(Teleborsa) – La politica economica italiana si è riportata sul sentiero stretto di rientro del deficit, e questo ha anche effetti sulla strada della crescita, che ha ripreso il passo lento degli anni prima della pandemia. Gli incrementi del PIL tornano nell’ordine degli “zero virgola”, e anche la vivace crescita occupazionale degli ultimi tre anni è probabilmente destinata a ridimensionarsi. Lo afferma REF Ricerche, stimando una crescita del PIL dello 0,6% nel 2025 (come nel 2024) e dello 0,9% nel 2026.
I prezzi al consumo sono stimati all’1,7% nel 2025 e neell’1,5% nel 2026, il tasso di disoccupazione al 6,4% quest’anno e al 6,2% il prossimo.
L’indebitamento netto è stimato al -3,5% del PIL nel 2025 e al -3% nel 2026, mentre il debito della PA è previsto a 138,5% del PIL quest’anno e al 139,8% l’anno prossimo.
REF Ricerche spiega che l’Italia condivide molti degli andamenti della congiuntura europea. Ha però registrato uno sfasamento della politica di bilancio, con una fase più espansiva dal 2023 e una correzione marcata dei conti pubblici da quest’anno. Vi sono quindi dei rischi, soprattutto legati all’andamento della filiera delle costruzioni una volta esauritasi la spinta del superbonus. Nel corso del 2024 l’arretramento degli investimenti in abitazioni è stato in parte compensato dagli altri investimenti in costruzioni, soprattutto perché si sta rafforzando il ciclo delle opere pubbliche, anche per effetto delle opere del PNRR.
L’aumento degli investimenti pubblici programmato sino al 2026 è significativo, anche se probabilmente per il completamento dei programmi si potrà contare almeno su una dilazione dei termini. Resta comunque che il rafforzamento della spesa per investimenti, in un contesto segnato da programmi di miglioramento dei saldi, si traduce in un arretramento della spesa corrente che avrà anch’esso effetti sull’andamento della domanda.
I ricercatori sottolineano che in Italia gli indicatori congiunturali restano molto incerti. Le prospettive sono segnate anche dall’orientamento di segno restrittivo della politica di bilancio. I target sulla spesa netta sono stati incorporati nella Legge di bilancio per il 2025 e porteranno ad un deficit vicino al 3 per cento del PIL nel 2026, da livelli sopra il 7 per cento fra il 2020 e il 2023. “Se realizzata, tale correzione sarebbe la più ampia della storia italiana. Ne vediamo gli effetti positivi sull’andamento dello spread, e quelli negativi sulle prospettive di crescita”, si legge nel rapporto.