(Teleborsa) – “È stato il più grande onore della mia vita servire come vostro presidente. E sebbene fosse mia intenzione perseguire la rielezione, credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato. Parlerò alla nazione più avanti questa settimana in modo più dettagliato della mia decisione. Per ora, permettetemi di esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato così duramente per vedermi rieletto. Voglio ringraziare la vicepresidente Kamala Harris per essere stata un partner straordinario in tutto questo lavoro. E permettetemi di esprimere il mio sincero apprezzamento al popolo americano per la fede e la fiducia che avete riposto in me. Oggi credo quello che ho sempre creduto: che non c’è niente che l’America non possa fare, quando lo facciamo insieme. Dobbiamo solo ricordare che noi siamo gli Stati Uniti d’America”. Dopo tre settimane di pressing da parte del partito e dei donatori Joe Biden ha annunciato in una lettera rivolta ai cittadini americani, postata su X, il suo passo indietro e, dopo poco, ha espresso il suo sostegno a Kamala Harris. “Cari colleghi democratici, ho deciso di non accettare la nomina e di concentrare tutte le mie energie sui miei doveri di presidente per il resto del mio mandato. La mia primissima decisione nel 2020 – ha detto Biden – è stata quella di scegliere Kamala Harris come mio vicepresidente. Ed è stata la migliore decisione che ho preso. Oggi voglio offrire il mio pieno sostegno e il mio appoggio affinché Kamala sia il candidato del nostro partito quest’anno. Democratici: è ora di unirsi e battere Trump. Facciamolo”.
“Sono onorata di avere l’appoggio del presidente e la mia intenzione è guadagnarmi e vincere questa nomination. Questi non sono tempi normali e queste non saranno elezioni normali. Ma questa è la nostra America. E io ho bisogno di voi in questa battaglia” ha commentato Kamala Harris in uno dei suoi primi messaggi di raccolta fondi. “Mi guadagnerò la nomination e batterò Trump – ha assicurato Harris dando già ufficialmente il via alla sua corsa presidenziale –. Farò tutto ciò che è in mio potere per unire il partito democratico e unire la nostra nazione per sconfiggere Donald Trump e la sua agenda estremista. Abbiamo 107 giorni da qui alle elezioni, uniamoci e vinciamo!”. Immediata la risposta con un boom di donazioni per i democratici che hanno raccolto in poche ore 46,7 milioni di dollari.
Uno dei primi e maggiori nodi da sciogliere è chi sarà il suo vice. Alcuni donatori dem hanno già iniziato a finanziare un processo di valutazione dei possibili numeri due. Nella lista dei papabili ci sarebbero i governatori della Pennsylvania Josh Shapiro e del Kentucky Andy Beshear. L’interesse però è anche sui governatori della North Carolina Roy Cooper e del Michigan Gretchen Whitmer, ma anche sul senatore dell’Arizona Mark Kelly. Molti fra i democratici sognano un ticket tutto al femminile con Harris e Whitmer, altri invece temono che sia troppo rischioso perché l’America non potrebbe essere pronta a una presidente e a una vicepresidente donna.
Biden sarà ricordato “come il peggior presidente nella storia del nostro Paese” e la sua vice Kamala Harris “sarà ancora più facile da battere” ha commentato Donald Trump in una telefonata alla Cnn, la tv americana a lui più ostile. “Il disonesto Joe Biden non era idoneo a candidarsi alla presidenza, e certamente non è idoneo a servire e non lo è mai stato! Ha raggiunto la posizione di presidente solo grazie a bugie, notizie false e senza lasciare il suo seminterrato. Tutti coloro che lo circondavano, compreso il suo medico e i media, sapevano che non era in grado di essere presidente, e non lo era” ha proseguito Trump sul suo social Truth, sostenendo che tutti sapevano sin dall’inizio dell’inadeguatezza del leader dem a guidare il Paese. Lo speaker repubblicano della Camera, Mike Johnson, ha chiesto invece a gran voce le dimissioni immediate di Biden dalla presidenza perché “se non è in grado di correre, allora non è in grado neanche di servire da presidente”.
Il pressing sul presidente era iniziato dopo la sua disastrosa performance al dibattito tv con Trump del 27 giugno. Da allora è stato un crescendo di richieste. Dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi all’ex presidente Barack Obama, passando per i leader del Congresso Chuck Schumer e Hakeem Jeffries. Una pressione divenuta insostenibile con il passare dei giorni. Il Covid che lo ha poi costretto all’isolamento negli ultimi giorni, strappandolo alla campagna elettorale, è stato il colpo definitivo, mostrando un presidente fragile e debole e rafforzando l’idea che le sue chance di vincere in novembre fossero ormai ridotte drasticamente. Se, nonostante i rumor, fino a sabato il presidente aveva pubblicamente annunciato di essere determinato a continuare a correre, durante l’isolamento a Rehoboth Beach, nella sua casa al mare del Delaware, Biden ha riflettuto nella sua solitudine fino a comunicato al suo staff, domenica mattina, la sofferta decisione di ritirarsi.