(Teleborsa) – Prezzi dell’energia persistentemente elevati stanno mettendo sotto pressione l’industria in tutta Europa, in particolar modo in Germania ed Italia. Minacciando la competitività delle imprese, il prezzo dell’energia avrà immancabilmente un costo anche in termini di occupazione. E’ quanto emerge da una ricerca a firma Gert Bijnens, John Hutchinson e Arthur Saint Guilhem, intitolata “How enduring high energy prices could affect jobs” e pubblicata sul blog della BCE.
“Gli elevati costi energetici minacciano la competitività delle imprese europee e gravano sull’occupazione”, affermano i tre autori, indicando che un aumento permanente del 10% del prezzo dell’elettricità potrebbe ridurre l’occupazione fra l’1% ed il 2% in settori ad alta intensità energetica (chimico, metallurgico, cemento), secndo una analisi condotta sui i bilanci di circa 200.000 aziende manifatturiere in Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito.
E il danno potrebbe essere ancora maggiore, oltre agli effetti diretti stimati, dobbiamo anche considerare la perdita di posti di lavoro in settori indirettamente interessati, come i servizi. L’evidenza empirica suggerisce che i posti di lavoro nel settore manifatturiero high-tech creano una maggiore domanda di servizi locali non commerciabili, come l’ospitalità e il commercio al dettaglio nelle vicinanze. Ad esempio, la perdita di un posto di lavoro in un’azienda ad alta tecnologia e ad alta intensità energetica può causare la perdita di fino a cinque posti di lavoro aggiuntivi nei servizi. Questi effetti sono ancora più significativi nelle aree ad alta intensità energetica, come la Germania ed il Nord Italia.
Come possiamo mitigare questi effetti negativi sull’occupazione? La soluzione ideale sarebbe quella di disporre di energia più economica e pulita il prima possibile. Ciò sosterrebbe la competitività del settore manifatturiero e preserverebbe i posti di lavoro. Tuttavia, la transizione richiederà tempo e il mercato del lavoro ne risentirà. Ecco perchè la flessibilità del mercato del lavoro è un altro fattore critico per gestire la transizione. La capacità dei lavoratori di spostarsi tra settori e regioni e di adattarsi alle nuove competenze richieste attenuerebbe la perturbazione e nuovi posti di lavoro potrebbero emergere in luoghi diversi e richiedere competenze diverse, rendendo necessari solidi sistemi di supporto alla riqualificazione e alla mobilità.
In conclusione, dunque, la disponibilità di energia più economica e pulita, politiche di riqualificazione dei lavoratori e flessibilità del mercato del lavoro potrebbero contribuire ad affrontare queste sfide.