(Teleborsa) – I primi 100 giorni della seconda presidenza di Donald Trump sono i peggiori per il mercato azionario statunitense dagli anni ’70, ovvero dal mandato di Richard Nixon.
I dati del Trump 2
Il calo del 7,9% dell’indice S&P 500, registrato tra il giuramento di Trump il 20 gennaio e la chiusura del 25 aprile, rappresenta la seconda peggiore performance nei primi 100 giorni dopo il crollo del 9,9% nel 1973 durante la presidenza Nixon, secondo dati di CFRA Research. Il calo di Wall Street durante la presidenza Nixon avvenne che una serie di misure economiche adottate per combattere l’inflazione provocarono la recessione del 1973-1975. Nixon si dimise poi nel 1974 a causa dello scandalo Watergate.
In media, l’S&P 500 sale del 2,1% nei primi 100 giorni di qualsiasi presidente, nei dati degli anni post-elettorali dal 1944 al 2020, sempre secondo i dati CFRA.
Le altre maggiori performance negative nei primi 100 giorni sono state quelle di Bush nel 2001 (-6,9%), Eisenhower nel 1953 (-5,8%) e Truman nel 1949 (-4,9%). Le migliori sono state quelle di Kennedy nel 1961 (+8,9%), Biden nel 2021 (+8,5%) e Obama nel 2009 (+8,4%).
L’inversione di trend
I cali di Wall Street degli ultimi mesi sono una netta inversione rispetto a quanto si è visto subito dopo la vittoria di Trump a novembre. Dal giorno delle elezioni al giorno dell’insediamento, l’S&P 500 è avanzato del 3,7%, secondo i dati CFRA.
Il cosiddetto Trump trade (aumento dei prezzi delle azioni, impennata dei rendimenti obbligazionari e rafforzamento del dollaro) si basava sul presupposto che Trump 2.0 sarebbe stata una presidenza favorevole alle imprese, caratterizzata da deregulation, tagli alle tasse e sostegno al settore tecnologico. Tuttavia, l’ossessione di Trump per i deficit commerciali e il suo abuso dei dazi come strumenti di negoziazione hanno infranto queste speranze.
Ad aprile, l’S&P 500 ha subito un crollo, perdendo il 10% in soli due giorni ed entrando brevemente in “bear market”, in seguito all’annuncio di Trump di dazi “reciproci”. Trump ha poi ritrattato parte di quell’annuncio, concedendo ai paesi una pausa di 90 giorni per rinegoziare gli accordi, il che ha placato alcune preoccupazioni degli investitori.
Le altre misure dei 100 giorni
Il tasso di approvazione di Trump, pari al 41%, è il più basso tra tutti i presidenti neoeletti nei primi 100 giorni, a partire almeno da Dwight Eisenhower, incluso il primo mandato di Trump, secondo un nuovo sondaggio della CNN condotto da SSRS. Il consenso per la gestione della presidenza da parte di Trump è sceso di 4 punti percentuali da marzo e di 7 punti rispetto a fine febbraio. Solo il 22% degli intervistati afferma di approvare fortemente la gestione della carica da parte di Trump, un nuovo minimo, e circa il doppio degli intervistati afferma di disapprovarla fortemente (45%).
Un altro dato significativo è che, durante i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, Trump ha emanato 137 ordini esecutivi, tre volte di più del presidente Biden, che era alle prese con una pandemia, e quasi dieci volte di più del presidente Clinton durante entrambi i suoi mandati, secondo un report di UniCredit. L’attuale ricorso di Trump agli ordini esecutivi è “impressionante” anche se confrontato con il suo primo mandato, quando ne adottò circa trenta. Bisogna tornare al 1933, quando Franklin D. Roosevelt era al potere, per trovare un presidente che abbia fatto ampio ricorso agli ordini esecutivi durante i suoi primi 100 giorni, ma ne emanò solo 99, subito dopo la Grande Depressione.