(Teleborsa) – “L’ultimo dato degli Stati Uniti ha mostrato un indice ISM manifatturiero più debole del previsto e un rapporto sull’occupazione non agricola (NFP) chiaramente più debole, con un tasso di disoccupazione al 4,3%. Pochi giorni prima, la Banca del Giappone ha deciso di aumentare i tassi ufficiali di 25 punti base. Questa combinazione di eventi ha innescato lo smantellamento delle operazioni di carry trade sullo yen giapponese e ha riacceso il rischio che l’economia statunitense possa affrontare una recessione o un atterraggio brusco nei prossimi mesi”. Lo segnala nel suo commento Mauro Valle, head of fixed income presso Generali Asset Management.
“I tassi statunitensi sono scesi sensibilmente e il sentiment di avversione al rischio è aumentato notevolmente, con un’enorme impennata del VIX (Indice di Volatilità del mercato azionario statunitense). Il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a 10 anni è sceso di circa 40 punti base, al di sotto del livello del 3,8%, prima di rimbalzare fino al 3,95%. I tassi a 2 anni hanno registrato un minimo intraday intorno al 3,72%, con una temporanea inclinazione positiva della curva dei rendimenti dopo oltre 2 anni”, ha aggiunto Valle.
“Il motivo principale di questi movimenti sembra essere un ampio aggiustamento delle posizioni affollate, ma possiamo anche considerare che le probabilità di un atterraggio brusco negli Stati Uniti sono aumentate e i tassi di politica monetaria al 5,5% possono essere considerati restrittivi – ha spiegato l’analista di Generali Asset Management –. Durante l’ultima riunione, la Fed si è mostrata fiduciosa sui progressi dell’inflazione, vede l’economia nel complesso in fase di riequilibrio grazie a una solida crescita della domanda e sta spostando l’attenzione sulle prospettive del mercato del lavoro. Tuttavia, i dati più deboli dell’NFP e della disoccupazione hanno riacceso il rischio che l’economia statunitense possa affrontare una recessione nei prossimi mesi, e le prossime decisioni della Fed potrebbero essere molto più significative del previsto”.
“Il mercato sta prezzando circa 5 tagli della Fed entro gennaio, un atteggiamento aggressivo simile a quello visto alla fine dello scorso dicembre. Sarà fondamentale monitorare se i dati economici si deterioreranno nelle prossime 6 settimane a livelli tali da giustificare una decisione forte da parte di Powell nella riunione di settembre (un taglio di 50 punti base), dopo lo scenario abbastanza equilibrato descritto nell’incontro di luglio. Sarà interessante ascoltare Powell alla prossima riunione che si terrà a Jackson Hole alla fine di agosto”.
“Per il momento, il nostro scenario principale è che l’economia statunitense stia affrontando un rallentamento. Tuttavia, sarà difficile vedere i tassi statunitensi tornare chiaramente sopra il livello del 4,0%, soprattutto se la Fed inizierà a segnalare di essere pronta a tagliare 50 punti base nella prossima riunione”, ha commentato Valle.
“I tassi dei Bund tedeschi sono scesi di 30 punti base durante la fase di turbolenza, influenzati dai movimenti dei tassi statunitensi, passando dal 2,4% a un minimo del 2,1%, dove è iniziato un piccolo rimbalzo. I tassi europei sono scesi nonostante i dati positivi sul PIL e un’inflazione superiore alle aspettative (inflazione core al 2,9% contro il 2,8%). Il mercato è vicino a prezzare 3 tagli da parte della BCE entro la fine dell’anno, a causa delle aspettative di tassi ufficiali più bassi negli Stati Uniti e del rischio che una recessione globale possa colpire l’area euro. La nostra impressione è che i tassi dei Bund possano scendere nelle prossime settimane rispetto al range osservato negli ultimi 6 mesi. Tuttavia, d’altra parte, è difficile vederli scendere al di sotto del livello del 2,0% in assenza di un ulteriore round di avversione al rischio o di dati economici molto negativi”, ha sottolineato l’analista.
“Per il momento, preferiamo mantenere un’esposizione alla duration neutrale o leggermente lunga (rispetto a una chiaramente lunga) con il Bund intorno al 2,2%, in attesa dei prossimi dati economici e per osservare dove si stabilizzeranno i mercati finanziari e i tassi, al fine di valutare le prospettive dei tassi d’interesse. La curva dei rendimenti dell’euro (10-2 anni), che ha ridotto la sua inversione a circa -15 punti base, potrebbe consolidare la tendenza all’appiattimento, data la crescente probabilità di un ampio ciclo di tagli dei tassi (sia negli Stati Uniti che in Europa). Le nostre esposizioni lunghe sulle scadenze brevi e medie sono confermate”, ha concluso Valle.
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