(Teleborsa) – Un settore strategico per l’economia italiana con oltre 650 miliardi equivalenti ad un terzo del PIL che nonostante l’incertezza geopolitica, ha mostrato notevoli doti di resilienza ma che può crescere ancora, a patto di aumentare la quota di PMI esportatrici, sfruttare i nuovi mercati africani e asiatici, interpretare correttamente temi come la digitalizzazione, la transizione energetica e la sostenibilità, valorizzare le comunità italiane all’estero, sfruttare meglio la rete istituzionale a supporto dell’internazionalizzazione.
È il ritratto dell’export e del Made in Italy scaturito dal Made in Italy Pre-Summit 2024 intitolato “New markets, global trade shifts”, evento digitale organizzato da Il Sole 24 Ore, in collaborazione con Financial Times e Sky Tg 24. L’appuntamento è nato per preparare la tre giorni del Made in Italy Summit che partirà il prossimo primo ottobre e sarà dedicato alle nuove sfide e opportunità per l’export italiano, in un mondo sempre più multipolare, segnato dalle crisi in Medioriente e Ucraina.
Rappresentanti del mondo della politica, dell’imprenditoria, dell’informazione, dell’università e delle istituzioni si sono confrontati su di un settore che, secondo le analisi di SACE, quest’anno crescerà del 3,7%, del 4,5% nel 2025 e del 4,2% in media nel biennio successivo. Un valore che in euro nel 2025 raggiungerà i 679 miliardi.
Dopo i saluti di apertura di Fabio Tamburini, Direttore Il Sole 24 Ore, Alec Russell, Foreign Editor, Financial Times, e Giuseppe De Bellis, Direttore Sky TG24, il primo panel è stato dedicato all’impatto della geopolitica sul commercio mondiale del quale hanno parlato Amy Kazmin, Rome Bureau Chief, Financial Times, e Gideon Rachman, Financial Times Chief Foreign Affairs Commentator.
Di “Prospettive per l’export italiano nel nuovo mondo multipolare” hanno discusso, moderati da Morya Longo, giornalista del Sole 24 Ore, e Mariangela Pira, Anchor, Reporter Sky TG24, Marina Benedetti, Senior Economist Ufficio Studi SACE, Alessandro Gili, Research Fellow Osservatorio Geoconomia, ISPI, e Mario Pozza, Presidente Assocamerestero.
Marina Benedetti ha affermato: “Ci sono buone notizie per l’export: si torna a crescere e l’Italia è tra i primi esportatori al mondo: 679 miliardi nel 2025 e 4,1% di crescita media annua nei prossimi due anni. Tra Intelligenza artificiale e nuove tecnologie le imprese italiane si trovano a varcare la soglia di una nuova era e le opportunità provengono dai mercati GATE dove SACE c’è e che oggi valgono 80 miliardi di euro e potranno valerne 95 al 2027: Messico, Brasile, Colombia, Turchia, Serbia, Egitto, Marocco, Sudafrica, India, Cina, Vietnam, Singapore. E’ quanto abbiamo analizzato nel Doing Export Report 2024 di SACE, una guida pratica per le imprese italiane per intercettare i mercati ad alto potenziale. Il futuro non è domani, è oggi e le imprese possono puntare sui settori del futuro come la meccanica strumentale applicata all’efficienza, la circolarità applicata ai cicli produttivi e le low carbon technologies che oggi valgono 40 miliardi e potranno valerne 50 al 2025″.
Secondo Mario Pozza “nonostante le criticità che ancora segnano lo scenario geopolitico ed economico, il nostro export continua a mettere a segno ottime performance, in Europa come in moltissimi mercati extraeuropei. Questo ci viene confermato anche da quanto registrano le Camere di Commercio Italiane all’estero, che hanno stimato il valore extra generato dal brand Made in Italy in 60 miliardi di markup riconosciuto dai consumatori esteri alle nostre produzioni. Oltre a poter contare su fonti di informazioni affidabili, le oltre 50mila piccole e medie imprese italiane che si rivolgono ogni anno alle Camere di Commercio Italiane all’estero, trovano in esse dei punti di riferimento solidi, in grado di erogare servizi essenziali e di promuovere connessioni fiduciarie con i referenti chiave per lo sviluppo del proprio business sui mercati locali”.
