(Teleborsa) – No, l’arte italiana contemporanea non è più circoscritta entro i confini nazionali oramai da tempo: una conquista importante per il nostro Paese grazie a nomi di richiamo come Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft, Rosa Barba, Monica Bonvicini o Enrico David, ben rappresentati e conosciuti all’estero.
Secondo il report BBS Lombard riguardante la visibilità internazionale dell’arte italiana, emerge che su 76 musei esteri esaminati, l’Italia è presente in 61 collezioni permanenti, e – nel dettaglio – sono 51 i nomi più ricorrenti degli artisti nati dopo il 1960.
La presenza di artisti italiani presso la Biennale di Venezia si è attestata ad un 5% tra il 2007 e il 2019 per poi crescere fino al 12% nell’Esposizione internazionale del 2022 e quest’anno, sotto la direzione di Adriano Pedrosa, i nostri hanno pienamente incarnato il tema scelto, Foreigners Everywhere.
Tra le sale riservate al Nucleo Storico, infatti, una è dedicata alla diaspora degli artisti italiani che, lasciata la loro terra d’origine, hanno abbracciato una nuova cultura influenzandola attraverso la loro visione e costruendo carriere importanti tra gli Stati Uniti e l’America Latina, tra Asia e Europa ricoprendo un ruolo assolutamente di spicco nello sviluppo del Modernismo fuori dai nostri confini.
Angelo Accardi è stato scelto – con Icarus’ Dream – tra gli otto artisti internazionali selezionati per esporre alla mostra intitolata “Nemo Propheta in Patria”. Operando un parallelismo sul ruolo sociale riservato al profeta, come anticipatore dei tempi, visionario e lungimirante, anche l’artista sperimenta il disagio e il senso di claustrofobia nel proprio mondo – la sua patria, la sua comfort zone culturale – ed emigra verso nuovi orizzonti geografici, temporali, fisici e intangibili, per trovare il proprio Lebensraum.
Accardi è noto per le sue opere spiazzanti, destabilizzanti, imprevedibili, fatte di struzzi, comparsi dagli inizi del 2000, ed elementi della cultura POP sapientemente decontestualizzati, per ricordare al mondo intero che la sensazione di essere fuori posto – ben strutturata nell’opera Misplaced che nel 2018 è stata esposta alla Eden Fine Art Mayfair di Londra – è strettamente connessa con la paura di essere immersi, invischiati e trascinati giù nelle sabbie mobili della modernità liquida teorizzata da Zygmunt Bauman, dove l’esperienza personale e le relazioni interpersonali si decompongono e ricompongono in modo vacillante, instabile, rapidissimo e volatile.
L’artista originario di Sapri, in Campania, classe 1964, vanta, tra i suoi successi più recenti, la copertina del prestigioso Atlante dell’Arte Contemporanea Corporate Patron del Metropolitan Museum of Art di New York, presentato lo scorso 25 maggio presso la Bonnie J. Sacerdote Lecture Hall del Metropolitan Museum of Art a New York. Il MET, semplicemente il più importante museo del mondo, ha omaggiato l’arte di Accardi scegliendo come cover la scultura Violet, dedicata alle Veneri di colore come Angela David o Beyoncé, diventate iconiche per aver combattuto la disuguaglianza, le ingiustizie, gli stereotipi e i gap più discriminatori imponendo la propria volontà di cambiamento. Il colore viola dei voluminosi capelli della scultura in resina poliuretanica verniciata e alluminio laccato, si rifà all’omonimo romanzo di Alice Walker del 1982 (vincitore del Premio Pulitzer e del National Book Award nel 1983) dove si narrano le vicissitudini di una donna afroamericana del sud degli Stati Uniti che, in una serie di lettere a Dio e alla sorella da cui è stata separata anni prima, ripercorre un passato fatto di abusi, violenze e atrocità per accettare un presente e un futuro fatti di scelte coraggiose, sfide alle convenzioni, e incertezza.
Riprendendo Bauman, se dunque il cambiamento è l’unico elemento permanente della società liquida, e l’incertezza è la nostra unica certezza, con Icarus’ Dream – in mostra dal 4 settembre al 24 novembre 2024 presso il seicentesco Palazzo Donà dalle Rose di Venezia – Accardi indaga la tensione contemporanea tra libertà e controllo, attraverso materiali, spessori, consistenze diverse e la firma di un artista abituato a esplorare la complessità della vita moderna attraverso un linguaggio visivo ricco e stratificato.
Le grandi sculture di struzzi neri, simboli di guardiani delle soglie della libertà, si contrappongono agli struzzi confinati in voliere dorate, metafora dei sognatori intrappolati in una realtà scintillante ma limitante, nell’ambito di un prezioso e per nulla scontato omaggio agli anni ’80, tra i decenni più controversi del nostro tempo quando gli anni di piombo erano finiti e le ideologie si trasformavano, si superavano, lasciando spazio a nuovi linguaggi e nuove incertezze, libertà mai provate prima e gabbie all’epoca ancora invisibili.
La mostra, supportata dallo sponsor 1 Attimo in Forma da sempre dedicata allo sviluppo di arte e benessere, è accompagnata da un catalogo disponibile presso il bookshop di Palazzo Donà dalle Rose.