(Teleborsa) – Cosa succederebbe se il mondo fosse governato dai ragazzi? La memoria corre subito alle atmosfere goldwiniane de Il Signore delle Mosche, ma in realtà i giovani di oggi hanno le idee molto chiare e sono idee decisamente valide.
Peccato che siano in difficoltà quando si tratta di scegliere chi deve rappresentarli: sappiamo che l’astensionismo elettorale è un fenomeno trasversale, che colpisce da anni l’elettorato italiano e non solo, ma particolarmente lontani e “disamorati” della politica appaiono soprattutto i giovani e i giovanissimi: secondo un sondaggio Swg, gli under35 sono i più restii a votare, sfiduciati e disillusi come sono dalla cosa pubblica.
Secondo lo stesso sondaggio, in realtà, condotto poco prima dell’ultima consultazione per la rielezione del Parlamento Europeo, il 46% della totalità degli italiani aveva affermato che si sarebbe recato alle urne per mero senso del dovere e non con la convinzione che qualcosa sarebbe effettivamente cambiato con il suo voto.
Ma l’atteggiamento dei giovani italiani cambia radicalmente quando ad entrare in gioco sono altri temi ed altri ideali su cui spendersi: nel nostro paese l’attivismo è una realtà sempre più importante e il motore dell‘impegno civile e sociale sono proprio i giovani. Una realtà lampante è quella dell’impegno per l’ambiente: a partire dai Fridays for Future di Greta Thumberg fino agli attivisti di Ultima Generazione, la preoccupazione dei ragazzi per la salute del pianeta è tangibile e attiva.
Ma anche nel volontariato, nel sociale, nella lotta nella difesa dei diritti delle minoranze i ragazzi si aggregano e cercano di farsi sentire, anche soltanto per mostrare quali sono i loro gusti e interessi reali: la cultura è infatti uno degli asset fondamentali per l’economia del paese, nel quale la partecipazione giovanile è fondamentale. Non a caso nell’ultima bozza del PNRR, le misure complessive rivolte ai giovani ammontano a 15,55 miliardi di euro, pari all’8,1% sul totale delle risorse RRP e 0,54 punti in più rispetto alla bozza precedente.
Al centro dell’attenzione non solo investimenti su scuola e formazione, ma anche sul favorimento della cosiddetta cittadinanza attiva.
Un esperimento di partecipazione attiva dei giovani diventato ormai una bella realtà nelle attività culturali della città di Roma è il Festival multidisciplinare organizzato dall’associazione culturale Dominio Pubblico, giunto alla sua undicesima edizione. Anche quest’anno lo Youth Fest torna al Teatro India con sei giorni di programmazione, più di 30 eventi e 130 artisti coinvolti fra teatro, danza, circo, musica, cinema, e arti visive e digitali, il tutto selezionato e coordinato dalla DAP – Direzione Artistica Partecipata, formata da giovani under 25.
Un lavoro che va avanti tutto l’anno e spinge i giovani a darsi da fare, organizzarsi e specializzarsi nel mondo degli eventi culturali e che culmina con l’evento Festival, dove tutto l’universo Under25 si mostra: dallo slam poetry al museo virtuale, visitabile interamente con i visori della Realtà Virtuale, dai corti cinematografici ai podcast. Con un’apertura d’eccezione, dedicata appunto all’attivismo: sul palco del Teatro India il 25 salirà Lynn Nottage, attivista e drammaturga afroamericana più premiata della storia, unica donna ad aver vinto per due volte il Premio Pulitzer, nominata ai Tony Awards per la miglior opera teatrale. Porterà la sua opera, “Puf!”, che parla di donne, matrimonio e amicizia.
Una dimostrazione che quando i giovani sono ascoltati, incoraggiati e organizzati i risultati arrivano: la GenZ è piena di problemi, ma non le manca la voglia di fare. Ora la politica deve solo capirlo e spostare su di loro, una volta per tutte, lo sguardo.