministratore Delegato di Ansaldo Nucleare ,”l’Europa e l’Italia sono a un punto di svolta per il futuro energetico, impegnate a ripensare il proprio modello con soluzioni sicure e sostenibili. Le scelte attuali influenzeranno la decarbonizzazione al 2050, la competitività economica e la sicurezza strategica. Il nuovo nucleare, integrato con le energie rinnovabili, può accelerare questo processo e, grazie alle eccellenze industriali italiane, generare fino a 50 miliardi di valore aggiunto per le imprese nazionali”.
NUCLEARE, MONTI (AIN): PARTIRE CON PROGRAMMA INDUSTRIALE PER PRODURRE ENERGIA
“Io penso che sia arrivato il momento di passare dalle dichiarazioni ai fatti, e quindi anche di eliminare un po’ le ambiguità, sotto tutti i punti di vista. Il ‘ni’ non serve all’industria e ancor meno ai nostri giovani. Bisogna dare un segnale chiaro che si vuole partire seriamente sul nucleare, anche di tipo realizzativo, e ne abbiamo davvero bisogno”. Questo il parere di Stefano Monti, presidente dell’Associazione Italiana Nucleare, che ha aggiunto: “cogliamo sempre con grande favore il supporto alla ricerca e sviluppo in Italia; ricordiamo, però, che l’ultima volta che il nostro Paese ha prodotto un kilowattora nucleare è stato nel 1990, quasi 35 anni fa. Adesso c’è la necessità di partire, anche con un programma industriale, per la produzione dell’energia nucleare con le migliori tecnologie attuali e disponibili a breve. Sappiamo bene come la ricerca e l’industria vadano sempre a braccetto, c’è un’osmosi continua con l’industria che supporta la ricerca e la ricerca che sopporta l’industria, come ad esempio nel caso del reattore ITER e del DTT. Queste però sono imprese di ricerca molto importante che l’energia la consumano, non la producono. Adesso forse è arrivato il momento di lanciare un programma con cui la ricerca e la sperimentazione supportino l’industria per arrivare alla produzione energetica”.
URSO: ITALIA OGGI PUÒ RIENTRARE TRA ATTORI DEL NUCLEARE DI NUOVA GENERAZIONE
“Il documento di politica strategica – che oggi è in consultazione pubblica e a breve approderà in Parlamento per le audizioni delle Commissioni parlamentari – conterrà naturalmente anche la politica energetica. Parliamo di come abbinare allo sviluppo sempre più significativo delle energie rinnovabili il nucleare di nuova generazione. La consultazione pubblica è aperta e quindi tutti gli attori possono intervenire per definire meglio questa politica strategica”. Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
“Se oggi Ansaldo Nucleare ha una presenza significativa nella realizzazione dei reattori nucleari in Romania – ha aggiunto Urso – è perché l’allora viceministro al Commercio con l’Estero nel 2001, appena insediato il governo Berlusconi, decise di autorizzare SACE ad assicurare l’attività per la realizzazione del secondo lotto della centrale nucleare di Cernavoda, a differenza del governo precedente, che aveva inibito questa attività. Per questo Ansaldo Nucleare oggi può essere un grande soggetto anche in Italia, come lo è all’estero nella realizzazione dell’energia nucleare. Le nostre università hanno continuato a sfornare ingegneri nucleari, i nostri centri di ricerca a operare in tal senso e le nostre aziende a continuare a lavorare all’estero, noi oggi siamo nella condizione di rientrare tra gli attori del nucleare di nuova generazione. D’altra parte, questo è necessario per affrontare i nodi del Paese”.
