(Teleborsa) – L’economia statunitense “è cambiata poco nel complesso” nelle ultime settimane, secondo quanto emerge dal Beige Book pubblicato dalla Federal Reserve. Il report, redatto dalla Fed di San Francisco e basato su informazioni raccolte fino al 6 ottobre, evidenzia un quadro di crescita debole e disomogenea tra i vari distretti, con tre aree che segnalano un’espansione “lieve o modesta”, cinque senza variazioni e quattro che registrano un “leggero indebolimento”.
La spesa dei consumatori, in particolare quella per beni al dettaglio, “è diminuita leggermente”, mentre le vendite di auto hanno beneficiato “della forte domanda di veicoli elettrici prima della scadenza del credito d’imposta federale”. Il turismo internazionale, invece, “è ulteriormente rallentato”, mentre la domanda domestica è rimasta stabile. Tuttavia, la Fed sottolinea che “la spesa dei redditi più elevati per viaggi e alloggi di lusso è rimasta sostenuta”, mentre i nuclei a basso e medio reddito “continuano a cercare sconti e promozioni di fronte a prezzi elevati e incertezze economiche”.
Sul fronte industriale, l’attività manifatturiera “ha mostrato andamenti diversi tra i distretti”, ma “la maggior parte dei rapporti segnala condizioni difficili a causa dei dazi e del calo della domanda”. I settori agricolo, energetico e dei trasporti risultano “in generale in contrazione”, mentre nei servizi finanziari e nel real estate “le condizioni sono miste”. Alcune aree registrano “un miglioramento dei prestiti alle imprese grazie ai tassi più bassi”, ma altre continuano a evidenziare “un’attività debole”.
Sul mercato del lavoro, l’occupazione “è rimasta sostanzialmente stabile”, con una domanda “generalmente contenuta”. Cresce invece il numero di imprese che “riduce l’organico tramite licenziamenti o mancato turnover“, anche a causa di “una maggiore incertezza e degli investimenti in intelligenza artificiale”. Le retribuzioni, tuttavia, “sono aumentate in tutti i distretti a un ritmo da modesto a moderato”, mentre “le pressioni sui costi del lavoro si sono intensificate” per l’aumento dei costi assicurativi sanitari a carico dei datori di lavoro.
Sul fronte dei prezzi, la Fed rileva un’ulteriore crescita: “I costi di input sono aumentati a un ritmo più sostenuto per effetto dei dazi e dei rincari nei servizi”, come sanità e tecnologia. Alcune imprese “hanno scelto di non trasferire gli aumenti sui clienti per mantenere la quota di mercato”, mentre altre, soprattutto nel manifatturiero e nel retail, “hanno riversato integralmente i costi più elevati sui consumatori”.