(Teleborsa) – Nella riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) dell’11-12 dicembre 2024 “tutti i membri” hanno sostenuto la proposta del capo economista Philip Lane di abbassare i tre tassi di interesse chiave di 25 punti base. Un taglio di questa portata era “in linea con un ritmo controllato di allentamento e forniva un’idea della direzione del percorso dei tassi di interesse“, si legge nei verbali del meeting pubblicati oggi. Mentre le proiezioni erano condizionate da un percorso discendente per i tassi di riferimento che implicava un altro taglio a gennaio, è stato ribadito che “la dipendenza dai dati escludeva qualsiasi conclusione scontata riguardo al futuro percorso dei tassi”.
“Un ritmo misurato di tagli dei tassi di interesse era coerente con l’idea generale che dovevano essere superati più “punti di controllo” per accertare se la disinflazione rimaneva sulla buona strada e manteneva aperta l’opzionalità di apportare modifiche lungo il percorso – è stato sottolienato – Questo approccio cauto era comunque giustificato in considerazione delle incertezze prevalenti e dell’esistenza di una serie di fattori che avrebbero potuto ostacolare un rapido calo dell’inflazione verso l’obiettivo”.
I membri si sono detti “sempre più fiduciosi che l’inflazione sarebbe tornata all’obiettivo nella prima metà del 2025, prima di quanto previsto nelle proiezioni precedenti”.
Alcuni membri hanno tuttavia osservato che si poteva optare per un taglio del tasso di 50 punti base e avrebbero preferito una maggiore considerazione della possibilità di un taglio così ampio. Questi membri hanno sottolineato il deterioramento delle prospettive economiche dell’area euro e che i rischi per la crescita, in mezzo a molte incertezze politiche globali e nazionali, erano orientati al ribasso. “Un taglio del tasso più ampio fornirebbe un’assicurazione contro i rischi al ribasso per la crescita – si legge nei verbali – Inoltre, se l’economia non si riprendesse, aumenterebbe il rischio che l’inflazione possa non raggiungere l’obiettivo”.
Allo stesso tempo, questi membri hanno ampiamente concordato sul fatto che un taglio di 25 punti base fosse appropriato alla luce dei progressi graduali ma non completi compiuti verso il ritorno dell’inflazione al 2% su base sostenuta e in considerazione dei rischi e delle incertezze prevalenti. Inoltre, è stato osservato che “un taglio di 50 punti base potrebbe essere percepito come una visione più negativa della BCE sullo stato dell’economia di quanto non fosse in realtà”.
Passando agli aspetti comunicativi, i membri hanno sostenuto la proposta di modifica della formulazione della dichiarazione di politica monetaria che ha rimosso il bias di restrizione sostituendo l’intenzione di “restare sufficientemente restrittivi” con un impegno più bilaterale per adottare la posizione appropriata “per garantire che l’inflazione si stabilizzi in modo sostenibile al nostro obiettivo di medio termine del 2%”. Questa modifica nella comunicazione è stata vista come “un rafforzamento del taglio dei tassi“, viene evidenziato.
Nelle discussioni sull’andamento dell’economia, è emerso che il rischio dominante è “legato all’aumento della frammentazione e al protezionismo commerciale, in particolare negli Stati Uniti” con il nuovo presidente Donald Trump, il cui nome non appare ovviamente nei verbali. Ciò potrebbe frenare il commercio e l’attività economica, spingendo al contempo al rialzo i prezzi al consumo negli Stati Uniti e a livello globale in caso di ritorsione. Nonostante questo rischio, era probabile che l’attività globale rimanesse solida nella seconda metà del 2024. La crescita resiliente del commercio nel terzo trimestre rifletteva probabilmente l’anticipo delle importazioni di beni in mezzo all’incertezza che circondava le politiche commerciali della nuova amministrazione statunitense.
In particolare, per quanto riguarda potenziali shock politici dall’altra parte dell’Atlantico, “l’inflazione potrebbe essere spinta significativamente più in alto attraverso il canale del tasso di cambio da un apprezzamento del dollaro USA, soprattutto perché il passaggio ai prezzi tendeva a essere più rapido sulla scia di un’inflazione elevata, mentre la ritorsione potrebbe avere un effetto inflazionistico diretto sui prezzi delle importazioni”, si legge nei verbali. Inoltre, potrebbero emergere nuovamente colli di bottiglia nelle catene di fornitura globali.