Il panel intitolato “Rafforzare gli investimenti sull’innovazione per aumentare la competitività” ha visto protagonista Marco Nocivelli, Vice Presidente Confindustria per le Politiche Industriali e il Made in Italy secondo il quale “il Piano 5.0 rappresenta uno strumento di politica industriale essenziale per la competitività ed è una misura portante del nuovo PNRR. I 6,3 miliardi di euro destinati a progetti di innovazione rappresentano una grande opportunità, ma utilizzarli tutti entro il 2025 è una vera sfida perché il Piano presenta novità rilevanti sia in termini di obiettivi fissati che a livello di adempimenti e procedure. Il decreto per l’attuazione della misura è ora al vaglio della Corte dei Conti e auspichiamo che quest’ultimo passaggio avvenga in tempi brevissimi. L’impegno di Confindustria per raggiungere i target fissati è massimo, nella convinzione che un sistema industriale moderno e competitivo sia la chiave per consentire lo sviluppo di una società altrettanto moderna e inclusiva”.
Di “sostegno finanziario alle eccellenze italiane tra pubblico e privato” hanno parlato Barbara Lunghi, Responsabile Primary Markets, Borsa Italiana, Loriana Pelizzon, Professoressa Ordinaria di Politica Economica Università Ca’ Foscari Venezia, Head Financial Market department Leibniz Institute for Financial Research SAFE, e Vera Veri, Responsabile Investimenti Partecipativi SIMEST.
Vera Veri ha ricordato che “da oltre 30 anni siamo al fianco delle imprese italiane che si affacciano sui mercati internazionali. Grazie alla nostra natura di partner istituzionale di lungo periodo, sosteniamo concretamente i progetti di crescita internazionale delle imprese italiane – sia nuovi investimenti che acquisizioni – intervenendo con quote di minoranza nel capitale delle loro controllate estere. Un supporto che oggi ci vede presenti in oltre 150 Paesi e che viene reso ancora più vantaggioso con il ricorso alle risorse del Fondo di Venture Capital, gestito in collaborazione con il Ministero degli Esteri. In affiancamento alle soluzioni finanziarie, mettiamo a disposizione delle aziende un bagaglio di competenze maturato sul campo: è questo il segreto del nostro successo della promozione del Made in Italy all’estero”.
Al focus dedicato a temi green e intitolato “Efficienza energetica e sostenibilità: la rivoluzione di Transizione 5.0” hanno partecipato Gelsomina Vigliotti, Vice President European Investment Bank, Massimo Bitonci, Sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Nicola Lanzetta, Direttore Italia del Gruppo Enel, Lara Ponti, Vice Presidente Confindustria per la Transizione Ambientale e gli Obiettivi ESG, e Marco Taisch, Presidente MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile e Professor of Sustainable Manufacturing, Digital Manufacturing e Operations Management, Politecnico di Milano.
“Il piano strategico di Enel vede tra i suoi pilastri la sostenibilità ambientale e finanziaria e destina importanti investimenti al potenziamento della rete elettrica garantendo che sempre più clienti possano diventare prosumer, grazie anche a strumenti come quelli previsti dalla transizione 5.0. Intendiamo proseguire con determinazione in questa direzione e guidare l’Italia in un percorso di transizione energetica equo e inclusivo”, ha affermato Nicola Lanzetta.
Secondo Lara Ponti “la transizione in corso sta generando cambiamenti senza precedenti nella società e di riflesso nelle imprese, cambiamenti che ci vengono chiesti in prima battuta dai consumatori e dalle consumatrici che desiderano un maggiore equilibrio tra i bisogni economici, ambiente e persone. Gli imprenditori ne sono consapevoli e hanno abbracciato la transizione verso un business più sostenibile, ma è necessario lavorare in sinergia con il governo e l’Europa affinché siano messi in campo strumenti e risorse adeguati. Anche noi, come stanno facendo Usa e Cina, dobbiamo muoverci con maggiore integrazione e strategie unitarie su innovazione, digitale e transizione ambientale per difendere il valore del nostro made in Italy. Perché nessun Paese europeo è abbastanza forte da solo. Abbiamo bisogno di una politica industriale di lungo periodo e di un piano europeo di investimenti comuni, altrimenti diventa difficile investire, innovare, essere in grado di pensare al futuro”.
