(Teleborsa) – “La finanza pubblica è in una condizione migliore del previsto”. E’ il commento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’uscita dei dati Istat relativi al PIL ed ai conti pubblici, che definisce “confortanti” e motivo di “soddisfazione” per l’esecutivo.
L’Istituto di statistica, infatti, ha confermato questa mattina una crescita del PIL dello 0,7% nel 2024, mentre il rapporto deficit/PIL si è attestato a -3,4% da -7,2 % nel 2023. Il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi) è stato pari a +0,4% (-3,6% nel 2023).
“L’avanzo primario certificato oggi dall’Istat è una soddisfazione morale. La crescita corrisponde a quella che avevamo aggiornato a dicembre”, sottolinea Giorgetti, aggiungendo “non possiamo fermarci, ora la sfida è la crescita in un contesto assai problematico, non solo italiano, ma che coinvolge tutta Europa”.
Non così ottimiste le associazioni di imprese e consumatori. Secondo l’UNC “il Paese resta bloccato, con il Pil che cresce sempre del solito zero virgola”. “Il fatto grave è che, nonostante tutti i soldi del PNRR, si cresce pochissimo” – si sottolinea – Se si considera che la spesa dei consumatori rappresenta, in valori concatenati, il 55,56% di tutto il Pil, è chiaro che fino a che non viene ridata capacità di spesa agli italiani, al 50% meno abbiente della popolazione, il Pil aumenterà sempre in modo asfittico””.
Per il Codacons, i dati “attestano ancora una volta la mancata ripartenza dei consumi in Italia“, ma “ciò che desta particolare preoccupazione è come le famiglie abbiano modificato i propri consumi”, eliminando il non necessario. Di qui, “l’esigenza di intervenire con misure efficaci per far ripartire i consumi interni, che rappresentano il vero motore della nostra economia”.
Confesercenti giudica i dati sulla spesa delle famiglie “decisamente sotto le attese” e nota che “il calo dell’inflazione ha mancato di tradursi in un’accelerazione della spesa, confermando la grande prudenza che impronta oggi le scelte di consumo delle famiglie”. “Alla luce di questi dati, ci sembra urgente riprendere il percorso della riforma fiscale, ed evitare che il fiscal drag continui a mordere il recupero del potere d’acquisto dovuto ai rinnovi contrattuali”, conclude.