(Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione di Warner Bros Discovery ha respinto l’offerta ostile da 108,4 miliardi di dollari presentata da Paramount Skydance, giudicandola priva di adeguate garanzie di finanziamento e caratterizzata da “numerosi e significativi rischi”. La decisione è stata comunicata in una lettera agli azionisti, diffusa tramite un deposito regolamentare, nella quale il board ha affermato che Paramount avrebbe “ripetutamente fuorviato” gli azionisti sostenendo che l’offerta in contanti da 30 dollari per azione fosse interamente garantita dalla famiglia Ellison, guidata dal fondatore di Oracle, Larry Ellison. Secondo il consiglio, tale garanzia “non esiste e non è mai esistita”.
Il board di Warner Bros Discovery ha definito l’offerta di Paramount “inferiore” rispetto all’accordo di fusione già sottoscritto con Netflix. L’operazione proposta dal gruppo di streaming prevede un corrispettivo di 27,75 dollari per azione per gli studi cinematografici e televisivi di Warner Bros, per la library e per il servizio HBO Max. Il consiglio ha sottolineato che si tratta di un accordo vincolante, che non richiede finanziamenti in equity e che si fonda su impegni di debito considerati solidi. Netflix, da parte sua, ha già fatto sapere che manterrà le attuali operazioni di Warner Bros, incluse le uscite cinematografiche. L’accordo punta inoltre a generare valore per gli azionisti, con sinergie di costo stimate in almeno 2-3 miliardi di dollari l’anno entro il terzo esercizio e un impatto positivo sull’utile per azione già dal secondo anno. Il presidente di Warner, Samuel Di Piazza, ha dichiarato che la data dell’assemblea degli azionisti non è ancora stata fissata, ma che il voto è atteso tra la primavera e l’inizio dell’estate.
La notizia ha avuto un impatto immediato sui mercati: i titoli Warner Bros Discovery hanno ceduto l’1,4% nel premarket a 28,5 dollari, mentre Netflix ha guadagnato l’1,5% e Paramount ha perso l’1,8%. Paramount ha sostenuto di aver predisposto un finanziamento “a prova di bomba”, con 41 miliardi di dollari di nuovo capitale e 54 miliardi di dollari di impegni di debito. Tuttavia, Warner Bros ha replicato che l’ultima proposta – sostenuta finanziariamente dai fondi sovrani di Arabia Saudita, Qatar e Abu Dhabi, ma non più da Affinity Partner, il private equity guidato dal genero del presidente Trump, Jared Kushner – include un impegno di equity non garantito direttamente dalla famiglia Ellison, ma da un Lawrence J. Ellison Revocable Trust descritto come “opaco e sconosciuto”.
Il consiglio ha inoltre espresso dubbi sulla solidità finanziaria di Paramount, osservando che l’operazione porterebbe a un rapporto debito/risultato operativo pari a 6,8 volte, con “virtualmente nessun flusso di cassa libero”. Netflix, al contrario, viene descritta come una società con una capitalizzazione superiore a 400 miliardi di dollari e un bilancio investment grade, oltre ad aver offerto una break-up fee di 5,8 miliardi di dollari. Paramount, però, non ha mollato la presa e ha deciso di continuare a rivendicare la propria offerta come più vantaggiosa per azionisti e industria, lasciando aperta una partita che resta condizionata anche dalle incertezze regolatorie e politiche in cui potrebbe giocare un ruolo anche l’imprevedibilità del presidente Trump, che ha già espresso dubbi sull’operazione Netflix-Warner per i profili antitrust, ma ha anche attaccato lo show “60 Minute”, che fa capo a Paramount.
