(Teleborsa) – Nonostante uno scenario globale sempre più complesso e in continuo mutamento, i CFO italiani ed europei esprimono un cauto ottimismo sulle prospettive di business per le proprie aziende. E mentre si attende una progressiva diminuzione dell’inflazione, l’incertezza geopolitica torna in cima alla classifica dei “rischi significativi” per il business. Particolarmente ottimisti a livello europeo i direttori finanziari del settore Commercio al dettaglio (49% di “più ottimisti”), Turismo (45%) ed Edilizia (43%). Meno fiduciosi i CFO del settore Automotive (35% di “meno ottimisti”) e del comparto prodotti e servizi industriali (24% di “meno ottimisti”).
Tra i Paesi in cui cresce di più la quota dei CFO ottimisti vi sono Irlanda (61%), Spagna (56%) e Norvegia (52%). In Italia, invece, si registra una situazione più bilanciata e stabile. Insieme all’Olanda, infatti, il nostro Paese è quello in cui il livello complessivo di ottimismo, sebbene aumentato rispetto all’ultima rilevazione, è più contenuto: circa la metà dei CFO intervistati (46%) esprime prospettive invariate, mentre i restanti si dividono equamente fra ottimisti (27%) e pessimisti (27%). È quanto emerge dalla 19ª edizione della “Deloitte European CFO Survey“, lo studio periodico di Deloitte condotto su oltre 1.300 CFO di 13 Paesi europei.
“La pianificazione strategica, la riduzione dei costi, il presidio di mercati esistenti o l’espansione verso nuovi orizzonti e gli investimenti in tecnologia e sostenibilità a 360 gradi sono temi a cui i CFO rivolgeranno la loro attenzione nei prossimi mesi. In questo contesto, i direttori finanziari dovranno garantire l’integrità e la competitività delle aziende tenendo il timone e assecondando i venti del cambiamento nell’ottica di massimizzare le performance economico-finanziarie delle loro organizzazioni in funzione degli obiettivi strategici prefissati. I dati dell’ultima edizione della nostra CFO Survey dimostrano che le aziende europee e italiane sono ancora in una fase di cauta pianificazione, considerata anche la crescente rilevanza dei rischi geopolitici” commenta Riccardo Raffo, Senior Partner e CFO Programme Leader di Deloitte Italia.
Per oltre un anno l’inflazione e la correlata volatilità sono state in cima alla lista delle preoccupazioni dei CFO europei. Oggi, invece, la minaccia principale per le aziende, indicata dal 62% dei direttori finanziari intervistati, è rappresentata dalla capacità di anticipare e gestire i rischi di natura geopolitica. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il conflitto in Medio Oriente, la tensione tra Usa e Cina e l’incertezza sull’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono elementi di grande incertezza che incidono in maniera significativa sull’agenda dei CFO e sulla loro strategia.
Una situazione simile si riscontra anche in Italia, dove, complice la struttura del tessuto produttivo dominato da piccole PMI parte di complesse supply e value chain, l’incertezza geopolitica limiterà la capacità delle aziende di centrare i propri obiettivi strategici a detta del 73% dei CFO italiani (+15 p.p. rispetto alla media europea). Oltre a questo, i rischi identificati dai CFO sono un possibile rallentamento dell’economia mondiale (58%), un’eventuale contrazione della domanda (49%) e un probabile aumento dei costi (38%), tutte conseguenze dirette e indirette di cambiamenti geopolitici. Inoltre, il 20% degli intervistati dice che l’obiettivo di attrarre e trattenere talenti diversificati – aspetto sempre più importante per la competitività delle imprese – rimane “sfidante”.
In questo contesto di moderata incertezza, poco meno di 4 CFO italiani su 10 si stanno concentrando sull’ottimizzazione dei costi, trovando il punto di equilibrio fra economie di scala, costo marginale e ricavo marginale. Inoltre, alla luce dei possibili miglioramenti attesi nei prossimi 12 mesi, i direttori finanziari italiani esprimono un interesse sempre più marcato per l’adozione di strategie “espansive” – aventi differenti e diversificati profili di rischio – verso cui focalizzare gli investimenti strategici (tecnologici e non).
In questo ambito rientrano: il 27% che punta a concentrarsi sull’espansione verso nuovi mercati attraverso lo sviluppo e la commercializzazione di nuovi prodotti e servizi; il 24% che intende perseguire una maggiore penetrazione dei mercati già presidiati, aumentando la propria quota di mercato e profittabilità; un altro 24% tra coloro che agiranno da catalizzatore per l’innovazione e la trasformazione digitale della propria organizzazione e, infine, il 22% tra chi guiderà la transizione delle proprie organizzazioni verso modelli di business più etici in grado di soddisfare le esigenze ESG in risposta alle istanze di un mercato sempre più attento a questi temi.
“I CFO italiani sono i più preoccupati dall’impatto dei rischi geopolitici sulla capacità di raggiungere i propri obiettivi strategici e generare valore per i propri shareholder / stakeholder. In questo contesto, il loro focus strategico è rivolto a bilanciare l’esecuzione di strategie “difensive” ed “espansive” attraverso una consistente ottimizzazione della gestione dei costi in grado di abilitare opportunità di crescita organica aventi differenti e diversificati profili di rischio, verso cui focalizzare gli investimenti strategici, tecnologici e non, ha commentato Riccardo Raffo.
Le aspettative sui ricavi dei CFO europei sono migliorate rispetto all’autunno 2023: la percentuale di direttori finanziari che si aspetta un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi è aumentato dal 53% al 60%. Anche la dinamica dei margini operativi è vista in netto miglioramento, con circa 4 CFO su 10 che esprimono ottimismo sulla capacità della propria azienda di mantenere adeguati livelli di profittabilità (+8 p.p.). Inoltre, i dirigenti finanziari europei prevedono di espandere ma sempre con cautela le spese in conto capitale (CAPEX) nei prossimi 12 mesi (34% vs 28% della precedente rilevazione).
Anche in Italia le aspettative sui ricavi sono positive e in netto miglioramento rispetto all’autunno, pur essendo meno ottimistiche a livello europeo. Infatti, il 48% dei direttori finanziari italiani ritiene che il fatturato della propria azienda aumenterà nei prossimi 12 mesi (vs 60% dei CFO europei). Anche il margine operativo è in miglioramento secondo il 42% dei CFO italiani (vs 39% medio). I CFO italiani, inoltre, sono più cauti della media in termini di CAPEX. Se poco più di un direttore finanziario su tre le vede in aumento, si registra una controtendenza in termini di saldo netto, che si dimezza – passando da 18% a 9% – mentre in Europa cresce di 14 punti percentuali.
(Foto: Adeolu Eletu on unspalsh )