(Teleborsa) – E’ quasi raddoppiato nel 2024 il ricorso alla composizione negoziata della crisi d’impresa, vale a dire l’iter volontario e stragiudiziale per il risanamento delle aziende in crisi, che garantisce anche la possibilità di restare sul mercato. Dopo un periodo di rodaggio l’istituto sta riscuotendo il favore delle imprese, con numeri quasi raddoppiati da 600 istanze presentate nel 2023 a 1.089 istanze nel 2024. E’ quanto evidenzia l’Osservatorio sulla crisi d’impresa di Unioncamere, che analizza tutti gli istituti e le procedure della Codice della Crisi dal 2021 al 2024.
Parallelamente, sono tornate a crescere anche le procedure di liquidazione giudiziale, che fanno registrare 9.203 aperture. Le società di capitali rappresentano l’80,9% del totale. La maggior parte delle imprese si colloca nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (24,7%), delle costruzioni (19,7%) e delle attività manifatturiere (17,4%).
Rimane contenuto il ricorso al concordato semplificato, cui si può accedere solo se non risultano praticabili le soluzioni previste all’esito della composizione negoziata, con una leggera crescita nel 2024 (85 domande) rispetto al 2023 (69 domande). L’accesso a tale strumento sembra essere preferito dalle aziende più sottodimensionate rispetto a quelle che ricorrono alla Composizione negoziata. Il 23,8% di queste imprese esercita attività manifatturiere, il 19% commercio all’ingrosso e al dettaglio e il 16,7% rientra nel settore delle costruzioni.
L’utilizzo degli accordi di ristrutturazione dei debiti, invece, si conferma costante con più di 300 aperture all’anno negli ultimi quattro anni (326 nel 2024). Tra le imprese ricorrenti spiccano le società di capitali (83,7%) e quelle con un valore della produzione fino a 250.000 di euro (33,3%), ma con una presenza importante anche di aziende fra 1 e 10 milioni di euro della produzione, che costituiscono circa il 34,4% del totale. Il 21,4% delle imprese ricorrenti appartiene al settore manifatturiero, mentre il 18,5% a quello delle attività immobiliari.
In decrescita il ricorso al concordato preventivo, che risulta quasi dimezzato, poiché passato da 1.067 aperture nel 2021 a sole 678 del 2023, con una lievissima inversione di tendenza nel 2024 (84 domande in più rispetto all’anno precedente), per un totale di 762 aperture. E’ una procedura più frequente fra le società di capitali nell’88,7% dei casi. Il 31,2% appartiene al settore manifatturiero e il 19% a quello del commercio.
La liquidazione coatta amministrativa si attesta sul valore di 236 procedure nel 2024 (in leggerissima risalita rispetto ai due anni precedenti). La quasi totalità delle imprese (98,3%) che hanno attivato l’istituto è rappresentata da cooperative, consorzi e società consortili operanti principalmente nel settore delle costruzioni (17%) e della sanità e assistenza sociale (16,2%).
Un dato significativo è quello che emerge dall’analisi dei 662.244 bilanci depositati presso le Camere di commercio nel 2023, da cui risulta che solo il 3,5%, cioè 22.806 aziende, ha dichiarato di aver istituito degli assetti organizzativi contabili e amministrativi, adeguati alla natura e alla dimensione d’impresa per prevenire correttamente la crisi d’impresa.