(Teleborsa) – Negli ultimi dieci anni gli eventi meteorologici estremi legati al clima sono costati all’economia globale più di 2 trilioni di dollari e gli Stati Uniti sono stati il paese più colpito. È quanto emerge, secondo quanto si legge sull’agenzia stampa Energia Oltre, dai numeri contenuti nel rapporto Oxera per la Camera di commercio internazionale presentato in occasione della COp29, secondo cui le stime dei danni per il periodo 2014-2023 equivalgono più o meno a quelle della crisi finanziaria globale del 2008.
“SERVONO DECISIONI IMMEDIATE”
Per il segretario generale della Camera di commercio internazionale John Denton “l’impatto economico del cambiamento climatico” richiede una “risposta di pari rapidità e decisione”, si legge sulla CNN.
ESAMINATI 4000 EVENTI, NEGLI ULTIMI DUE ANNI AUMENTO DEL 19%
I ricercatori del rapporto hanno esaminato circa 4.000 eventi verificatisi nel periodo di 10 anni, che hanno avuto un impatto su 1,6 miliardi di persone. E hanno scoperto che solo negli ultimi due anni, i danni economici globali hanno raggiunto i 451 miliardi di dollari. Si tratta di un aumento del 19% rispetto agli otto anni precedenti del decennio.
USA PRIMI PER PERDITE ECONOMICHE, ITALIA SETTIMA
Gli Stati Uniti hanno registrato le maggiori perdite economiche nel periodo 2014-2023 (934,7 miliardi di dollari), seguiti dalla Cina con 267,9 miliardi di dollari e dall’India (112 miliardi di dollari). Tra i paesi europei sesta la Germania con 65,4 mld di dollari e settimana l’Italia con 35 miliardi di dollari di impatto tra il 2014 e il 2023, mentre la parte francese della piccola isola di Saint Martin ha sostenuto il costo più elevato pro capite: 5,1 milioni di dollari in totale, ma il costo medio a persona è stato di 158.886 dollari.
Il territorio statunitense di Porto Rico, che deve ancora riprendersi completamente dal devastante uragano Maria del 2017, è stato il quinto paese più colpito a livello pro capite mentre in questa classifica gli Stati Uniti si collocano al decimo posto.
ECONOMIE IN VIA DI SVILUPPO RISCHIANO GROSSO
Il rapporto ha rilevato che le economie in via di sviluppo potrebbero essere duramente colpite da singoli eventi meteorologici estremi, che spesso comportano costi economici superiori al PIL annuale di un paese.
“I dati dell’ultimo decennio dimostrano in modo inequivocabile che il cambiamento climatico non è un problema futuro: le ingenti perdite di produttività dovute a eventi meteorologici estremi si stanno facendo sentire qui e ora sull’economia reale”, ha affermato Denton in una dichiarazione allegata al rapporto. “La conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” a Baku “non può essere — come alcuni hanno suggerito — una COP29 ‘di transizione'”, ha affermato. Ciò di cui il summit aveva bisogno erano “risultati in grado di accelerare l’azione per il clima commisurati ai rischi economici immediati”, ha aggiunto. “Si deve iniziare con un pacchetto completo per accelerare l’impiego di finanziamenti per garantire che tutti i paesi possano effettuare la transizione verso uno sviluppo a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima senza ulteriori ritardi”.
SENZA SFORZI DI MITIGAZIONE ONERE ECONOMICO DESTINATO A CRESCERE
“In assenza di sforzi sostanziali di mitigazione, è probabile che l’onere economico sia destinato a crescere, colpendo in modo sproporzionato le regioni vulnerabili e potenzialmente portando a disuguaglianze più profonde. Di conseguenza, le nostre stime sottolineano l’urgente necessità di strategie di adattamento e di investimenti nella resilienza per affrontare sia gli effetti immediati che quelli emergenti degli eventi meteorologici estremi legati al clima”, ha concluso il report.