(Teleborsa) – Il rame rintraccia leggermente leggermente dopo la sua corsa, che ha segnato un altro rialzo nella seduta di ieri, con gli investitori oggi più cauti in vista dei dati statunitensi sul mercato del lavoro che saranno analizzati attentamente per individuare segnali sulla direzione dei tassi di interesse negli Stati Uniti, dopo il taglio della settimana scorsa da parte della Fed.
I prezzi e i dati in uscita
I futures a tre mesi sono scesi sotto gli 11.600 dollari la tonnellata sul London Metal Exchange, dopo aver guadagnato oltre l’1% lunedì.
Gli analisti prevedono che il rapporto sull’occupazione statunitense, in uscita oggi pomeriggio, mostrerà un mercato del lavoro debole, il che potrebbe potenzialmente favorire una politica monetaria più accomodante. Secondo lo strumento FedWatch del CME, gli operatori stimano una probabilità del 76% di un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base negli Stati Uniti a gennaio, e alcuni prevedono due tagli.
La pausa odierna arriva comunque dopo un significativo rally quest’anno, con il rame che è aumentato di circa un terzo nel 2025 ed è in procinto di raggiungere il massimo annuale dal 2009. L’impennata è stata sostenuta dalle difficoltà di approvvigionamento in alcune delle più grandi miniere del mondo, nonché dalle aspettative che l’amministrazione Trump possa imporre dazi sul metallo raffinato.
Le previsioni degli analisti
Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le sue previsioni sul prezzo del rame per il prossimo anno, affermando che un potenziale freno alle importazioni da parte degli Stati Uniti è considerato meno probabile nella prima metà del prossimo anno, consentendo una finestra per le spedizioni prima di qualsiasi restrizione. “Le aspettative di un futuro dazio dovrebbero mantenere il prezzo del rame statunitense a un prezzo superiore a quello del LME e stimolare l’accumulo di scorte negli Stati Uniti”, hanno scritto gli analisti in una nota, alzando le loro previsioni per il 2026 a 11.400 dollari a tonnellata da 10.650 dollari.
Citi prevede invece che i prezzi del metallo rosso saliranno alle stelle, trainati dalla maggiore domanda derivante dai settori della transizione energetica e dell’intelligenza artificiale. La banca d’affari prevede che il rame raggiungerà i 13.000 dollari a tonnellata all’inizio del 2026 e persino i 15.000 dollari entro il secondo trimestre del prossimo anno. Secondo Citi, i deficit di rame previsti, dovuti alla limitata offerta mineraria e al continuo “accumulo” di rame negli Stati Uniti a causa delle opportunità di arbitraggio, dovrebbero contribuire all’impennata dei prezzi: “Prevediamo che gli Stati Uniti accumuleranno scorte globali di rame e, in uno scenario rialzista, attingeranno ulteriormente alle scorte ex-USA esaurite”, si legge in una nota.
ING prevede un aumento dei prezzi a 12.000 dollari a tonnellata nel secondo trimestre del prossimo anno, spiegando che l’aumento dei prezzi del rame è destinato a ridurre i margini nei settori ad alta intensità energetica.
(Foto: © Anglo American Plc)
