(Teleborsa) – Da un paio di anni l’economia mondiale sembra essere entrata in una nuova Età dell’Oro, ben diversa da quelle conosciute nell’antichità. Se in varie epoche e civiltà, l’Età dell’Oro ha avuto come con denominatore l’essere un periodo di ricchezza e prosperità, oggi l’economia mondiale si trova in una fase di generale rallentamento, un periodo di passaggio, caratterizzato da difficoltà ed incertezze. Al conflitto fra Russia e Ucraina si sono aggiunte le tensioni in Medioriente, mentre il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha riproposto il tema del protezionismo e dato inizio ad una guerra dei dazi che può avere più vinti che vincitori.
E in questo quadro che il metallo prezioso è tornato in auge, grazie alla sua natura di bene rifugio ed a dispetto della concorrenza di altre tipologie di asset che, per periodo limitati, hanno fatto concorrenza all’Oro nella diversificazione dei portafogli. Ma qual è la situazione del mercato aurifero? E cosa ci si attende per il prossimo futuro?
Quotazioni sui massimi storici
L’Oro ha aggiornato anche oggi i suoi massimi di tutti i tempi: il prezzo spot sul mercato fisico si è spinto su un massimo di 2.922 dollari per oncia, mentre sul mercato future americano (Comex), il primo contratto scambiato in consegna ad aprile ha toccato un massimo oltre i 2.950 dollari l’oncia per poi attestarsi a 2.948 USD/Oncia (+0,67%).
La concorrenza del dollaro e del Bitcoin
Nel raggiungere i suoi nuovi massimi storici, l’Oro ha dovuto scalzare altri asset, che facevano concorrenza al prezioso nei portafogli degli investitori. Il primo è il dollaro, per lungo tempo acquistato per la sua natura di asset sicuro ed anche perché la politica monetaria USA è rimasta per lungo tempo (e sicuramente resterà) tendenzialmente restrittiva, a causa dell’elevata inflazione. Il periodo di aggiustamento al ribasso avviato dalla Fed è durato troppo poco, lasciando i tassi su livelli ancora elevati. Mentre la nuova impennata dell’inflazione (che non si arresta) ed i riflessi della guerra commerciale voluta da Trump renderanno la Fed più guardinga e sicuramente meno accomodante.
L’altro asset che, negli ultimi mesi, ha fatto concorrenza all’Oro è il Bitcoin, che da novembre ha quasi raddoppiato il suo valore, superando i 100mila dollari. Un trend che i “minatori” digitali hanno alimentato dopo la vittoria elettorale di Trump, sulla promessa di una regolamentazione meno stringente nei confronti delle cryptovalute. Promessa che ora sta perdendo appeal.
Le aspettative degli analisti
Secondo le più recenti previsioni degli analisti, l’Oro potrebbe oscillare attorno ai 3.000 dollari, soglia psicologica importantissima, per diversi mesi a venire, sostenuto dalle incertezze e tensioni geopolitiche. Ma appena un mese fa, gli analisti di Goldman Sachs avevano rivisto al ribasso le loro previsioni, spostando più avanti nel tempo il raggiungimento di tale soglia chiave.
Ottimisti gli analisti di Macquarie Group, che indicano una banda di oscillazione fra 2.650 e 3.000 dollari per il 2025, indicando il supporto delle banche centrali che continuano ad acquistare il metallo prezioso.
La domanda di oro e gli acquisti delle banche centrali
Indubbiamente la domanda forte ed i continui acquisti da parte delle banche centrali, insieme al tranding degli ETF, hanno avuto un ruolo nello spingere il metallo su nuovi massimi. Ma come si compone la domanda di oro?
La domanda totale di oro (compresi gli investimenti Over The Counter ovvero fuori dai mercati regolamentati) è aumentata nel 2024, raggiungendo un nuovo record di 4.974 tonnellate. Una domanda che è stata soddisfatta da una maggiore produzione mineraria (3.661 tonnellate) e soprattutto da un aumento del riciclo (1.370 tonnellate, +11%). E’ quanto emerge dagli ultimi dati del World Gold Council.
Le banche centrali hanno continuato ad accumulare oro a un ritmo elevato: gli acquisti hanno superato le 1.000 tonnellate per il terzo anno consecutivo, accelerando bruscamente nel quarto trimestre. La banca centrale polacca ha guidato il trend con 90 tonnellate di oro, ma anche le banche di diversi Mercati emergenti si sono distinte per acquisti cospicui.
Anche la domanda di oro per investimenti ha raggiunto il massimo degli ultimi quattro anni pari a 1.180 tonnellate (+25%). Gli ETF sull’oro hanno avuto un impatto considerevole: il 2024 ha segnato il primo anno dal 2020 in cui i flussi sono rimasti sostanzialmente invariati, in contrasto con i pesanti deflussi dei tre anni precedenti.
La domanda di lingotti e monete per l’intero anno è stata in linea con il 2023 a 1.186 tonnellate. La domanda proveniente dall’industria tecnologica, seppur marginale, ha contribuito alla crescita con 21 tonnellate (+7%) nel 2024, in gran parte guidata dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Unico dato negativo, a causa della fase di rallentamento dell’economia e della debolezza dei consumi, è stata la domanda di oro per gioielli: il consumo annuo è sceso dell’11% a 1.877 tonnellate.