(Teleborsa) – I dati del primo semestre del mercato italiano del private equity e venture capital “riflettono purtroppo bene la situazione dell’economia italiana e internazionale, dove gli elementi di incertezza sono enormi – dalla guerra ai dazi e alle guerre commerciali e a tutte le incertezze che stiamo vivendo – e dove c’è anche un forte interesse all’investimento, alla crescita delle aziende e alla loro trasformazione per adeguarsi alle nuove tecnologie, oltre alla necessità di sviluppare settori come quello dell’armamento e della difesa che stanno tornando a essere importanti”. Lo ha detto Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, alla presentazione dei dati organizzata da AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) e PwC.
“L’andamento degli investimenti è relativamente positivo, perché esistono queste opportunità, ma c’è una difficoltà nel reperimento delle risorse perché i mercati vedono queste incertezze – ha aggiunto – In Italia abbiamo anche problemi strutturali sulla raccolta di capitale, che necessitano di un’azione forte per favorire il finanziamento di questo comparto, che sta diventando essenziale per il finanziamento delle imprese”.
Secondo Cipolletta, “c’è una forte esigenza di finanziamento delle imprese, c’è un’esistenza di capitale e risparmio forte, e c’è una forte difficoltà a far incontrare le due cose, cioè a incanalare questi soldi, e questo presuppone una moral suasion più forte da parte delle autorità e una semplificazione delle normative per favorire processi di finanziamento che si traducono in crescita e occupazione”.
Il presidente di AIFI auspica un maggiore coinvolgimento degli investitori istituzionali nel comparto, come fatto con successo da altri paesi. “La Francia è il paese che più di tutti ha utilizzato questo sistema e sappiamo come ha coinvolto il mondo assicurativo e bancario attraverso istituzioni come Caisse des depots per far sì che gli investitori istituzionali investano più direttamente in operatori di carattere nazionale, che hanno la capacità di intervenire sulle PMI. C’è una sorta di specializzazione dove i grandi fondi esteri investono nelle grandi imperse e grandi deal, perché non hanno la capacità di analizzare le imprese più piccole, la cui analisi presuppone più vicinanza agli imprenditori.
“Servono fondi locali e più piccoli che hanno però difficoltà a trovare finanziamenti – ha spiegato – Un’operazione di governo e autorità può essere fatta, da un lato con una presenza di CDP più importante e con modalità più friendly del mercato, e in secondo luogo favorendo i grandi investitori delle assicurazioni assicurando loro un minor assorbimento di capitale con procedure che consentono loro di investire”.
Secondo Cipolletta, “è importante che il mondo della politica capisca che questo settore fa crescere il sistema economico. Con la riforma della normativa della corporate governance, il governo ha puntato quasi tutto sulla quotazione in Borsa delle aziende, ma in un mercato come quello italiano dove il segmento è piccolo è allora necessario che il private capital assuma una dimensione più grande a beneficio del paese“.