Gelsomina Vigliotti ha affermato che “dal 1958 ad oggi, la BEl ha investito oltre 270 miliardi di euro in Italia, svolgendo un ruolo fondamentale nel promuovere lo sviluppo economico del Paese e nel potenziare la crescita e la competitività delle imprese. Solo unendo le risorse pubbliche e private possiamo affrontare con successo le sfide future”.
Per Marco Taisch “è il mercato, oggi, a richiedere la transizione ecologica delle imprese: deve essere chiaro. Sono i consumatori. Non tutte le realtà imprenditoriali lo hanno capito, soprattutto nel contesto B2B, in cui manca un rapporto diretto con i consumatori in questione. Ecco perché sono convinto che le aziende vadano accompagnate nel cammino verso la piena sostenibilità, sia con gli incentivi alla digitalizzazione – che, com’è noto, rappresenta un potente abilitatore della transizione ecologica – sia consolidando sinergie come MICS, che mettono le imprese in contatto con i progetti più aggiornati in questo ambito. Una nuova cultura d’impresa è indispensabile alla crescita. Il dialogo tra università e mondo produttivo è un elemento essenziale di questa nuova e necessaria cultura”.
I lavori si sono chiusi con un approfondimento dedicato al tema “Accelerare la digitalizzazione delle PMI per sfruttare le opportunità dell’Intelligenza Artificiale” del quale hanno discusso Javier Espinoza, EU Correspondent, Financial Times, Roberto Viola, Direttore Generale per le politiche digitali della Commissione europea (DG Connect), Anna Mareschi Danieli, Vice-Chairwoman Acciaierie Bertoli Safau, Member of the Board Gruppo Danieli, Paola Nicastro, Presidente e Amministratrice Delegata Sviluppo Lavoro Italia, e Giuliano Noci, Full Professor of Strategy & Marketing and Vice Rector, Politecnico di Milano, Componente Comitato per la definizione della strategia nazionale sull’Intelligenza Artificiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Secondo Viola “l’Unione Europea sta attuando uno sforzo notevole in termini di innovazione con l’obiettivo di creare un’infrastruttura per l’intelligenza artificiale che sia di prim’ordine a livello mondiale. Abbiamo già investito circa 8 miliardi di euro nella nostra infrastruttura di supercalcolo, che nel complesso è la più grande del mondo. E il supercalcolo è importante per sviluppare gli algoritmi più avanzati. Abbiamo 3 macchine nella top ten, Leonardo in Italia e altre due in Spagna e Finlandia, e due in arrivo, una in Germania, una in Francia. Ora abbiamo aperto la fase successiva che abbiamo chiamato fabbriche di intelligenza artificiale” con cui “intendiamo dare forma all’intelligenza artificiale, collocando cervelli, dati, potenza di calcolo. In questa factory vogliamo collocare start-up, strutture aziendali più tradizionali, centri di ricerca. Questa è la fabbrica e ovviamente la fabbrica può essere anche un po’ virtuale. Abbiamo proposto un regolamento, approvato in tempo record in consiglio, il cosiddetto AI Factory Act, e ora inizieremo ad attuarlo mettendo a disposizione più di un miliardo e mezzo di euro per questo. Gli Stati membri faranno lo stesso. Una delle macchine che si candida a diventare una fabbrica di intelligenza artificiale, a diventare molto più grande, è il supercomputer Leonardo di Bologna, che sarà una risorsa imponente per l’ecosistema italiano”.
Il “Made in Italy Pre-Summit” è stato patrocinato da GammaDonna e ha avuto come main partner Enel, Mics – Made in Italy circolare e sostenibile, SACE e Simest. Official partner è Fincantieri.