(Teleborsa) – Per mettere in ginocchio un Paese non è necessario un attacco armato, ma sarebbe sufficiente colpire alcune industrie strategiche, vere e proprie catene del valore, necessarie per la sopravvivenza della popolazione, come la filiera alimentare, quella dei medicinali, quella energetica ed anche la logistica. Da qui l’idea che ridurre le dipendenze critiche dell’Italia dall’estero ed investire sull’autonomia produttiva possa tradursi in una garanzia di sicurezza nazionale.
Il messaggio è stato portato all’attenzione dei policymaker da On Radar, il ‘think tank’ della Fondazione Menarini diretto da Massimo Scaccabarozzi, nel corso dell’audizione tenutasi lo scorso 18 settembre davanti alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati, che ha avviato un’indagine conoscitiva su quanto emerso dall’incontro “Sicurezza nazionale: solo militare o anche industriale? Nel mondo che cambia quali mosse, cosa tutelare e dove investire per la sicurezza del Paese”.
Nell’audizione, On Radar ha esposto ai membri della Commissione proposte concrete, avanzate da autorevoli esperti e rappresentanti delle eccellenze industriali del Paese, per rendere l’Italia sempre meno dipendente dall’estero in alcuni settori chiave per la sicurezza nazionale: il comparto energetico, alimentare, farmaceutico e della sicurezza informatica.
Per quanto concerne la sicurezza energetica, la dipendenza italiana dalle forniture estere risulta più alta che in Europa (75% contro una media europea del 55%). Di qui la necessità di investire in nuovi impianti sul territorio nazionale per promuovere maggiore indipendenza e sviluppare nuove catene globali di approvvigionamento energetico, ampliando la diversificazione dei fornitori .
A proposito della sicurezza farmaceutica, è emerso che l’Italia, pur essendo il primo paese per la produzione farmaceutica in Europa, è fortemente dipendente nella fornitura di principi attivi e prodotti intermedi da Cina e India. È necessario pertanto investire in nuovi stabilimenti per la produzione di principi attivi sul territorio nazionale, anche ricorrendo a una collaborazione pubblico-privata, e c’è bisogno di politiche regolatorie non penalizzanti e non ideologiche, che tengano conto degli impatti di un’autonomia produttiva sulla sicurezza nazionale.
Parlando di sicurezza alimentare, è emerso che questa industria è caratterizzata da molteplici supply chain interdipendenti e quindi risulta un bersaglio ideale per colpire la sicurezza nazionale. Occorre perciò attivare iniziative istituzionali per responsabilizzare piccoli e medi produttori. Le istituzioni hanno dunque il compito di contrastare le campagne di disinformazione e proteggere alcuni soggetti critici della filiera alimentare come la logistica.
Il campo della cyber security è importantissimo, poiché l’apparato informatico è il sistema nervoso di un’azienda e di un Paese. Se attaccato, può generare distorsioni importanti in grado di danneggiare, anche a lungo, servizi essenziali, ma l’Italia è il paese con il minor numero di aziende nazionali, solo il 20% del totale. Per salvare il Paese da un’invasione cibernetica è opportuno investire in aziende made in Italy e affidare sempre più a queste la nostra sicurezza informatica, anche nell’ambito dell’intelligence.