(Teleborsa) – Con 17 voti favorevoli, 6 contrari e 2 astensioni, la Commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo ha approvato la sua posizione su una serie di modifiche ai requisiti di reporting sulla sostenibilità e di due diligence per le aziende, con l’obiettivo di avere regole più semplici per un minor numero di aziende.
Riduzione del reporting sociale e ambientale
La Commissione aveva originariamente proposto di ridurre dell’80% il numero di aziende tenute a redigere il reporting sociale e ambientale, mentre i deputati vogliono ridurre ulteriormente l’ambito di applicazione per includere solo le aziende con una media di oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro. Ciò si applicherebbe anche al reporting sulla sostenibilità ai sensi delle norme sulla tassonomia (ovvero una classificazione degli investimenti sostenibili).
Per le aziende non più soggette alle norme, il reporting sarebbe volontario, in linea con le linee guida della Commissione. Per evitare che le grandi aziende trasferiscano i propri obblighi di reporting ai partner commerciali più piccoli, questi ultimi non sarebbero autorizzati a richiedere informazioni che vadano oltre gli standard volontari.
La Commissione istituirebbe inoltre un portale digitale per le aziende, con accesso gratuito a modelli, linee guida e informazioni su tutti gli obblighi di rendicontazione dell’UE, a integrazione dello Sportello Unico Europeo.
Due diligence solo per le grandi aziende
Secondo i deputati, le norme sulla due diligence che impongono alle aziende di prevenire e limitare il loro impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente dovrebbero applicarsi solo alle grandi imprese dell’UE con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a 1,5 miliardi di euro, e alle imprese straniere con un fatturato netto nell’UE superiore alla stessa soglia.
Invece di chiedere sistematicamente ai propri partner commerciali le informazioni necessarie per le loro valutazioni di due diligence, i deputati chiedono che queste grandi aziende adottino un approccio basato sul rischio, richiedendo le informazioni necessarie solo quando vi è la plausibile prospettiva di un impatto negativo sulle attività dei loro partner commerciali. Le aziende sarebbero comunque tenute a preparare un piano di transizione che allinei la propria strategia a un’economia sostenibile e all’accordo di Parigi.
Le imprese dovrebbero essere responsabili dei danni causati da violazioni degli obblighi di due diligence ai sensi del diritto nazionale, piuttosto che a livello UE. Il livello massimo della sanzione per le aziende inadempienti rimarrebbe al 5% del loro fatturato globale e la Commissione e gli Stati membri dell’UE dovrebbero fornire orientamenti alle autorità nazionali in merito a tali sanzioni.
Prossimi passi
Se il Parlamento approvasse il mandato della commissione nella prossima sessione plenaria, i deputati e i governi dell’UE dovrebbero avviare i negoziati sul testo definitivo della legislazione il 24 ottobre.