URSO: INCLUDERE NUCLEARE IN TASSONOMIA EUROPEA COME FONTE ENERGETICA ECOSOSTENIBILE
“Il governo italiano – ha proseguito Urso – è consapevole di dover necessariamente affrontare i nodi strategici del Paese. Con l’obiettivo di rafforzare la neutralità climatica entro il 2050, riteniamo che, con l’Europa, dobbiamo includere il nucleare nella tassonomia verde europea come fonte energetica ecosostenibile, in grado di garantire stabilità, sicurezza e sostenibilità. Perché il costo di energia è sicuramente il differenziale competitivo che dobbiamo superare ma, nel contempo, anche perché dobbiamo garantire la nostra autonomia strategica. Non si tratta soltanto di tornare ad essere competitivi sul costo dell’energia, si tratta anche di garantire l’autonomia produttiva energetica all’interno del nostro continente”.
CAPPELLETTI (M5S): OLTRE 90% DI ISCRITTI È FAVOREVOLE ALLA RICERCA
“Il Movimento – ha spiegato l’onorevole Enrico Cappelletti, del Movimento 5 Stelle – non ha una posizione preconcetta nei confronti del nucleare, non ha una posizione di opposizione ideologica, e possiamo dimostrarlo. Noi siamo il movimento politico della democrazia diretta: abbiamo chiesto ai nostri iscritti ‘qual è la direzione giusta che dovrebbe intraprendere il Movimento da qui ai prossimi anni’, e una domanda era sul nucleare. All’interno di una proposta d’azione per contrastare il riscaldamento globale e quindi per la decarbonizzazione, abbiamo chiesto se dovremmo utilizzare gli strumenti che sono disponibili, perché abbiamo bisogno urgentemente di intervenire, ma anche sostenere la ricerca sul nucleare, per esempio sulla fusione, oltre a tenere aperta una porta rispetto all’innovazione tecnologica. Oltre il 90% degli iscritti ha votato sì su questo”.
“D’altra parte – ha aggiunto Cappelletti -, che non sia una posizione ideologica è rappresentato anche dal fatto che, con il governo Conte, abbiamo finanziato anche in maniera importante la ricerca col ministro Patuanelli. Io personalmente, in Commissione Attività Produttive, ho proposto e ottenuto, insieme agli altri gruppi, di avviare un’indagine conoscitiva sul nucleare in Italia, indagine che è in corso. Non nascondiamoci, ci sono delle criticità. La prima è proprio l’innovazione tecnologica: gli SMR ancora non ci sono, e il problema dei tempi della transizione per la decarbonizzazione sono fondamentali, devono essere compatibili. Non abbiamo tempo: tra 25 anni la transizione verso fonti energetiche che non aumentino il livello dei gas climalteranti nell’atmosfera dovrà essere terminata”.
COLOMBO (FDI): IL VERO PROBLEMA È IL COSTO DELL’ENERGIA
“Fino a poco tempo fa c’erano davvero moltissimi preconcetti riguardo all’uso della parola nucleare: solamente parlare di nucleare sembrava parlare di una cosa fuori dal mondo, era diventato un tabù. Questo era dovuto al fatto di come iniziò l’utilizzo del nucleare, con scopi bellici. Quello di cui parliamo oggi è invece un utilizzo diverso del nucleare, per fine energetici e industriali. Poi ci furono i due referendum a seguito del disastro di Chernobyl”. Lo ha dichiarato l’onorevole Beatriz Colombo di Fratelli d’Italia.
“Nel frattempo, però, il mondo è cambiato. Dobbiamo prendere atto – ha spiegato Colombo – della realtà con cui ci troviamo a fare i conti. Oggi conferenze come queste sono importanti, perché significa che qualcosa è cambiato. E per fortuna perché, se avessimo dovuto fare i conti con quello che abbiamo avuto fino a poco tempo fa e con i governi precedenti, saremmo andati avanti a parlare di ambientalismo e a nutrirci di ideologia spicciola. Sul nucleare il governo Meloni ha un approccio pragmatico, tecnologicamente neutrale e privo di inutili e radicalismi: dobbiamo guardare al futuro del nostro Paese. Parliamo di autonomia energetica, di approvvigionamento energetico, ma anche delle crisi industriali. Sono anni che le nostre industrie soffrono, perché il vero problema dell’industria italiana, ma anche delle famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese, è il costo dell’energia, bisogna iniziare a metterci mano”.
