(Teleborsa) – La politica protezionistica di Donald Trump avrà un “effetto chiaramente negativo” sull’economia globale. Tuttavia, occorrerà “esaminare come evolverà la situazione” sotto ogni punto di vista (deregolamentazione, tagli fiscali, stop imnmigrazione, ecc). È il parere espresso da Philip Lane, capo economista della BCE, in una intervista a Les Echos.
“Per quanto riguarda l’effetto netto di tutte queste politiche sull’economia statunitense, – ha sottolineato Lane – ci saranno forze in entrambe le direzioni, ma l’effetto netto del protezionismo sull’economia globale è chiaramente negativo. La questione più importante è che un aumento del protezionismo è dannoso per l’economia mondiale”.
Parlando del possibile impatto sulla Zona Euro, Lane ha affermato che “la portata del problema dipende in realtà da quanto è diffuso il protezionismo e dalla rapidità con cui viene attuato”. In particolare, “se l’aumento delle tariffe sarà rapido e universale”, l’esperto ritiene che il ” rischio di una grave interruzione sarà molto alto”, in caso contrario, “genererà ancora molta incertezza” e questa “potrebbe inibire gli investimenti in Europa e rendere i consumatori riluttanti a spendere”.
Il banchiere non ha voluto fare commenti precisi in merito all’impatto che questa politica avrà sulle scelte della Fed e della BCE, limitandosi ad affermare che le decisioni saranno assunte in autonomia “per garantire la stabilità dei prezzi in Europa” e che il tasso di cambio euro/dollaro “è un fattore, ma il solo”, mentre il differenziale di inflazione andrebbe valutato attentamente in base agli effetti che il protezionismo ha sui prezzi interni ed esterni ed agli scambi commerciali che non sono solo verso gli USA.
A proposito della possibilità di una fuga di capitali verso gli Stati Uniti, Lane ha risposto che “non si tratta di vietare gli investimenti esteri. Si tratta piuttosto di incoraggiare gli investimenti europei” e che “l’Europa dovrebbe assicurarsi che non vi siano ostacoli al sostegno delle imprese europee. Ciò si riferisce alla cosiddetta unione dei mercati dei capitali e ai numerosi passi politici in questa direzione”.
A proposito dell’inflazione, il capo economista dell’Eurotower ha confermato che il processo di rientro “è stato gestito abbastanza bene. Ma non è del tutto finita, perché abbiamo bisogno che l’inflazione dei servizi scenda”, ma “nel corso del prossimo anno dobbiamo vedere una sorta di riequilibrio: un calo dell’inflazione dei servizi che ci permetta di raggiungere l’obiettivo, anche se c’è una certa pressione al rialzo sui prezzi di energia, cibo e beni. C’è ancora molta strada da fare per quanto riguarda l’aggiustamento per rendere questo livello più sostenibile”.
Lane ha confermato anche la persistenza di rischi al rialzo, a causa delle “molte incertezze” legate a Stati Uniti, Medio Oriente, Cina e che il direttivo della BCE “procederà incontro dopo incontro” nel definire il percorso dei tassi, ma “l’anno prossimo, in assenza di nuovi shock, potrebbe essere raggiunto questo equilibrio“.
Il membro della BCE ha escluso la possibilità di “frammentazione” dell’Area Euro ed ha ricordato “disponiamo di un quadro fiscale europeo che fornisce linee guida” e tutti i governi europei, tutti i sistemi politici europei “dovrebbero lavorare in questo quadro”.
Parlando di eurobond, Lane ha spiegato “se questi fossero disponibili su base più permanente e avessero una maggiore liquidità – potrebbero fornire un importante asset sicuro. Ma non penso che dovremmo fingere che l’Europa si muova verso un modello federale come quello degli Stati Uniti”. “Ciò che vogliamo è un mix di obbligazioni a livello dell’Unione europea e anche di obbligazioni nazionali della massima qualità possibile”, ha concluso.