(Teleborsa) – Nel 2022 la migrazione sanitaria fra regioni italiane ha conosciuto una forte accelerazione, sfondando il tetto dei 5 miliardi di euro di valore. In sole tre regioni del Nord – Lombardia, Emilia Romagna e Veneto – si concentra circa il 94% del saldo attivo del SSN, mentre il 78,8% del saldo passivo grava sul Centro-Sud. Il 54,4% delle prestazioni fuori Regione va al privato accreditato. E’ quanto emerge in sintesi dal rapporto della Fondazione GIMBE sulla mobilità sanitaria.
Il report, che si basa su tre fonti dati – dati economici aggregati dal Riparto 2024, flussi dei Modelli M trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute e dati del Report Agenas su ricoveri e specialistica ambulatoriale – segnala che la mobilità sanitaria interregionale, nel 2022, ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021 (4,25 miliardi). Parallelamente si registra un peggioramento dello squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso il ricco Nord Italia.
“Questi numeri certificano che la mobilità sanitaria non è più una libera scelta del cittadino, ma una necessità imposta dalle profonde diseguaglianze nell’offerta dei servizi sanitari regionali”, afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, aggiungendo “sempre più persone sono costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate, con costi economici, psicologici e sociali insostenibili”.
La dimensione degli squilibri
Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto raccolgono da sole il 94,1% del saldo attivo della mobilità sanitaria, ovvero la differenza tra risorse ricevute per curare pazienti provenienti da altre Regioni e quelle versate per i propri cittadini che si sono spostati altrove. A pagare il prezzo più alto sono Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, che insieme rappresentano il 78,8% del saldo passivo.
Regioni “attrattive” e pazienti “in fuga”
La mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, si concentra per oltre la metà in Lombardia (22,8%), Emilia-Romagna (17,1%) e Veneto (10,7%), seguite da Lazio (8,6%), Piemonte (6,1%) e Toscana (6,0%). Sul fronte opposto, a generare i maggiori debiti per cure ricevute dai propri residenti in altre Regioni, sono Lazio (11,8%), Campania (9,6%) e Lombardia (8,9%), che da sole rappresentano quasi un terzo della mobilità passiva, con un esborso superiore ai 400 milioni di euro ciascuna. Seguono Puglia, Calabria e Sicilia, che nel 2022 hanno visto il proprio saldo negativo aggravarsi ulteriormente, superando i 300 milioni di euro rispetto al 2021.
I saldi regionali
UN saldo positivo rilevante viene evidenziato da Lombardia (623,6 milioni), Emilia-Romagna (525,4 milioni) e Veneto (198,2 milioni), che diventa moderato in Toscana (49,3 milioni) e Molise (26,4 milioni). Al contrario, evidenziano un saldo negativo rilevante Abruzzo (-104,1 milioni), Lazio (-193,4 milioni), Puglia (-230,2 milioni), Sicilia (-241,8 milioni), Calabria (-304,8) e Campania (-308,4 milioni) e moderatamente negativo Umbria (-36,6 milioni), Marche (-53,7 milioni), Liguria (-74,6 milioni), Basilicata (-80,8 milioni) e Sardegna (-96,3 milioni).