(Teleborsa) – Ripartenza stentata e nuova impennata dei prezzi energetici, con conseguente impatto sull’inflazione, sui consumi e sugli investimenti, con l’industria in crisi ed i servizi che trainano poco. E’ questo il quadro tratteggiato dall’ultima Congiuntura flash del Centro Studi Confindustria, second cui, a inizio 2025, l’unico sostegno arriva dal taglio dei tassi.
Il PIL italiano , fermo nel 3° e 4° trimestre 2024, è atteso in lieve crescita. Sulle prospettive pesa però l’incertezza sui possibili dazi USA, che rischia di frenare scambi e investimenti.
Prosegue senza sosta l’aumento del prezzo del gas in Europa: 53 euro/mwh a febbraio il TTF, da 49 a gennaio (26 un anno fa). Imprese e famiglie pagheranno di più anche per l’elettricità, visto che il prezzo in Italia rimane legato strettamente al gas: PUN a 155 euro/mwh a febbraio, da 143 (88 un anno fa). La quotazione del petrolio, invece, è in calo (76 $/barile, da 79).
Con la crescita dei prezzi energetici aumenta l’inflazione. Nell’Eurozona i prezzi al consumo dell’energia sono ormai in rialzo (+1,8% annuo a gennaio) e la core alta e stabile (+2,7%): perciò l’inflazione è in aumento (+2,5%). In Italia, i prezzi dell’energia sono risaliti quasi allo zero (-0,7% annuo) e la core è ferma su valori più bassi (+1,6%): l’inflazione è pian piano cresciuta a +1,5% a inizio 2025, da un minimo di +0,7% nel corso del 2024.
Unica nota positiva il taglio dei tassi della BCE. A fine gennaio la BCE ha tagliato i tassi di un altro quarto di punto (2,75%, dal 4,00% iniziale), perché guarda all’inflazione sul medio termine, prevista in moderazione; secondo i mercati, ci saranno altri due tagli nel 2025. In Italia, il tasso per le imprese è sceso finora di oltre un punto (4,40% a dicembre, da un picco di 5,59%), ma il credito resta in calo (-2,3% annuo).
I Servizi proseguono una crescita striminzita, con il relativo PMI che a gennaio scende e resta appena in area espansiva (50,4 da 50,7), mentre l’industria è in affanno, come dimostra la produzione che è scesa a dicembre (-3,1%) ed il PMI che è rimasto su valori recessivi (46,3 da 46,2).
Gli investimenti faticano a ripartire. La fiducia delle imprese a gennaio sale di poco (95,7 da 95,3), su valori vicini alla media 2024, e l’incertezza si riduce appena. Lato domanda, a inizio 2025 i giudizi sugli ordini recuperano di poco nella manifattura, un po’ di più nei servizi. Nel complesso, gli investimenti delle imprese non sembrano ancora beneficiare della politica monetaria meno restrittiva.
Crescita incerta per i consumi. A dicembre si è avuto un recupero delle vendite al dettaglio (+0,8%), che ha limitato il calo nel 4° trimestre a -0,2%. A gennaio, la fiducia dei consumatori risale, pur su valori contenuti (98,2, da 96,3). L’ulteriore allentamento di politica monetaria stimola il canale del credito e il reddito totale è cresciuto nel 2024, ma l’indicatore ICC suggerisce una frenata a inizio 2025.
L’export tricolore ha mostrato una moderata risalita a dicembre (+1,9%), ma nel complesso del 2024 resta di poco negativo (-0,4% a prezzi correnti), a causa del calo delle vendite intra-UE (-1,9%), solo in parte bilanciato da un aumento extra-UE (+1,2%). Tra i settori, positive le dinamiche di farmaceutico e alimentari, negative quelle di automotive e pelletteria. Tra i paesi, calo nei primi mercati (Germania, USA, Francia), crescita in altre importanti destinazioni (Spagna, UK, Turchia).
Guardando al quadro internazionale, si evidenzia che l’industria delEurozona non riparte – PMI manifatturieri sono generalmente sotto la soglia di espansione eccetto che in Spagna, mentre in USA si evidenzia una ripresa dell’industria, ma la domanda interna è fiacca. Anche in Cina si segnala la frenata dei consumi, mentre la produzione industriale accelera di poco a novembre (+5,4% annuo, da +5,3%), trainata da high-tech (+8,7%) e attrezzature industriali (+7,8%).