(Teleborsa) – “Questa nuova legislatura europea si è aperta all’insegna della preoccupazione e dell’incertezza” a causa delle due guerre e “per le molte difficoltà che attraversa l’economia europea”, ma le elezioni europee hanno fornito alcuni messaggi molto chiari”, nominando “una nuova squadra che dovrà affiancare la Presidente rieletta Ursula von der Leyen“. E’ quanto affermato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle sue Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 17-18 ottobre dinanzi a Camera e Senato.
Meloni ha ricordato che della squadra farà parte anche il Ministro Raffaele Fitto in qualità di Vicepresidente Esecutivo, una nomina che testimonia “un notevole miglioramento per la nostra Nazione rispetto alla composizione della commissione uscente” dove non c’era alcuni italiano fra i 7 Vicepresidenti complessivi.
“Questa indicazione è la conferma di una ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo“, ha sottolineato la Premier, sollecitando tutte le forze politiche a votare per l’attuale Commissione, perché “ci sono momenti in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte”, ed aggiungendo che la nomina testimonia che “in Europa la forza degli Stati membri viene ancora prima di quella delle presunte maggioranze politiche”.
Meloni ha ricordato che la delega per la Coesione affidata a Fitto è ” di primissimo ordine” e vale nel complesso circa 378 miliardi (di cui circa 43 per l’Italia), su un bilancio complessivo di 1200, solo per il ciclo 2021-2027. A questa delega si aggiunge anche quella al PNRR, che vale ulteriori 600 miliardi e dovrà essere esercitata congiuntamente con il Commissario Dombrovskis, ragion per cui – sottolinea Meloni – “qualcuno ha letto in questo affiancamento una sorta di ‘ipoteca rigorista’, mentre io credo che questa stretta collaborazione di carattere paritario rappresenti piuttosto l’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria, maggiore flessibilità, sugli investimenti“.
“L’Europa di domani non può essere più uguale a quella di ieri e di oggi. Deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura. Riscoprire, cioè, il suo ruolo nella storia, particolarmente in questo tempo storico così complesso”. ha affermato la Presidente, aggiungendo “siamo di fronte a una fase della geopolitica completamente nuova, sempre più animata da sfide interconnesse” e dove “la centralità del nostro Continente non è più scontata”. Il rapporto Letta ed il rapporto Draghi – ha sottolineato – “hanno fotografato con chiarezza i numeri e le ragioni della nostra perdita di ruolo negli ultimi decenni” e ci costringono a “scegliere finalmente, e con coraggio, che cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare”.
Meloni ha richiamato l’Agenda strategica 2024-2029 e la visione di “un’Europa che si occupi delle grandi materie di interesse comune, materie che richiedono di unire gli sforzi e di mettere a sistema il contributo di tutti, e che sappia attribuire la giusta importanza alle specificità nazionali nelle materie dove gli Stati nazionali sono in grado di fare meglio”. Un cenno anche agli “investimenti necessari per far fronte alle sfide che stiamo affrontando, dal rilancio della competitività del sistema produttivo e industriale europeo alla doppia transizione ambientale e digitale, dalla politica di difesa e sicurezza al governo dei flussi migratori”.
Parlando del Green Deal europeo, Meloni ha ricordato che “ha creato effetti disastrosi” e che “non ha alcun senso distruggere migliaia di posti di lavoro, smantellare interi segmenti industriali che producono ricchezza e occupazione e condannarsi a nuove dipendenze strategiche, per perseguire obiettivi impossibili da raggiungere”. “L’addio al motore endotermico entro il 2035, cioè in poco più di un decennio, è uno degli esempi più evidenti di questo approccio sbagliato, ha rimarcato la Premier, aggiungendo “si è scelta la conversione forzata ad una sola tecnologia, l’elettrico, di cui però noi non deteniamo le materie prime, non controlliamo le catene del valore, che ha una domanda relativamente bassa e prezzi proibitivi per gran parte dei nostri concittadini”. Per questi motivi “si deve avere il coraggio di riaprire la partita, e di perseguire, al contempo, la strada della neutralità tecnologica, sostenendo anche quelle tecnologie e quelle filiere – come i biocarburanti – nelle quali l’Italia e l’Europa possono giocare un ruolo da protagonisti”.
