(Teleborsa) – Secondo l’ultima indagine Ivass per i contratti sottoscritti nel mese di luglio 2024 il prezzo medio dell’R.C. Auto è di 416 euro, in aumento su base annua del +7,4% in termini nominali (+6,1% in termini reali), in accelerazione rispetto all’incremento annuo registrato a giugno (+6,2% in termini nominali, +5,4% in termini reali). L’indagine ha rilevato che gli incrementi dei prezzi hanno riguardato tutte le province italiane registrano incrementi di prezzo, con una forbice compresa tra il +3,1% registrato a Pesaro e Urbino e il +11,0% di Roma. Il differenziale di premio tra Napoli e Aosta è di 270 euro, in aumento del +7,8% su base annua e in riduzione del 43,4% rispetto allo stesso mese del 2014.
Per quanto riguarda invece gli assicurati appartenenti a classi di merito superiori alla prima, l’incremento di prezzo medio è stato del +11,5% a fronte di un aumento del +6,6% per gli assicurati in prima classe.
“Le tariffe R.C. Auto continuano a salire in modo del tutto ingiustificato realizzando una stangata complessiva da oltre 2 miliardi di euro in capo agli automobilisti italiani”, ha commentato il Codacons. Per l’associazione dei consumatori tali incrementi “non appaiono giustificati dall’aumento della incidentalità in Italia” e “cozzano con la situazione economica delle compagnie di assicurazioni per le quali la dotazione patrimoniale si è consolidata, la redditività è migliorata e la liquidità è divenuta più distesa, secondo i dati diffusi poche settimane fa dalla stessa Ivass. Rincari che, considerate le 32,9 milioni di auto assicurate in Italia, hanno determinato nell’ultimo biennio una stangata complessiva da oltre 2 miliardi di euro a danno degli automobilisti italiani“.
“La cosa più preoccupante è che, invece di diminuire il rialzo tendenziale, come successo nel mese di aprile, dove la corsa dei prezzi sembrava attenuarsi, si assiste a un’ulteriore allarmante accelerazione. Insomma, non si intravede la fine del tunnel”, ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Chiediamo che l’Antitrust apra un’indagine conoscitiva per capire se queste differenze da città a città dipendano da restrizioni sul lato della concorrenza, intese restrittive o altro”, ha aggiunto Dona.
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