(Teleborsa) – Il 70% dei manager nel Paese dichiara che la propria azienda prevede delle attività volte alla promozione di comportamenti etici, ma solo il 39% ha percepito un miglioramento degli standard di integrità negli ultimi due anni. È quanto emerge dai principali risultati emersi dall’EY Global Integrity Report 2024 – l’indagine che ha sondato le opinioni di oltre 5000 membri di consigli di amministrazione, manager e professionisti in oltre 50 Paesi, inclusa l’Italia – sottolinenando che le aziende italiane considerano una priorità di business l’etica e l’integrità aziendali, ma si può fare di più.
Un dato che riflette un tema importante: se da un lato le aziende italiane pongono l’integrità aziendale al centro delle proprie priorità, infatti, esistono delle sfide oggettive che ne rendono complessa l’attuazione, anche in virtù dell’attuale contesto geopolitico instabile. Lo conferma 1 manager su 2 che ritiene che sia sempre più complesso mantenere alti gli standard di integrità in un’epoca di rapide e grandi trasformazioni nonché di incertezze economiche.
Fabrizio Santaloja, EMEIA Leader di EY Forensics&Integrity Services, commenta “La business integrity, in Italia, è per adesso una scommessa vinta a metà. Se, da un lato, i recenti indirizzi normativi, le regolamentazioni di settore, i codici di comportamento delle aziende e le scelte di investimento considerano l’etica negli affari questione prioritaria, c’è da valutare quanto realmente, poi, i comportamenti riflettano nella realtà questi principi virtuosi. E i dati confermano che c’è ancora strada da fare”.
Il 21% delle aziende italiane coinvolte nell’indagine EY ha riscontrato casi di comportamenti non etici nel corso degli ultimi due anni. Nello specifico, per il 24% si era trattato di casi di corruzione, per il 19% di frodi e furti e per il 10% di violazioni della sicurezza dei dati (contro il 21% a livello mondiale). Di tutti questi casi, l’81% ha riguardato terze parti (con un’incidenza del 20% superiore alla media mondiale), nonostante il 75% degli intervistati in realtà sia convinto che i partner della propria organizzazione si comportino eticamente e seguano i codici di condotta.
In questo contesto, continua il report, il panorama italiano sulle tematiche di whistleblowing presenta ancora margini di miglioramento sia in termini di sicurezza sia di facilità di utilizzo dei sistemi di segnalazione di condotte illecite. A questo proposito, solo il 29% dei rispondenti testimonia che ci siano stati progressi in questo ambito. L’implementazione di un sistema di whistleblowing efficace è indicativa dell’impegno delle aziende nei confronti della promozione dell’integrità e dell’etica. Tuttavia, il 45% dei rispondenti ha dichiarato di aver percepito una certa pressione nell’effettuare una segnalazione. Un dato comunque inferire al 54% registrato a livello mondiale. Dati che provano una difficoltà nella cultura aziendale, come conferma il 35% degli intervistati secondo cui la propria azienda non fornisce programmi di training sul tema dell’etica e integrità per la formazione del personale.
Sempre in riferimento alla gestione della business integrity, sotto i profili più tecnologici e digitali l’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel business sta trasformando il modo in cui le realtà aziendali operano, migliorandone l’efficienza e l’accuratezza. Infatti, l’88% dei rispondenti ha dichiarato che la propria azienda abbia già adottato o si stia preparando a adottare determinati strumenti legati all’AI nei propri processi. Nonostante le potenziali opportunità di questa tecnologia, è richiesta anche una gestione attenta per affrontare le eventuali sfide etiche e di governance. Infatti, il 90% delle aziende italiane sta già affrontando proattivamente i rischi di frode e privacy legati all’AI, dimostrando un impegno concreto verso un utilizzo etico e responsabile delle nuove tecnologie.
Anche nell’ambito della trasparenza e della comunicazione relativa a temi prioritari per le aziende del Paese, esistono ancora degli ostacoli significativi e su cui occorre consolidare le pratiche in materia. Le questioni legate agli ESG (Environmental, Social, Governance), ad esempio, sono ormai di prioritaria importanza per le aziende, ma solo il 54% ritiene che le proprie organizzazioni comunichino chiaramente e in modo appropriato le iniziative su temi ambientali, sociali e di governance. Sebbene oltre il 60% confermi un allineamento tra le dichiarazioni e le azioni ESG sempre in ambito business, il 51% riconosce che la leadership dovrebbe rafforzare ulteriormente l’integrità in questo ambito e più del 30% auspica una maggiore trasparenza nella comunicazione con obiettivi ESG definiti e misurabili.