“Non posso che essere d’accordo con Mario Draghi quando scrive, nel suo rapporto, che gli ambiziosi obiettivi ambientali che ci siamo posti devono essere accompagnati da maggiori risorse pubbliche e private, da investimenti adeguati e da un piano coerente per raggiungerli”, ha detto la Presidente, mettendo l’accento sugli “strumenti finanziari necessari a sostenere questo percorso” e sulla possibilità di individuare “nuovi strumenti di debito comune” edi “mobilitare adeguatamente il capitale privato”.
“L’altro grande focus di discussione a Bruxelles sarà rappresentato, ovviamente, dalle crisi geopolitiche in atto“, ha spiegato la Premier, parlando della necessità di “costruire le condizioni per una pace giusta e duratura” per l’Ucraina e per consentire al Paese di “guardare” ad un “futuro di prosperità e benessere.”
Un cenno anche alla guerra in Medio Oriente ed alla “preoccupazione per l’escalation in corso in Libano” che “rischia di avere esiti imprevedibili”. “Difendiamo il diritto di Israele a vivere in pace e in sicurezza, ma ribadiamo la necessità che questo avvenga nel rispetto del diritto internazionale umanitario” – ha ribadito Meloni – senza rimanere “insensibili di fronte all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza”. “Confermiamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, in particolare a quello degli Stati Uniti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati, in cui Israele e Palestina coesistano fianco a fianco in pace, con sicurezza per entrambi”.
Meloni ha parlato anche della crisi dei rifugiati in Siria, in Giordania e negli altri Paesi della regione, affermando che occorre “rivedere la Strategia dell’Unione Europea per la Siria” ed “investire nell’early recovery, in modo che i rifugiati che decidono di tornare trovino condizioni che permettano un loro reinserimento”. Sempre in ambito internazionale, un cenno anche alla “situazione venezuelana”, alle “elezioni ben poco trasparenti” vinte da Maduro ed alla “inaccettabile repressione del regime”.
Non poteva mancare un cenno alla gestione dei flussi migratori ed alle “priorità” della UE, vale a dire “la difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per affrontare le cause profonde della migrazione e il sostegno ai canali di migrazione legale”. “L’approccio dell’Europa in materia migratoria è oggi molto diverso da quello del passato, grazie soprattutto all’impulso italiano, ma è fondamentale lavorare per dare concretezza alle nuove priorità“, ha ricordato Meloni, parlando dei risultati raggiunti che hanno visto una riduzione degli sbarchi illegali del 60% rispetto al 2023 e del 30% rispetto al 2022, “merito delle politiche del governo” e del “sostegno che l’Europa ha garantito”. “L’Italia è geograficamente collocata al centro del Mediterraneo – ha sottolineato – e questo ci rende il naturale punto d’incontro tra l’Occidente e il Sud del mondo. È uno straordinario vantaggio, se è vero, come è vero, che la posizione geostrategica di una Nazione può essere importante quanto la sua forza economica e finanziaria”.
“Non è un segreto per nessuno che non siamo gli unici a guardare all’Africa e che ci sono altri attori – Russia e Cina in testa, ma non solo – che portano avanti le proprie strategie, spesso con un approccio molto più assertivo del nostro”, ha affermato la Presidente, ribadendo “rimango convinta che, nel rapporto con le Nazioni africane, noi rimaniamo potenzialmente più competitivi, perché la nostra sfida non è alimentare il caos per tentare di depredare l’Africa delle proprie risorse, ma consentire ai Paesi africani di utilizzare quelle risorse, per poter vivere di ciò che hanno, con Governi stabili e società prospere”. Un “approccio” che l’Italia ha esplicitato con il Piano Mattei per l’Africa “che ha già visto partire diversi progetti con le prime nove nazioni africane coinvolte, e raccoglie sempre maggiore attenzione e curiosità a livello internazionale”.
“Il Consiglio europeo di domani è stato definito come un Consiglio europeo di ‘transizione’, tra il vecchio e il nuovo ciclo istituzionale europeo”, ha detto Meloni, aggiungendo “”proprio per questo sarà un Consiglio Europeo importante, perché porrà le basi della strategia da adottare nei prossimi anni“. “L’Italia, come sempre farà la sua parte, pronta a indicare la rotta su molti temi sui quali ha ampiamente dimostrato di poter dire la sua”, ha concluso.