COLUCCI (NM): NEL MIX ENERGETICO ITALIANO È FONDAMENTALE
“Con le elezioni europee è cambiata una maggioranza in Europa e credo sia cambiata perché il metodo delle regole che soffocano famiglie e imprese non è più percepito in modo positivo dai cittadini. È cambiato poi anche l’approccio ideologico: a furia di avere una posizione estrema sul tema ambientale, nel momento della crisi energetica nel nostro Paese abbiamo pagato dei prezzi pesanti sia sui costi dell’energia sia sul ricorso al fossile”. Così l’onorevole Alessandro Colucci di Noi Moderati, presidente dell’intergruppo parlamentare Sviluppo Sostenibile, che ha aggiunto: “avere delle posizioni estreme non porta a migliorare la qualità dell’ambiente perché, se utilizziamo fossili per la produzione di energia è chiaro che inquiniamo. Bisogna uscire dalle posizioni ideologiche, uscire dalla politica dei ‘no’ e tornare ad avere una sovranità dal punto di vista energetico, cioè avere un Paese che ha una sua indipendenza da questo punto di vista. Questo, per emanciparsi dai fossili, lo si può fare solo con un mix energetico composto da rinnovabili, che però non sono sufficienti: per completare l’offerta energetica, il nucleare è fondamentale”.
GUSMEROLI: EVITARE DI LEGARCI AD UN APPROCCIO IDEOLOGICO
Secondo Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, “questo è un momento molto positivo per parlare di nucleare: c’è un’indagine conoscitiva in atto (in cui è stata fatta una grandissima opera di ascolto, e chi non è stato ascoltato ha depositato delle importanti relazioni), c’è una legge in arrivo e c’è la volontà di costituire una società importante che porti avanti il tema del nucleare. Io dico – ha aggiunto Gusmeroli – che manca un piccolo passo: dobbiamo evitare di legarci ad un approccio ideologico, da guelfi e ghibellini: in primis dobbiamo vedere quello che uscirà fuori dall’indagine conoscitiva, poi dovremo fare una grande opera di informazione sulla popolazione, perché è bene che tutti siamo alleati su questo tema”.
REGINA (CONFINDUSTRIA): NON DOVREMMO DISCUTERE, MA AGIRE VELOCEMENTE
“Nella logica di un mix di generazione che deve tener conto delle esigenze di energia che il PNIEC immagina al 2050, cioè il raddoppio della capacità di produzione, il nucleare diventa indispensabile. Io credo che un Paese serio, che tiene alla sua seconda manifattura e che in futuro intende giocare un ruolo di produzione industriale, non dovrebbe neanche dibattere del tema, dovrebbe solo agire e procedere velocemente”. Lo ha dichiarato Aurelio Regina, presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria.
ENERGIA, ARRIGONI (GSE): IL BINOMIO RINNOVABILI-NUCLEARE È IMPRESCINDIBILE
“Bisogna continuare ad investire sulle rinnovabili, ma ciò non basta perché non sono in grado di garantire la sicurezza energetica. Devono quindi essere abbinate ad un baseload programmabile, che oggi è fornito dalle centrali a turbogas e che domani potrebbe essere accompagnato dalla cattura della CO2, ma sempre di fossile parliamo. De vogliamo affrontare veramente il tema della decarbonizzazione, il binomio rinnovabili-nucleare è imprescindibile”. Lo ha dichiarato il presidente del GSE, Paolo Arrigoni.
FERRAZZA (ENI): LA FUSIONE È UNA SFIDA, POTREBBE ESSERE UN GAME CHANGER
“In considerazione della neutralità tecnologica, Eni è inserita nei vari gruppi di lavoro che sono stati creati, come la piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile. La nostra visione è in continuo movimento, sia nel breve che nel medio e lungo termine”. Così Francesca Ferrazza, Head Magnetic Fusion Initiatives di ENI.
