(Teleborsa) – “Il Giornale fu un atto di coraggio. Ricordo bene quegli anni, erano gli anni delle Brigate Rosse, del rapimento di Moro e delle stragi. Il Giornale fu un atto di rottura rispetto al conformismo che guardava a sinistra. Indro Montanelli, insieme a un pugno di collaboratori, abbandonò posizioni comode in nome degli ideali e dei valori nei quali credevano. Voglio anche ricordare la straordinaria pagina culturale che aveva Il Giornale, con grandissimi pensatori e intellettuali, senza dimenticare l’attentato di cui fu vittima Montanelli”. È quanto ha affermato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in occasione dell’evento “Il Giornale 50 anni dopo” organizzato presso gli IBM Studios di Milano in occasione del primo cinquantesimo anniversario del quotidiano fondato da Indro Montanelli nel 1974.
Il Giornale nacque “da una necessità, da una rabbia e da una sfida. Da allora – si legge in una nota – non ha mai smesso di osservare con uno sguardo personale e controcorrente alle grandi svolte che segnano la storia, quelle che, in presa diretta, appaiono come crocevia e cambi di paradigma”. Al centro dell’evento, temi come la geoeconomia e la geopolitica con un mercato globale che assomiglia sempre più a un campo minato, in cui i valori universali dell’Occidente sono minacciati da conflitti economici e militari, dove il confine tra Stati e grandi gruppi privati si fa sempre più sottile. Il ruolo dell’economia e dell’impresa, in un mondo in cui gli scenari economici e finanziari mutano rapidamente. I vantaggi e i rischi dell’intelligenza artificiale, una tecnologia che cresce, apprende, si espande e sviluppa capacità inattese e imponderabili. Il sogno di una crescita che tira in ballo la sostenibilità, le infrastrutture, l’energia, le politiche statali e globali, fino a toccare le scelte quotidiane dei singoli individui.
“La freschezza di un giornale – ha dichiarato Alessandro Sallusti, direttore responsabile de Il Giornale – non è data dalla sua età, ma dalla capacità di leggere il mondo contemporaneo. Oggi abbiamo invitato una serie di persone esperte per immaginare cosa ci aspetta nei prossimi 50 anni. È evidente che il mondo dell’informazione sta subendo una trasformazione e una delle problematiche riguarda la sua attendibilità. L’informazione certificata come quella dei giornali e dei quotidiani resta un’àncora di salvezza. Ci sarà un’accelerazione talmente rapida che al momento è difficile capire come sarà il futuro”.
“Il destino dell’Africa è il nostro destino, bisogna capirlo adesso e cambiare paradigma perché i Paesi sviluppati, che in quel continente ci stanno da oltre 100 anni, – ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di ENI – hanno investito moltissimo ma senza un pensiero strategico. Se vogliamo che l’Africa sia un vero interlocutore, dobbiamo aiutarla e farla crescere. E farla crescere non vuol dire investire in quel continente per portare in Europa le risorse africane. Ma investire per creare valore. Prenderci rischi per loro e con loro. Il Piano Mattei ha questa filosofia: far crescere l’interlocutore. Per creare valore occorre investire nel lungo termine e non nel breve termine”.
“Il Piano Industriale 2024-2028 di Terna – ha dichiarato Giuseppina Di Foggia, amministratore delegato e direttore generale di Terna – è l’esempio di come contribuiremo alla crescita del Paese: gli investimenti sono i più alti nella storia del Gruppo, 16,5 miliardi di euro in cinque anni. Assistiamo a variazioni strutturali del settore, con il crescente sviluppo delle fonti rinnovabili e la progressiva riduzione della produzione di quelle tradizionali, soprattutto del carbone. Questo scenario richiede investimenti sempre più significativi in strumenti digitali che permetteranno alla rete di essere ancor più connessa, smart e sicura. Per questo, nel nuovo Piano Industriale sono previsti circa 2 miliardi di euro di investimenti in digitalizzazione. L’impegno di Terna è quello di evitare che la transizione energetica in Italia crei fratture e divari sociali, come è stato in passato per il settore delle telecomunicazioni”.
“Oggi il ritorno sull’investimento – ha detto Pietro Labriola, amministratore delegato di TIM – è inferiore rispetto al costo del capitale. Il risultato è che si smette di investire in infrastrutture e il processo di digitalizzazione fallisce. Si pone, pertanto, un tema di normativa a livello europeo. Il mercato delle telecomunicazioni prima era a compartimenti stagni. Oggi non c’è più questa suddivisione. È necessario definire un sistema di regole per garantire l’efficienza del mercato”.
“In Occidente – ha osservato Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri – è rimasta una grandissima complessità, in tal senso stiamo lavorando per capire come essere sempre distintivi. La regolamentazione green è certamente un’opportunità che va colta. Il modello per competere con l’Oriente è essere fornitori di una nave che sa fare più cose e fa risparmiare il costo dell’asset. La capacità e il genio ingegneristico italiano restano un valore in grado di fare la differenza con i nostri competitor”.
“La Borsa deve essere un ponte tra aziende e investitori. La vera sfida è culturale. L’Italia – ha dichiarato Claudia Parzani, presidente di Borsa Italiana – si merita una Borsa più grande a sostegno del Sistema Paese, pensiamo al settore del food&beverage e del luxury in cui siamo leader. C’è un tema di regole, abbiamo processi e procedure che sono stati più lunghi di altri Paesi. Si va nella direzione di una maggiore semplificazione, ed è un aspetto significativo. Al contempo, occorrono investitori istituzionali con un ruolo maggiore al fine di indirizzare più finanziamenti nel medio e lungo periodo a sostegno del nostro tessuto industriale”.
Tra gli altri, sono intervenuti: Mike Pompeo, ex segretario di Stato USA; Giampiero Massolo, presidente Mundys; Marco Hannappel, amministratore delegato di Philip Morris Italia; Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illycaffè; Carlo Cimbri, presidente Gruppo Unipol; Tommaso Sabato, presidente di Acea Infrastructure; Roberto Tomasi, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia; Marco Mari, esperto Sviluppo Sostenibile; Lucia Leonessi, direttore generale di Confindustria Cisambiente; Vittorio Feltri, direttore de il Giornale 1994-1997 e 2009-2010; Maurizio Belpietro, direttore de Il Giornale 2000-2007; Mario Giordano, direttore de Il Giornale 2007-2009; Augusto Minzolini, direttore de Il Giornale 2021-2023; Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale; Michele Brambilla, scrittore ed editorialista de Il Giornale; Domizia Carafoli, giornalista; Massimiliano Scafi, quirinalista de Il Giornale; Osvaldo De Paolini, vicedirettore de Il Giornale; Bruno Vespa, giornalista; Hoara Borselli, giornalista de Il Giornale; Vittorio Macioce, giornalista de Il Giornale.