(Teleborsa) – Pochi risultati, ma fermi: la dichiarazione finale del G20 di Rio de Janeiro è il classico bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, a seconda dal punto di vista da cui lo si guarda, come è consuetudine in queste occasioni. Qualche risultato è stato raggiunto: dall’pegno nei confronti della lotta contro la fame e la povertà, alla tassazione dei super ricchi, senza tralasciare l’impegno nei confronti del clima e dell’ambiente.
Una vittoria l’impegno a combattere la povertà e le disuguaglianze. “Rimaniamo risoluti nel nostro impegno a combattere la fame, la povertà e la disuguaglianza – si legge nello statement – a promuovere lo sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni economica, sociale e ambientale e a riformare la governance globale“, afferma la dichiarazione del G20 nelle considerazioni finali, dopo aver fatto cenno alla sicurezza alimentare, alla lotta alle disuguaglianze e alla corruzione, al diritto al lavoro, ad una tassazione equa.
“Nel pieno rispetto della sovranità fiscale, cercheremo di impegnarci in modo cooperativo per garantire che gli individui con un patrimonio netto ultra elevato siano tassati in modo efficace“, si legge nella dichiarazione dei leader del G20 di Rio de Janeiro. “La cooperazione – si spiega – potrebbe comprendere lo scambio di buone pratiche, l’incoraggiamento di dibattiti sui principi fiscali e l’elaborazione di meccanismi antielusione, compresa la lotta alle pratiche fiscali potenzialmente dannose” con l’auspicio “di continuare a discutere di questi temi in seno al G20 e in altri forum pertinenti”.
Più incerte le conclusioni riguardo i conflitti in corso: “Accogliamo con favore tutte le iniziative pertinenti e costruttive che sostengono una pace globale, giusta e duratura, sostenendo tutti gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite per la promozione di relazioni pacifiche, amichevoli e di buon vicinato tra le nazioni, – sottolinea la dichiarazione finale riguardo alla guerra Russia Ucraina. Parlando del conflitto in Medioriente, invece, si riafferma “il diritto palestinese all’autodeterminazione” e l’impegno del G20 verso una “soluzione a due Stati, in cui Israele e uno Stato palestinese vivano fianco a fianco in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, in linea con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite”.
Raggiunto un compromesso sul clima. Manca l’impegno dei leader a stanziare risorse per sostenere i Paesi in via di sviluppo nell’affrontare i cambiamenti climatici, ma si riconosce una generica “necessità di catalizzare e incrementare gli investimenti da tutte le fonti ed i canali per colmare il divario di finanziamento delle transizioni energetiche a livello globale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo”.
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