(Teleborsa) – Gli industriali dell’automotive sono pronti a “una proposta da portare a tutti i partiti. Una manifestazione degli imprenditori dove si va a dire: o cambiate lo scenario o o vi diamo le chiavi delle aziende. Leviamoci dalla testa l’idea che il sistema si salva, così il sistema crolla”. Lo stop alla Cig a fine anno “sarà lo scacco matto, al 31 dicembre si chiudono le aziende. Chiederò a tutte le territoriali dove ci sono fabbriche e filiere automotive di fare una grande mobilitazione degli imprenditori. Faremo una manifestazione pubblica, forte, degli imprenditori che diranno: o le regole le condividiamo o, capite, queste sono le chiavi delle imprese. Ve le portiamo perché tanto qui non c’è più prospettiva”. Con Unindustria per gli industriali del Lazio, dove è forte la filiera dell’automotive, e da Cassino dove preoccupa il rallentamento della produzione di Stellantis come per gli stabilimenti in altre regioni, in una intervista all’Ansa il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo rilancia l’allarme della filiera dell’automotive annunciando una mobilitazione e sottolineando la necessità di “strumenti straordinari” per la transizione.
Un appello che arriva dopo le ulteriori preoccupazioni emerse negli ultimi giorni: “la crisi del mercato dell’auto che è registrata anche da Stellantis” con gli ultimi dati sulla produzione, “il segnale di Volkswagen che chiude stabilimenti in casa”, la ripresa degli stabilimenti Stellantis a settembre come a Cassino dove “è sicuramente più lenta: sappiamo che il numero di vetture prodotte è bassissimo”. Lo scenario da cambiare – spiega Borgomeo – è quello “ideologico” che in Europa “ha determinato una crisi in un settore industriale rilevantissimo”, per lo stop al motore endotermico dal 2035 e l’obbligo di euro 7 per le immatricolazioni da luglio 2025. “Come disse Marchionne noi siamo pronti a costruire una transizione verso le auto elettriche ma deve esserci una effettiva produzione di energia da fonti rinnovabili, altrimenti è tutto finto. È una truffa perché parliamo comunque di energia da fossile – ha detto Borgomeo –. E il prezzo industriale, sociale, economico è altissimo: il sistema crolla”.
In tale scenario gli industriali lanciano un appello alla politica “da tutti i Comuni e le Regioni dove ci sono stabilimenti auto e imprese della filiera”, e puntano ad allargarlo in Europa “per rivolgersi a Bruxelles” coinvolgendo le imprese dei Paesi dove la filiera è più forte. “La nostra proposta – spiega Borgomeo – è molto semplice. Noi vogliamo che al 2035 tutto il parco auto europeo sia almeno euro 6: porterebbe un miglioramento enorme dal punto di vista delle emissioni e più sicurezza mantenendo in vita una filiera e le fabbriche che nel frattempo si orienteranno verso altro”. Al contrario, con lo stop al motore endotermico “si venderanno solo macchine elettriche ma ci sarà un parco auto che avrà trent’anni, ammazzando l’industria e danneggiando anche i consumatori”. Gli industriali chiedono poi al Governo “strumenti straordinari per gestire una transizione che ci sarà comunque, anche se riuscissimo a rallentarla o a modificarla. Anche con una transizione più intelligente non ci sarà capienza per l’attuale filiera dell’automotive, dovranno diversificare. Serve la cassa integrazione che a fine anno non ci sarà più: abbiamo bisogno di tempo, non possiamo permetterci crisi e perdita di competenze. Servono centri di ricerca e sviluppo per favorire un cambiamento di processo produttivo e di prodotto e quindi mi serve fare ricerca e sviluppo. E servono risorse evidentemente perché serviranno degli investimenti. Per la filiera tutto questo è cruciale”.
Bene il modello Zes al Sud ma – afferma Borgomeo – “la filiera è trasversale rispetto ai territori”. C’è il tavolo per l’automotive voluto dal ministro Urso al Mimit, c’è fiducia? “
“Qualunque iniziativa è ben accetta” ha detto Borgomeo commentando l’istituzione del tavolo per l’automotive voluto dal ministro Urso al Mimit ma avverte: “se pensiamo che le case automobilistiche debbano fare qualcosa che è contrario al mercato, allora non lo faranno”. Il ragionamento degli industriali coinvolge la stessa politica perché – evidenzia Borgomeo – “una crisi industriale così pesante non impatta solo sull’economia e sui risvolti sociali ma anche sulla politica stessa: le conseguenze del non guardare con attenzione, del non fermarsi a riflettere, saranno anche di tipo politico perché nella politica aprono spazi a estremismi che si candidano a governare: è frutto del disinteresse verso le scelte industriali. È quello, per esempio, che sta accadendo in Germania”. La politica industriale – conclude – è un problema di sopravvivenza anche per la politica”.