(Teleborsa) – Il 37% degli italiani è positivamente interessato all’uso dell’intelligenza artificiale nei diversi ambiti, mentre il 21% esprime paure e diffidenza. È quanto emerso dal quarto rapporto Ital Communications-IISFA sull’intelligenza artificiale in Italia.
“Ci restituisce una fotografia di italiani che sono consapevoli, formati anche se in modo autonomo, da autodidatti, ma comunque consapevoli di una tecnologia che avrà un impatto molto importante nel mondo del lavoro, nella sanità e nella pubblica amministrazione“, dichiara Gerardo Costabile, Presidente IISFA.
“Gli italiani, con questo rapporto ci chiedono un maggiore impegno. Un impegno anche tecnologico, non soltanto di ricerca, ma anche pratico per cercare di risolvere un poco di gap che c’è tra l’Italia, l’Europa e il resto del mondo sull’argomento”, prosegue Costabile.
“Hanno sicuramente anche timore di queste nuove tecnologie, ma è un timore comunque misurato e che porta a una sorta di fiducia sia dell’Italia che dell’Europa, che con le nuove norme e le nuove strategie può aiutare questa transizione che a mio avviso deve essere sempre con l’uomo al centro e con un etica quando si tratta di tecnologie così invasive e che possono avere un impatto così forte nella nostra comunità”, conclude il presidente IISFA.
Per Domenico Colotta, Presidente di Assocomunicatori e Founder di Ital Communication “Il tema dell’intelligenza artificiale è strettamente connesso al tema della disinformazione. Sono gli strumenti dell’intelligenza artificiale che contribuiscono alla creazione e alla diffusione di contenuti falsi e fuorvianti. In un futuro immediato ci si può aspettare quindi una contrapposizione tra due tipi di intelligenza artificiale. Questa prima che definirei cattiva che contribuisce la creazione di fake news e disinformazione e un’intelligenza artificiale buona con cui si può smascherare. Sullo sfondo ci deve essere poi il comportamento degli individui soprattutto dei giovani che devono informarsi, servendosi di dieta mediatica variegata e avendo uno spirito critico. Dunque, non accettare passivamente le informazioni che ricevono”.
L’indagine ha evidenziato ottimismo, preoccupazione e necessità di una regolamentazione. Il panorama informativo e le nuove normative giocano un ruolo cruciale con un’attenzione particolare alla sicurezza e ai diritti individuali.
“Sono dati per noi fondamentali perchè bisogna considerare come poi l’output tecnologico aggiunge all’opinione pubblica, aggiunge ai cittadini. Bisogna capire qual è il tasso di consapevolezza dei cittadini. Questo è un’importante ricerca che ci aiuta anche a perfezionare tutti i programmi di formazione e di competenze che stiamo mettendo a terra”, sostiene Bruno Frattasi, Direttore Generale dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale.
“Noi abbiamo diversi canali sotto questo punto di vista attivi. Siamo investendo tantissimo, ad esempio sulla medicina stiamo investendo 311 milioni solo sul Fascicolo Sanitario Elettronico per la formazione dei medici e degli operatori sanitari. Direi che tutto sommato, come ci spiega Piepoli, siamo sulla strada giusta cioè stiamo raggiungendo il maggior numero di stakeholder perché, come dicevamo, la tecnologia come in questo caso l’intelligenza artificiale non ha connotati di destra o di sinistra, ma si concentra su questione di banale buon senso. Quindi dobbiamo insistere sulla ricerca, dobbiamo insistere sugli investimenti e siamo sulla buona strada”, conclude Frattasi.
“La fase che stiamo attraversando è una fase di grande propulsione. Devo dire che l’Italia è attore molto attivo in questa propulsione europea e globale rispetto all’intelligenza artificiale. Non dobbiamo perdere di vista quello che è l’obiettivo finale, e cioè non dobbiamo perdere di vista il fatto che non dobbiamo osservare il fenomeno e accettare quello che succede. Dobbiamo essere noi a regolare questa partita. Noi direi quasi ‘esseri umani‘ e quindi dobbiamo gestire questa partita. Devo dire che l’eccellente lavoro che il governo italiano sta facendo in tutto questo ci porta proprio in questa direzione. Il rischio principale che corriamo in queste dinamiche è quello di abdicare al nostro ruolo di regolatori. Il fenomeno non va guardato fa regolato e poi guardato“, dichiara Federico Freni, Sottosegretario di Stato per l’Economia e le finanze.