(Teleborsa) – “La tecnologia informatica impone una riconsiderazione dell’architettura istituzionale anche del mercato mobiliare“, mentre “la moneta non deve essere remunerata, come è stato preannunciato per l’euro digitale, se si vuole minimizzarne il possesso come mezzo di scambio e incentivarne l’investimento in strumenti finanziari indispensabili per la crescita reale”. Lo ha affermato Paolo Savona, presidente di Consob, nel suo settimo e ultimo Discorso al mercato da presidente dell’Autorità.
“Affinché si ristabilisca una catena pro attiva per la crescita reale – ha spiegato – occorre evitare che le monete private interferiscano nel processo, confermando senza esitazioni o equivoci che esiste una sola moneta dotata di potere liberatorio (legal tender) e strumento di protezione dei valori nel tempo, anche se assume la forma contabile digitale decentrata sotto controllo delle autorità per impedire eccessi e abusi”.
“Se gli Stati Uniti e la Cina non aderissero a un generale disegno di riforma monetaria internazionale, l’eurosistema potrebbe e dovrebbe fungere da naturale laboratorio sperimentale, chiamando a collaborare alla realizzazione tutte le forze disponibili”, ha detto il presidente di Consob.
Le possibili linee di azione sono, sostiene Savona, “trasformare l’euro dalla forma fisica e digitale a una a contabilità decentrata, ma conoscibile (quindi del tipo DLT e non Blockchain), alla quale attribuire la funzione di unica moneta elettronica dotata di caratteristiche più sicure rispetto all’attuale moneta fiduciaria bancaria e a minore rischio rispetto alle cryptocurrency”.
Di conseguenza, “i depositi bancari perderebbero la natura monetaria, liberando la banca centrale dal compito di garantire la solvibilità delle banche; non sarebbero più necessari lo schema di garanzia dei depositi fino a 100 mila euro e il mantenimento dell’attuale disparità di trattamento tra strumenti monetari e finanziari delle banche, come il non rimborso (bail-in) in caso di default delle altre forme di loro debito”. Inoltre, “si dovrebbe creare un’unica autorità di vigilanza finanziaria che svolga compiti di trasparenza e di correttezza legale delle contrattazioni, fungendo da principale consulente in materia del Parlamento e del Governo;
Sarebbe anche necessario, tra le altre cose, “creare un safe-asset europeo non per finanziare la spesa come previsto per gli eurobond, ma per governare la liquidità e contrastare con mezzi di mercato la competizione estera per acquisire il risparmio europeo, anche quella mossa dalle crypto” e “delegare alla BCE le decisioni di governo del cambio estero dell’euro anche al di là degli interventi contingenti già consentiti, per fronteggiare gli effetti del protezionismo e delle manipolazioni dei rapporti tra monete nazionali”.
Questo nuovo assetto monetario e finanziario – ha detto Savona – creerebbe “solide basi per ridurre la dipendenza europea dalle sorti del dollaro e incanalare l’abbondante risparmio europeo verso un suo uso produttivo, avviando una modifica del modello export-led in uno trainato dai consumi da parte dei 450 milioni di cittadini UE, per compensare con domanda interna la caduta delle esportazioni, come va facendo la Cina e ha tentato in passato l’Italia, che ora la ripropone”.
Per pervenire a questa architettura istituzionale è però “necessario superare la rigidità dei regimi di civil law nell’adattare l’attività regolatoria a mercati e tecnologie in continuo mutamento” e “necessario introdurre elementi di common law nelle funzioni regolatorie attribuite agli organi di vigilanza, accrescendo i loro poteri discrezionali, di cui già si avvale la Magistratura con le sue sentenze che fanno giurisprudenza”.