“La fusione nucleare – ha aggiunto – è una sfida e potrebbe essere un game changer. Noi abbiamo visto la possibilità di intervenire, come industria, in un settore che è sempre stato fondamentalmente ricerca, accelerando dei tempi e verificare come questa energia possa diventare la macchina che dimostrerà la tecnologia della fusione per la prima volta su un impianti di grandi dimensioni, con componenti anche largamente italiani. Ci siamo dati dei target sfidanti: dimostrare la tecnologia della fusione entro questo decennio e promuovere la prima centrale connessa alla rete nel prossimo”.
MASTRANTONIO (ENEL): SERVE VISIONE DI AGGREGAZIONE IN UNO SFORZO SISTEMICO
“Enel è leader mondiale nelle energie rinnovabili, ma abbiamo un footprint anche nella tecnologia nucleare. Operiamo con reattori in Spagna e li abbiamo costruiti anche in Slovacchia. Operiamo dove ci sono le condizioni per farlo”. Lo ha dichiarato Luca Mastrantonio, Head of Nuclear Innovation di ENEL.
“Il nostro pensiero – ha aggiunto Mastrantonio – è che il nucleare è nel nostro codice genetico e nella nostra storia. Per reintrodurre un programma nucleare nazionale serve una visione di aggregazione in uno sforzo sistemico, costituendo un polo che possa avere tutte le dimensioni necessarie ad un programma industriale che possa essere di successo. Un polo che preveda la presenza di un integratore tecnologico, del vendor e degli offtakers, i possibili clienti energivori industriali che saranno interessati a questa tecnologia”.
BREGANT (FEDERACCIAI): LO ATTENDIAMO SIA PER FORNITURA DI ENERGIA CHE DI COMPONENTI
“Oggi c’è ancora tanto da fare per arrivare ad avere un’energia a prezzi competitivi e decarbonizzata. Per farlo, le tecnologie disponibili sono il turbogas con la CCS e il nucleare. Attendiamo con ansia il nucleare sia per la fornitura di energia che di componenti. Dobbiamo lavorare moltissimo sul transitorio, cioè tra qui e 10 anni, perché c’è tantissimo da fare”. Lo ha dichiarato Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai.
MOTTURA (EDISON): SERVE UN APPROCCIO TECNOLOGICAMENTE NEUTRALE
“Negli ultimi anni la consapevolezza del ruolo del nucleare in talia è aumentata molto, grazie anche all’AIN, alla piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile e a tutte le università e i centri di ricerca che stanno contribuendo in questa direzione. La sfida della transizione energetica è importante e complessa, perché dobbiamo ridurre lee emissioni di CO2 a fronte di una domanda elettrica che probabilmente raddoppierà, e questo dobbiamo farlo mantenendo la competitività per le industrie e la convenienza per i cittadini. Di fronte a questa sfida non possiamo avere pregiudizi, serve un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico”. Così Lorenzo Mottura, EVP Strategy, Corporate Development & Innovation di Edison.
SALVEMINI (MASE): L’ITALIA LA CONSIDERA UNA TECNOLOGIA PROMETTENTE
“Da un anno a questa parte si è riniziato a nuovo parlare in tutte le sedi del nucleare come una delle possibili soluzioni non solo per la grande sfida della decarbonizzazione e del net zero al 2050, ma anche per la competitività delle industrie e per la questione della sicurezza degli approvvigionamenti. L’Italia ha deciso di guardare al nucleare come a una tecnologia promettente e che può giocare un ruolo da tutti i punti di vista”. Lo ha dichiarato Francesca Salvemini, Capo Segreteria Tecnica del MASE e responsabile del PNNS.
“Gli scenari disegnati dai 7 gruppi che avevamo creato – ha aggiunto Salvemini – ci hanno portato ad individuare una quota di circa l’11% (ma che può arrivare fino al 22%) di fabbisogno elettrico al 2050. Un altro elemento chiave è la legge delega, che sarà presentata nei prossimi mesi e che, grazie a regole chiare, permetterà di fare investimenti nel settore, attrarre capitali e talenti, fare ricerca e sviluppare un filiera industriale competitiva