(Teleborsa) – Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 in modo “sostenibile, sicuro e competitivo”, l’Italia deve “abilitare tutte le tecnologie, sia quelle esistenti che quelle future”, inclusa l’energia nucleare di nuova generazione. E’ quanto ribadito dal Ministro dell’Energia e dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin in audizione dinanzi alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive.
“Questa posizione di neutralità tecnologica – ha spiegato – significa valutare, anche ai fini della produzione di idrogeno, la generazione di energia: da fonti rinnovabili, sia programmabili che non programmabili (quindi includendo gli accumuli); da gas con cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica; e, in modo scientifico e non ideologico, anche da fonte nucleare”.
La Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile
Ribadendo che si è scelto un “approccio di tipo tecnico” e “non ideologico” alla questione, Pichetto ha ricordato che è stata istituita presso il MASE la Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, in collaborazione con ENEA e RSE e con il contributo dei “più importanti stakeholder” (aziende, industrie, università, enti regolatori, istituti di ricerca e associazioni di categoria). I risultati del lavoro della Piattaforma, attesi per la fine di ottobre, rappresenteranno una base oggettiva di valutazione e conterranno anche le linee-guida e la relativa roadmap temporale per l’abilitazione della fonte nucleare in Italia.
“Voglio evidenziare e ribadire con chiarezza che non stiamo valutando il ricorso in Italia alle centrali nucleari di grandi dimensioni della prima o seconda generazione”, ha precisato il Ministro, aggiungendo che è opportuno invece “valutare le nuove tecnologie nucleari (FISSIONE) e quelle dell’energia da FUSIONE, tenendo anche conto che l’Italia è sempre stata all’avanguardia scientifica e tecnologica nell’innovazione nucleare”.
Il Ministro ha fatto cenno anche alle “opportunità offerte” dai piccoli impianti modulari (Small Modular Reactor o SMR) di III e IV generazione, affermando che “presentano livelli di sicurezza molto superiori alla grande maggioranza degli impianti attuali”.
Ai fini della “possibile adozione” del nucleare, Pichetto ha fatto cenno ad alcuni punti di attenzione: ricerca e formazione, destinazione delle scorie, ricognizione tecnologie, scenari di sviluppo, analisi costi-benefici, decommisisoning e riutilizzo scorte (economia circolare).
Il governo guarda oltre il 2030
L’aggiornamento al PNIEC – ha detto il titolare del MASE – guarda oltre il 2030, in un orizzonte temporale che arriva al 2050 e, per questo motivo, prende in considerazione le energie rinnovabili, per loro natura non programmabili, con “una certa quota di generazione elettrica programmabile” individuata nel nucleare. “Una quota di energia nucleare nel mix energetico italiano va quindi considerata non in antagonismo – ha chiarito- ma a supporto del pieno dispiegamento delle rinnovabili, senza dover ricorrere a sovradimensionamenti del sistema, delle infrastrutture elettriche e soprattutto degli impianti di accumulo dell’energia”.
Pichetto ha ricordato che il nucleare potrebbe essere usato “per la produzione di idrogeno e calore ad alta temperatura” e per favorire la decarbonizzazione di alcuni comparti industriali nei settori “hard-to-abate“.
Lo scenario elaborato nel PNIEC – spiega il Ministro – “individua la traiettoria ottimale di minimo costo complessivo dell’intero sistema per raggiungerli”. Il modello ha anche dato come risultato una “preferenza per l’opzione nucleare per una quota tra l’11% e il 22% del totale dell’energia richiesta al 2050 (ad un costo stimato di almeno 17 miliardi di euro inferiore al costo dello scenario senza nucleare)”.
Il titolare del MASE ha anche voluto ribadire che il nucleare è “sicuro, sostenibile e competitivo”, indicando che la “sicurezza” deriva dall’affrancamento da tecnologie importate dall’estero (Cina) e da una predominanza di tecnologia resa disponibile da Paesi occidentali, Italia inclusa, che avrebbe anche “non trascurabili ricadute economiche a livello nazionale, in termini di incremento dell’occupazione e, in definitiva, del PIL”.
Quanto alla “sostenibilità” del nucleare, Pichetto ha ricordato che “non produce emissioni di CO2” e fa un “limitato consumo di suolo”, richiedendo0 superfici da 50 a 250 volte minori rispetto alle fonti rinnovabili. Infine, il nucleare è anche “competitivo”, perché “secondo gli scenari inseriti nel PNIEC” si rivela una fonte “più economica rispetto ad altre di energia programmabile.”
Nel 2025 decreto sul nucleare
“Per abilitare la produzione di energia tramite il nuovo nucleare sostenibile è necessario un quadro legislativo e normativo chiaramente definito”, ha detto Pichetto, annunciando l’istituzione di un “gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere”.
“Il primo passo del gruppo di esperti – ha detto il ministro – è quello di presentare entro la fine del 2024 una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli SMR, AMR e microreattori. Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025.
“Nell’ambito del libero mercato dell’energia elettrica, come succede per tutte le altre fonti di energia, l’iniziativa per la realizzazione ed esercizio di un piccolo reattore o di un microreattore sarà lasciata a dei proponenti che potranno essere privati, pubblici o misti, che intendano dotarsi di questa fonte di energia stabile per i propri scopi e all’interno del percorso di decarbonizzazione”, ha concluso Pichetto, facendo riferimento allo Stato, ma anche aidistretti industriali e grandi impianti energivori quali quelli per la produzione di acciaio, ferro, cemento e ceramica.
Il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi
Parlando del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, Pichetto ha ricordato chhe “la proposta di CNAI è il documento che individua le aree del territorio nazionale idonee ad ospitare il Deposito Nazionale, e rappresenta il risultato di un lungo e attento lavoro di analisi condotto dalla Sogin”, avvenuto “con il massimo rigore scientifico e tecnico”.
Al termine di questo lavoro le aree individuate sono 51. In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il Deposito Nazionale nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039. “Questi tempi possono certamente sembrare lunghi, ma voglio sottolineare che la complessità del progetto e le esigenze di sicurezza richiedono un approccio estremamente cauto e rigoroso”, ha sottolineato il Ministro.
Pichetto ha ricordato che “in Italia sono già dislocati diversi depositi di rifiuti radioattivi, dalla bassissima attività (compresi i rifiuti medicali) fino all’alta attività, incluso il combustibile nucleare esaurito” (sono 100 deposito di 22 siti, distribuiti su tutto il territorio , perché in Italia si producono dai 300 ai 500 metri cubi di rifiuti medicali di bassa e media attività l’anno). Spesso si tratta di strutture, presenti al Sud, al Centro e al Nord, isole comprese, con le quali il territorio convive da molti anni e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici che “si sta valutando”.