(Teleborsa) – I mesi estivi più che diradare le ombre sembrano aver consolidato il clima d’incertezza sulle prospettive a breve dell’economia, con l’emergere di alcuni segnali di rallentamento. Al di là delle difficoltà dell’industria, che sconta i deludenti andamenti della domanda estera ed interna, anche tra i servizi si cominciano a registrare sintomi di fragilità. La nostra stima per il PIL del terzo trimestre è di una variazione congiunturale nulla, corrispondente a una crescita dello 0,6% rispetto a un anno prima. E’ quanto emerge dalla Congiuntura Confcommercio di settembre sottolineando che questa valutazione, sempre basata su dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario è sintesi di una riduzione a luglio, lievemente superiore alle nostre stime preliminari anche per un andamento del turismo meno favorevole, e di un modesto recupero ad agosto, a cui è seguita una stagnazione a settembre.
Le oscillazioni mensili degli indicatori congiunturali poi sintetizzati nel PIL mensile, “tradiscono la mancanza di una chiara direzione di marcia dell’economia italiana. Intanto, il terzo trimestre è andato perso. Si punta sul quarto. Infatti con quest’aritmetica, si complicherebbe la possibilità di una crescita del PIL per il 2024 attorno o poco superiore all’1%, salvo poi la probabile correzione al rialzo della stima per l’anno nel complesso dovuta al fatto che il 2024 ha 4 giornate lavorative in più del 2023. Si spera, inoltre, che l’imminente revisione dei conti da parte dell’Istat procuri sorprese favorevoli non solo sui livelli correnti del prodotto ma anche sui profili trimestrali a valori reali”.
Trascurando le mere congetture – si legge ancora – resta il fatto che in questo contesto non mancano, comunque, alcuni elementi molto positivi, dall’evoluzione dei quali dipenderà il raggiungimento o meno di buone performance per l’anno in corso. Il mercato del lavoro
conferma la sua dinamicità, con il numero di occupati che ha toccato a luglio il massimo storico, e l’inflazione si mantiene su valori contenuti: per settembre la nostra stima è di una variazione congiunturale nulla e di una crescita su base annua dello 0,9%.
Questi dati, ormai consolidati, comportano un miglioramento del reddito disponibile reale, già registrato nel primo quarto grazie ai rinnovi contrattuali. La catena reddito-fiducia- consumi sembra però essersi inceppata. La spesa delle famiglie non cresce o, almeno, non cresce quanto potrebbe. Probabilmente una nuova crescita della fiducia a settembre e ottobre porterebbe a superare di slancio questa fase attendista. Ma è un processo tutto da costruire, assieme alla crescita decisiva dell’ultimo quarto dell’anno.
Quanto ai consumi, misurati nella metrica dei dati grezzi dell’ICC, “registrano ad agosto, finito l’effetto incentivi sulle autovetture, una crescita su base annua contenuta e pari allo 0,5%. I beni sono sostanzialmente fermi e i servizi mostrano una variazione dell’1,2%. A
supportare la stabilizzazione della domanda il dato destagionalizzato mostra un calo dello 0,1% su luglio dell’indicatore ed una stasi dei consumi per i servizi. Senza la spinta dei consumi non si cresce”.
“Occupazione in crescita e inflazione sotto controllo ci dicono che la nostra economia è in buona salute. Ma preoccupano il clima di incertezza e la debolezza dei consumi. Con la nuova legge di bilancio occorre confermare il taglio del cuneo fiscale, l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale su famiglie e imprese”: il commento del presidente di
Confcommercio Carlo Sangalli alla Congiuntura dell’Ufficio Studi della Confederazione presentata oggi.