(Teleborsa) – Rimane sostanzialmente stabile il settore manifatturiero dell’eurozona, che resta in contrazione nel mese di giugno ma mostra segni di resilienza.
Secondo l’indagine HCOB PMI-S&P Global, l’indice PMI manifatturiero a giugno 2025 è salito a 49,5 punti, leggermente meglio dei 49,4 punti della stima preliminare. L’indicatore dello stato di salute del settore manifatturiero si conferma però ancora al di sotto della soglia dei 50 punti, che fa da spartiacque fra recessione ed espansione.
“I PMI nazionali di giugno mostrano uno scenario contrastante, con Irlanda e Grecia che hanno registrato ancora una volta i
miglioramenti più marcati nelle condizioni operative generali. Anche la Spagna e i Paesi Bassi hanno riportato un rafforzamento
delle prestazioni manifatturiere, con quest’ultima che ha registrato la ripresa più rapida da maggio 2024. Austria, Italia e Francia
hanno invece riportato un calo più veloce delle condizioni del settore manifatturiero. Anche le aziende manifatturiere in
Germania hanno segnalato a giugno una flessione sostenuta, ma la velocità della contrazione è stata solo marginale e la
minore da agosto 2022″, sottolinea il rapporto.
“Il settore manifatturiero mostra segnali di una certa stabilizzazione. Per il quarto mese consecutivo le aziende hanno aumentato lievemente la loro produzione, gli ordini ricevuti hanno terminato di diminuire e i tempi di consegna leggermente più lunghi indicano inoltre che la domanda sta aumentando leggermente – ha commentato Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso la Hamburg Commercial Bank -. Sullo sfondo di numerose incertezze (i dazi statunitensi, la crisi in Medio Oriente e la guerra in corso della Russia contro l’Ucraina) questo può certamente essere osservato come un segno di resilienza. Tutto ciò è però anche attribuibile al fatto che, dopo anni di recessione, il ciclo economico solitamente dopo un po’ cambia tendenza in quanto i vecchi macchinari devono essere sostituiti, le auto non possono più essere riparate, e la necessità di modernizzazione delle fabbriche non può essere ulteriormente rimandata”.