(Teleborsa) – Alla fine sono arrivati 522 emendamenti al Decreto Salva Casa presentati alla commissione Ambiente della Camera. La scadenza era fissata per mezzogiorno di ieri (26 giugno, ndr). Più della metà delle di proposte di modifica è arrivata dalla maggioranza. La Lega ne ha presentati 105, Forza Italia 103 e Fratelli d’Italia 66. Dall’opposizione sono arrivati i 58 emendamenti del M5s, i 53 del gruppo Misto e i 50 quelli del Partito democratico. Il voto in commissione dovrebbe iniziare la prossima settimana, per andare in aula per la discussione generale il 15 luglio. Il testo emendato dovrà passare al vaglio della Camera e del Senato ed essere approvato entro il 28 luglio, termine per la conversione in legge.
Tra gli emendamenti spicca il cosiddetto “Salva Milano” annunciato dal Ministro per le Infrastrutture e i trasporti Matteo Salvini. La modifica dovrebbe permettere di sbloccare la situazione in cui si trova l’urbanistica del capoluogo lombardo alle prese con una decina di inchieste aperte e circa 150 progetti bloccati. “Sul pregresso non entro nel merito delle inchieste giudiziarie, però una città come Milano non può fermare le autorizzazioni edilizie – aveva dichiarato il ministro –: andiamo a fare un intervento per aiutare le centinaia di famiglie che che vivono oggi in palazzi che non possono essere abbattuti e per tutelare chi ha comprato un appartamenti negli edifici ora bloccati”.
“Con il Decreto Salva Casa il Legislatore continua ad ampliare l’ambito di incertezza interpretativa della norma introducendo modifiche parziali finalizzate a snellire aspetti procedurali che di fatto costituiranno misure a regime – avevano dichiarato in una nota congiunta i Consigli Nazionali Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, degli Ingegneri e la Fondazione Inarcassa –. Il dichiarato obiettivo di agevolazione della regolarizzazione di piccole difformità dei fabbricati esistenti si traduce in alcuni casi in un affidamento improprio di responsabilità ai tecnici abilitati, architetti e ingegneri liberi professionisti, come già avvenuto con le asseverazioni”.
“Il Decreto, infatti, che consente di regolarizzare le piccole difformità edilizie, prevede che qualora non sia possibile verificare l’epoca di realizzazione di un immobile con la documentazione disponibile probante (catastale, fotografica, ecc.), il tecnico incaricato attesti la data di realizzazione tramite una propria dichiarazione, assumendosi pertanto un carico improprio di responsabilità sulla veridicità di quanto dichiarato perché in caso di dichiarazione falsa o mendace, si applicano sanzioni penali”, avevano lamentato. “Abbiamo chiesto e chiediamo al Legislatore di apportare, nel corso dell’iter di approvazione, una opportuna modifica stralciando tale previsione normativa, quantomeno nella parte delle sanzioni penali“, hanno concluso.