(Teleborsa) – Le aziende italiane soffrono di scarsa competitività e sostenibilità a causa dell’obsolescenza delle loro attrezzature industriali, con impianti tecnologici e macchinari che hanno un’età media rispettivamente di 10 e 15 anni. È quanto emerge da una ricerca di Domorental, società di noleggio operativo, che propone il servizio di circular renting e refurbishing. Questo modello permette alle aziende di cedere i propri asset immobili, farli rigenerare e ammodernare, continuando poi a utilizzarli attraverso la locazione operativa.
Lo studio, intitolato “Circular renting e refurbishing, la nuova strategia delle aziende per ottimizzare costi e sostenibilità dei macchinari”, rileva che nel 2023 circa il 15% delle famiglie italiane ha noleggiato beni come elettrodomestici e vestiario. Questo trend è in crescita nei paesi avanzati come Svezia e Germania, con piattaforme come Hyggl e Grover che facilitano il noleggio di utensili e dispositivi elettronici. Il mercato globale del noleggio di beni di consumo dovrebbe raggiungere i 58 miliardi di dollari entro il 2027, con un tasso di crescita annuo del 10,3%.
In Italia, i macchinari industriali hanno in media dai 12 ai 15 anni di vita, con casi che superano i 20 anni, compromettendo efficienza e sostenibilità. Anche il 30% degli impianti tecnologici ha più di dieci anni, pregiudicando la competitività e aumentando i costi operativi. Il refurbishing, che riguarda la rigenerazione e l’ammodernamento degli impianti per prolungarne la durata, è un ambito in crescita, con il mercato globale dei dispositivi elettronici rigenerati previsto crescere dell’11,2% annuo fino al 2025.
“Viviamo in un’economia circolare – spiega Claudio Mombelli, ceo di Domorental, società che ha attivato lo specifico servizio “Circular Rent” – in cui i beni vengono utilizzati attraverso la condivisione e il riutilizzo. Con il circular renting le aziende possono disporre di flessibilità operativa, cioè di adeguare gli impianti in base alle esigenze mutevoli del mercato, e di risparmiare sui costi di manutenzione e gestione. Un fattore essenziale di questo modello è il refurbishing, ossia l’ammodernamento e la rigenerazione di beni usati per prolungarne la vita e alzare il livello di sostenibilità dell’azienda. Vorrei qui ricordare che con la società Upgreene rilasciamo la certificazione Carbon Cancelling, che rappresenta la neutralizzazione delle emissioni di CO2 per l’intero periodo di noleggio, coprendo l’intera filiera di un prodotto/processo e includendo l’ambito scope 3 della Direttiva UE 95/2014″.
“Un altro aspetto rilevante del circular renting – conclude Mombelli – è che rappresenta un modello di business asset light. Questo consente alle imprese di ridurre i costi di acquisto e manutenzione dei beni, migliorando al contempo la flessibilità operativa. Le asset light companies, dal momento che il noleggio operativo a bilancio viene indicato tra i costi, e non tra i debiti come nel caso del leasing finanziario, possono disporre di una working capital efficiency, che le mette in grado di investire in innovazione, competenze e essere profittevoli sul mercato. Stiamo anche assistendo a una tendenza che sarà sempre più decisiva nei prossimi anni: i fondi di investimento prediligono le aziende asset light, quelle cioè che hanno scelto, non di acquistare beni e servizi, ma di esternalizzarli o prenderli a nolo”.