(Teleborsa) – La sostenibilità sta diventando una parola d’ordine in più settori economici, ma è in quello alimentare che assume un’importanza vitale. Secondo le stime di Quantis, il 100% dei manager intervistati e operanti nel settore del marketing di aziende alimentari ha riscontrato dei cambiamenti nelle abitudini di acquisto dei consumatori. In base a quanto osservato, infatti, i clienti sono sempre più interessati a prodotti sostenibili, dichiarandosi disposti anche a spendere di più per ottenerli. Questa crescente consapevolezza dei consumatori, insieme alle pressioni normative e ai cambiamenti climatici, spinge le aziende a dover rivedere le loro strategie in ottica di sostenibilità.
L’ultimo studio Recipe for Transformation pubblicato da Quantis, società di BCG con approccio scientifico e leader nel campo della sostenibilità, si propone di offrire una panoramica dettagliata sulle sfide e le opportunità che il settore del food & beverage deve affrontare per realizzare una transizione sostenibile. La ricerca, condotta in collaborazione con Sapio Research, ha coinvolto oltre 600 manager e dirigenti di aziende del settore alimentare (sia negli Stati Uniti che in Europa).
Emerge da subito una nota di incertezza, infatti, solo il 30% dei manager interpellati si dice fiducioso del fatto che la propria azienda possa raggiungere gli obiettivi di sostenibilità entro il 2030. Un dato che pone in evidenza l’incertezza che ancora pervade molte realtà su questo tema.
“Siamo entusiasti che in Italia, secondo il campione interpellato, la sostenibilità fino qui sia stata costruita “dal basso”, grazie ad una diffusa attivazione trasversale in azienda: metà del campione nazionale ha infatti dichiarato di poter contare su KPI di sostenibilità da oltre un anno, contro il 38% su scala globale e grazie anche all’ingaggio della catena del valore” commenta Davide Tonon, Direttore di Quantis Italia. “Proprio su questo punto vorrei approfondire a partire dal mio osservatorio sul settore nel nostro paese, dove sempre di più vediamo il diffondersi di Bonus C- level legati a KPI di decarbonizzazione: una leva determinante e di successo”.
La scelta delle priorità per un futuro sostenibile
Per poter operare questa trasformazione entro la fine del decennio, è necessario che le aziende sappiano darsi delle priorità d’azione, individuando delle aree chiave su cui intervenire.
Il 24% dei rispondenti italiani e il 19% di quelli esteri ritengono sia prioritario avviare una valutazione del proprio portafoglio prodotti per capire quali (comprese ricette e imballaggi) promuovere, riprogettare o eliminare, e come. In particolare, è sul packaging che il 67% dei manager italiani (e il 62% a livello globale) vede uno dei punti principali di intervento.
Questa attenzione riflette l’urgenza di ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti plastici e di promuovere soluzioni più ecologiche. Un’attenzione alimentata anche dalla necessità di ridurre gli sprechi alimentari, indicata dal 53% degli intervistati in Italia e dal 57% di quelli all’estero come prioritaria.
Le principali sfide del settore
Tra le sfide più significative da affrontare spicca, secondo il 37% degli italiani e il 42% dei rispondenti globali, la complessità che caratterizza la supply chain. Anche gli investimenti necessari per poter sostenere questa trasformazione rimangono un tema aperto: mediamente, infatti, nei diversi dipartimenti la quota del bilancio annuale destinata ad investimenti finalizzati alla riduzione degli impatti ambientali corrisponde appena al 12,5% su scala globale. Elementi che sottolineano la necessità di continuare a investire in tecnologie e pratiche innovative per affrontare le complessità operative e migliorare la trasparenza e l’efficienza lungo tutta la filiera.
Coinvolgimento e collaborazione trasversale
Anche un coinvolgimento attivo della leadership e una collaborazione tra le diverse funzioni aziendali sono fondamentali per avviare questo cambiamento. Il 34 % degli intervistati italiani e il 32% di quelli a livello globale sottolineano come la creazione di un clima di collaborazione e di condivisione siano elementi chiave per poter creare un ambiente in cui pratiche più sostenibili siano in grado di mettere radici. Inoltre, il 45% dei rispondenti (sia a livello italiano che globale) ritengono che le normative siano tra i principali driver per poter avviare una transizione responsabile.
La sostenibilità come opportunità strategica
Una trasformazione sostenibile nel settore food & beverage è anche un’opportunità strategica per le aziende che vogliono rimanere competitive e resilienti di fronte alle sfide globali. I dati raccolti mostrano una forte convergenza tra i manager italiani e quelli internazionali sull’importanza di normative rigorose, cultura aziendale e risparmio sui costi come driver chiave per il cambiamento. Con priorità come il redesign del portafoglio prodotti, l’agricoltura rigenerativa e l’adozione di alimenti a base vegetale (che secondo il 32% degli intervistati italiani sono fondamentali), l’Italia dimostra di essere all’avanguardia in questo percorso.
“Vediamo con chiarezza ed apprezziamo l’impegno ed i risultati del settore F&B nella direzione dell’allineamento ai limiti planetari. Il prossimo passo dovrà essere nel passaggio da un approccio a silos all’integrazione della sostenibilità nelle scelte e nell’operatività quotidiana di tutte le funzioni aziendali” conclude Davide Tonon. “Le previsioni indicano il rischio per le aziende del settore alimentare di perdere fino al 26% del proprio valore se non agiscono rapidamente, in modo efficace ed efficiente. Resta ancora molto da fare: affinché alla sostenibilità vengano dedicati budget più rilevanti e si possa conseguire una trasformazione di impatto misurabile e duraturo, continuano ad essere necessarie la collaborazione con la leadership tra i dipartimenti e con i partner strategici e l’impegno sulle tre direttrici del redesign sostenibile del portafoglio prodotti, l’agricoltura rigenerativa ed il plant based”.
(Foto: Lukas Budimaier on Unsplash)