(Teleborsa) – Le modifiche introdotte dalla Legge 296/2006 al D.Lgs. 252/2005 hanno compromesso la piena attuazione della riforma previdenziale italiana. Da un lato l’obbligo di destinare il TFR delle imprese con più di 49 dipendenti al Fondo di Tesoreria INPS, risulta aver sottratto oltre 105 miliardi di euro all’economia reale, dirottandoli verso il finanziamento della spesa corrente dello Stato. Dall’altro, l’abolizione del fondo di Garanzia per le PMI appare un’esclusione di fatto dalla previdenza complementare dei lavoratori dipendenti delle Piccole e Medie Imprese (circa 11 milioni di persone, il 60% dei lavoratori dipendenti); i dati mostrano infatti tassi di adesione inferiori al 10%, contro il 70-80% riscontrabile per i lavoratori delle grandi imprese. È quanto emerso da un rapporto di Itinerari Previdenziali e Arca Fondi SGR, presentato oggi presso la Camera dei Deputati.
Durante il convegno sono state presentate una serie di misure concrete, finalizzate a rilanciare l’efficacia della previdenza complementare e a massimizzarne l’impatto positivo sull’economia nazionale. In primis, la reintroduzione del Fondo di Garanzia per le PMI, per supportare finanziariamente le micro e piccole imprese nel trasferimento del TFR ai fondi pensione, attraverso l’accesso a credito agevolato. Inoltre, è stato proposto il rilancio dei semestri di silenzio assenso utilizzando la formula dell”iscrizione automatica a un fondo pensione, con facoltà di recesso (opt-out).
Le altre proposte sono: la modifica delle scelte di default, passando da un sistema che privilegia i comparti Garantiti ad un modello basato sulle logiche del Life-Cycle; l’aumento della soglia investibile in economia reale fino al 25% del patrimonio dei fondi pensione, superando l’attuale limite del 10% previsto per gli investimenti qualificati; la revisione della fiscalità, riportando l’imposizione sui rendimenti dei fondi pensione all’aliquota dell’11% e applicandola al momento della prestazione; la riforma del sistema delle rendite: introducendo soluzioni flessibili e reversibili, che consentano ai lavoratori di mantenere la titolarità del proprio patrimonio e di trasferirlo agli eredi in caso di premorienza.
“Serve un cambio di passo deciso – ha affermato Ugo Loeser, AD di Arca Fondi SGR – Occorre superare gli ostacoli normativi che oggi bloccano le adesioni e limitano il contributo dei fondi pensione all’economia reale. Il Paese necessita di un sistema previdenziale che contribuisca in maniera significativa alla crescita economica e assicuri agli aderenti rendimenti elevati, a garanzia del mantenimento di un adeguato tenore di vita futuro”.
“Ancora di più in un Paese come l’Italia, alle prese con un’importante transizione demografica e un debito pubblico da oltre 3.000 miliardi che non consentirà in futuro di incrementare ulteriormente la già generosa spesa per il welfare, la crescita della previdenza complementare è essenziale – ha detto Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – Ma per incentivare sia un aumento del numero di iscritti sia lo sviluppo patrimoniale dei fondi pensione (con una percentuale dell’11,7%, l’Italia si posiziona oggi al 27esimo posto tra i Paesi di area OCSE per rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e PIL), occorrono lungimiranza e coraggio. Come quello necessario a intervenire sulla normativa, oggi poco favorevole alle adesioni soprattutto tra le fila delle PMI e agli investimenti in economia reale, oltre che penalizzante sul versante della tassazione”.